LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Accertamenti bancari: deduzione costi è un diritto

Una società è stata oggetto di accertamenti bancari che hanno portato alla presunzione di maggiori ricavi basati su prelievi non giustificati. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito un principio fondamentale: il contribuente ha sempre diritto alla deduzione di una quota percentuale di costi relativi a tali ricavi presunti. Negare questa possibilità violerebbe il principio di capacità contributiva. La Corte ha quindi annullato la precedente decisione, rinviando il caso per la rideterminazione dei costi da dedurre.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamenti bancari: la Cassazione conferma il diritto alla deduzione dei costi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale in materia di accertamenti bancari, allineandosi a una fondamentale pronuncia della Corte Costituzionale. Quando l’amministrazione finanziaria presume ricavi non dichiarati sulla base di prelievi bancari non giustificati, il contribuente ha sempre il diritto di vedersi riconosciuta una deduzione per i costi sostenuti per produrre quei ricavi. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni di questa importante decisione.

I fatti del caso

Una società operante nel settore della commercializzazione all’ingrosso di GPL veniva sottoposta a un avviso di accertamento. L’Agenzia delle Entrate, a seguito di indagini bancarie sui conti correnti della società e del suo amministratore di fatto, aveva contestato maggiori ricavi per oltre 3.7 milioni di euro. Tali ricavi erano stati presunti sulla base di movimentazioni, in particolare prelievi, risultate non giustificate.

La società si opponeva all’accertamento, sostenendo che l’Ufficio non avesse correttamente valutato le sue memorie difensive e, soprattutto, che la pretesa fosse illegittima perché non teneva conto dei costi di produzione del bene venduto. Secondo la contribuente, tassare l’intero importo dei prelievi come ricavo netto, senza alcuna deduzione, portava a un risultato irragionevole e contrario alla realtà economica del settore, caratterizzato da margini di guadagno contenuti.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato i due motivi di ricorso presentati dalla società. Sul primo, relativo alla presunta violazione del contraddittorio, i giudici hanno dato torto all’azienda, specificando che l’amministrazione ha l’obbligo di ‘valutare’ le osservazioni del contribuente, ma non di fornire un ‘contrasto puntuale e analitico’ a ogni singola eccezione nell’atto finale.

Il punto cruciale della sentenza riguarda però il secondo motivo. La Corte ha accolto pienamente la doglianza relativa alla mancata deduzione dei costi.

Accertamenti bancari e la presunzione di costi

I giudici di legittimità hanno richiamato la sentenza n. 10 del 2023 della Corte Costituzionale, che ha rivoluzionato l’approccio agli accertamenti bancari. Secondo questo principio, la presunzione legale che considera i prelievi non giustificati come ricavi occulti deve essere bilanciata. Se si presume un ricavo, è logicamente necessario presumere anche il costo sostenuto per generarlo.

Diversamente, si finirebbe per tassare un ricavo lordo come se fosse un utile netto, in palese violazione del principio di capacità contributiva sancito dall’art. 53 della Costituzione. Tassare una ricchezza inesistente è contrario ai fondamenti del nostro sistema tributario.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che, a fronte della presunzione legale di ricavi occulti scaturente da prelevamenti bancari non giustificati, il contribuente imprenditore può sempre eccepire l’incidenza percentuale dei costi relativi, che devono essere detratti dall’ammontare accertato. Questo diritto sussiste anche in un accertamento di tipo analitico-induttivo e non richiede necessariamente la prova documentale di ogni singolo costo.

Se l’amministrazione finanziaria non ha riconosciuto tali costi, spetta al giudice di merito determinarli, anche in via presuntiva. Il giudice può fare riferimento alle ‘medie’ di settore elaborate dalla stessa amministrazione o, se necessario, avvalersi di una consulenza tecnica d’ufficio (CTU).

Nel caso specifico, la Commissione Tributaria Regionale aveva errato nel pretendere dalla società una ‘giustificazione analitica dei costi sostenuti’, negando la deduzione a fronte di una ‘generica allegazione’. Questo approccio, secondo la Cassazione, è superato. L’onere del contribuente è quello di eccepire la necessità di dedurre i costi, non necessariamente di provarli analiticamente quando l’accertamento si fonda su una presunzione.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata, disattendendo il primo motivo ma accogliendo il secondo. Il caso è stato rinviato alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado che, in diversa composizione, dovrà ricalcolare la pretesa fiscale tenendo conto del principio enunciato. Dovrà quindi determinare l’ammontare dei costi da dedurre dai maggiori ricavi accertati, garantendo che l’imposizione sia conforme al principio di capacità contributiva. Questa sentenza consolida un orientamento fondamentale per la tutela del contribuente nell’ambito degli accertamenti bancari, assicurando che la tassazione sia ancorata alla ricchezza effettiva e non a presunzioni che portano a risultati irragionevoli.

In caso di accertamenti bancari, i prelievi non giustificati di un imprenditore sono sempre considerati ricavi?
Sì, l’art. 32 del D.P.R. n. 600/1973 stabilisce una presunzione legale per cui i prelievi non giustificati sul conto corrente di un imprenditore sono considerati ricavi non dichiarati, a meno che il contribuente non fornisca la prova contraria.

Se l’Agenzia delle Entrate presume ricavi da prelievi bancari, il contribuente ha diritto alla deduzione dei costi?
Sì. La Corte di Cassazione, conformemente alla Corte Costituzionale (sentenza n. 10/2023), ha stabilito che il contribuente ha sempre il diritto di eccepire l’incidenza percentuale dei costi relativi ai ricavi presunti. Tali costi devono essere detratti dall’ammontare accertato per non violare il principio di capacità contributiva.

Per ottenere la deduzione dei costi sui ricavi presunti, il contribuente deve fornire una prova documentale specifica per ogni costo?
No, non necessariamente. La sentenza chiarisce che il contribuente può eccepire la deducibilità dei costi in via presuntiva. Spetterà poi al giudice di merito quantificarli, anche facendo riferimento a medie di settore o tramite una consulenza tecnica, senza che sia richiesta una ‘giustificazione analitica’ e puntuale di ogni singola spesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati