LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Accertamenti bancari: deduzione costi sempre possibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3782/2025, ha accolto il ricorso di un contribuente sottoposto ad accertamenti bancari. È stato stabilito che il giudice di merito deve esaminare in modo analitico le prove fornite dal contribuente per superare la presunzione legale di maggiori ricavi. Inoltre, recependo una sentenza della Corte Costituzionale, ha affermato il principio secondo cui è sempre possibile riconoscere una deduzione forfettaria dei costi a fronte dei maggiori ricavi accertati, anche in caso di accertamento analitico-induttivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamenti Bancari: la Cassazione Conferma la Deduzione dei Costi

Introduzione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito due principi fondamentali in materia di accertamenti bancari, destinati a rafforzare le garanzie per il contribuente. La Suprema Corte ha chiarito, da un lato, l’obbligo del giudice di esaminare in modo rigoroso le prove fornite dal cittadino e, dall’altro, ha confermato la possibilità di dedurre i costi in misura forfettaria dai maggiori ricavi presunti, anche in caso di accertamento analitico-induttivo. Analizziamo nel dettaglio questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Controversia sugli Accertamenti Bancari

Il caso nasce da un avviso di accertamento emesso dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di un imprenditore per Irpef, Irap e Iva relative all’anno d’imposta 2008. L’accertamento si basava sui risultati di indagini bancarie, dalle quali emergevano versamenti e prelievi ritenuti non giustificati e, quindi, presi come base per la determinazione di maggiori ricavi.

Il contribuente aveva impugnato l’atto, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le sue ragioni. I giudici di merito ritenevano che l’imprenditore non avesse fornito una prova contraria sufficiente a superare la presunzione legale legata alle movimentazioni bancarie. In particolare, la Commissione Regionale aveva escluso la possibilità di riconoscere i costi in misura forfettaria, sostenendo che, trattandosi di un accertamento analitico-induttivo, solo i costi documentati analiticamente potessero essere dedotti.

Contro questa decisione, l’imprenditore ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una motivazione apparente e la mancata valutazione delle prove documentali depositate, oltre alla violazione delle norme sulla deducibilità dei costi.

La Decisione della Cassazione e gli Accertamenti Bancari

La Corte di Cassazione ha accolto integralmente il ricorso del contribuente, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Commissione Tributaria Regionale per un nuovo esame. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi.

L’Obbligo del Giudice di Valutare Analiticamente le Prove

In primo luogo, la Suprema Corte ha censurato la motivazione della sentenza regionale come ‘generica e apodittica’. I giudici di merito si erano limitati a condividere l’operato dell’ufficio fiscale, senza dare conto delle specifiche prove difensive prodotte dal contribuente. Quest’ultimo, infatti, aveva depositato prospetti di riconciliazione tra le operazioni bancarie e la contabilità, insieme a documenti giustificativi per ogni singola movimentazione contestata.

La Cassazione ha ricordato che, a fronte dell’onere del contribuente di fornire una ‘prova analitica’ per superare la presunzione, sussiste un preciso obbligo per il giudice di merito: operare una ‘verifica rigorosa’ dell’efficacia di tali prove e darne ‘espressamente conto in sentenza’. Un esame superficiale o una sua totale omissione vizia la sentenza per motivazione apparente.

Accertamenti Bancari e Deduzione dei Costi: La Svolta della Corte Costituzionale

Il secondo e cruciale punto affrontato riguarda la deduzione dei costi. La Cassazione ha ritenuto fondata la doglianza del contribuente circa il mancato riconoscimento di una percentuale forfettaria di costi sui maggiori ricavi accertati. Per farlo, ha richiamato una fondamentale sentenza della Corte Costituzionale (n. 10 del 2023).

Con tale pronuncia, la Consulta ha stabilito che negare la deduzione dei costi (anche in via presuntiva) a fronte di ricavi accertati presuntivamente viola i principi di capacità contributiva e di ragionevolezza. Un trattamento che permette la deduzione dei costi nell’accertamento induttivo ‘puro’ ma la nega in quello analitico-induttivo sarebbe irragionevolmente penalizzante per il contribuente che, pur con alcune omissioni, ha tenuto una contabilità complessivamente attendibile.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte motiva la sua decisione evidenziando che l’interpretazione precedente, restrittiva sulla deduzione dei costi, doveva essere rivisitata alla luce dei principi costituzionali. L’accertamento basato su presunzioni di ricavi non può ignorare la correlata esistenza di costi necessari per produrli. Pertanto, il contribuente imprenditore può sempre eccepire, anche in caso di accertamento analitico-induttivo, l’incidenza percentuale dei costi relativi ai maggiori ricavi non contabilizzati.

Il principio, già applicato dall’Amministrazione Finanziaria per gli accertamenti induttivi puri, deve ritenersi estensibile anche ai metodi analitici o misti. La decisione impugnata, che negava questa possibilità in mancanza di idonea documentazione specifica, è stata quindi giudicata errata.

Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza rafforza le tutele del contribuente nel contesto degli accertamenti bancari. Si afferma con chiarezza che il giudice non può ignorare le prove documentali offerte dal cittadino, ma deve valutarle in modo analitico e motivato. Soprattutto, viene consolidato il diritto dell’imprenditore a vedersi riconosciuta una deduzione percentuale dei costi a fronte di maggiori ricavi presunti, indipendentemente dal metodo di accertamento utilizzato. La Commissione Tributaria Regionale dovrà ora riesaminare il caso attenendosi a questi importanti principi.

Che tipo di prova deve fornire il contribuente per superare le presunzioni derivanti dagli accertamenti bancari?
Il contribuente deve fornire una prova analitica, idonea a dimostrare che gli elementi desumibili dalle movimentazioni bancarie non si riferiscono a operazioni imponibili. Deve fornire una giustificazione specifica per ogni singolo versamento o prelevamento contestato, non una prova generica.

È possibile dedurre i costi dai maggiori ricavi accertati tramite indagini bancarie, anche se non ci sono documenti specifici per tali costi?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando una sentenza della Corte Costituzionale, ha stabilito che il contribuente imprenditore può sempre eccepire l’incidenza percentuale dei costi relativi ai ricavi non contabilizzati. Pertanto, è possibile ottenere una deduzione in misura percentuale forfettaria dei costi, anche in caso di accertamento analitico-induttivo.

Qual è l’obbligo del giudice tributario di fronte alle prove presentate dal contribuente?
Il giudice di merito ha l’obbligo di operare una verifica rigorosa dell’efficacia dimostrativa delle prove fornite dal contribuente a giustificazione di ogni singola movimentazione bancaria. Inoltre, deve dare espressamente conto in sentenza delle risultanze di tale verifica. Una motivazione generica che non esamina tali prove rende la sentenza nulla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati