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Accertamenti bancari: costi presuntivi per autonomi

Un lavoratore autonomo, istruttore di volo, ha subito un avviso di accertamento per IRPEF e IVA basato su versamenti bancari non dichiarati. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12538/2025, ha confermato che la sua attività rientra nel lavoro autonomo. Tuttavia, ha stabilito un principio fondamentale sugli accertamenti bancari: anche in assenza di prove documentali specifiche, al contribuente deve essere riconosciuta una deduzione forfettaria per i costi sostenuti per produrre i ricavi presunti. La sentenza precedente è stata cassata con rinvio per la quantificazione di tali costi.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamenti Bancari: La Cassazione Apre alla Deducibilità Forfettaria dei Costi

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione ridefinisce i contorni degli accertamenti bancari per i lavoratori autonomi. Anche quando i versamenti sul conto corrente vengono considerati ricavi non dichiarati, il contribuente ha diritto al riconoscimento di costi inerenti, seppure in via presuntiva. Analizziamo questa decisione che bilancia il potere dell’Amministrazione Finanziaria con i diritti del contribuente.

I Fatti del Caso

Un contribuente, svolgente l’attività di istruttore ed esaminatore di volo per elicotteri, riceveva un avviso di accertamento per IRPEF e IVA relativo all’anno d’imposta 2012. L’atto impositivo si basava principalmente su accertamenti bancari che avevano evidenziato versamenti sui suoi conti correnti (e su quelli della moglie) ritenuti ricavi non dichiarati derivanti da un’attività di lavoro autonomo non dichiarata.

Il contribuente si opponeva, sostenendo che la sua attività non potesse essere qualificata come lavoro autonomo ai sensi dell’art. 53 del TUIR. A suo dire, mancavano i requisiti di abitualità e professionalità, in quanto per operare doveva necessariamente appoggiarsi a un’organizzazione esterna (un Aeroclub) titolare di specifiche certificazioni. Pertanto, i redditi avrebbero dovuto essere classificati come “redditi diversi”, senza obblighi IVA. Contestava, inoltre, l’applicazione della presunzione legale legata ai movimenti bancari.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva respinto le sue argomentazioni, confermando la natura di lavoro autonomo dell’attività e la legittimità dell’accertamento.

La Decisione della Corte di Cassazione sugli Accertamenti Bancari

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi di ricorso del contribuente, giungendo a una soluzione che, pur confermando alcuni punti della decisione di merito, ha introdotto un principio di fondamentale importanza.

Qualificazione del Reddito: È Lavoro Autonomo

I primi due motivi, relativi alla qualificazione del reddito, sono stati respinti. La Corte ha confermato la valutazione della CTR: l’attività di istruttore di volo possedeva tutti i requisiti del lavoro autonomo:
* Professionalità: Il contribuente era titolare di una specifica abilitazione.
* Autonomia: Organizzava autonomamente i corsi, pur con l’ausilio di una struttura terza.
* Abitualità: L’attività era stata svolta continuativamente per diversi anni (dal 2008 al 2014).

Di conseguenza, i redditi andavano correttamente assoggettati a IRPEF come redditi da lavoro autonomo e a IVA.

Il Punto Cruciale: Accertamenti Bancari e Deducibilità dei Costi

Il terzo motivo di ricorso è stato invece parzialmente accolto, costituendo il cuore della pronuncia. La Corte ha affrontato la questione dell’applicabilità delle presunzioni derivanti dagli accertamenti bancari.

La Cassazione ha chiarito che la presunzione secondo cui i versamenti su un conto corrente costituiscono ricavi non dichiarati si applica a tutti i contribuenti, inclusi i lavoratori autonomi. Spetta al contribuente fornire la prova contraria. Tuttavia, e qui risiede la novità, la Corte ha stabilito che, a fronte di maggiori ricavi accertati presuntivamente, devono essere riconosciuti anche i costi necessari per produrli.

Anche se il contribuente non è stato in grado di fornire prove documentali specifiche sui costi sostenuti, il giudice di merito non può semplicemente ignorarli. Deve, invece, procedere a una determinazione forfettaria dell’incidenza di tali costi sui ricavi accertati.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio di logica economica e di equità fiscale, rafforzato da recenti interventi della Corte Costituzionale (in particolare, la sentenza n. 10 del 2023). Non è plausibile che un’attività economica, anche se non dichiarata, possa generare ricavi senza sostenere alcun costo.

Negare al contribuente qualsiasi forma di deduzione dei costi, solo perché non è in grado di documentarli analiticamente, porterebbe a una tassazione su un reddito lordo, che non corrisponde alla reale capacità contributiva. La presunzione legale di cui all’art. 32 del d.P.R. 600/1973, pur legittima, non può tradursi in un risultato palesemente irragionevole.

Pertanto, la Corte ha cassato la sentenza della CTR, rinviando la causa a un nuovo giudice. Quest’ultimo avrà il compito non di rimettere in discussione i ricavi, ma di determinare, anche in via presuntiva o tramite consulenza tecnica, l’ammontare dei costi da detrarre, garantendo così una tassazione più equa e aderente alla realtà economica.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ha implicazioni significative per tutti i lavoratori autonomi e i professionisti che si trovano ad affrontare accertamenti bancari. Il principio affermato è chiaro: la presunzione di ricavi non può viaggiare disgiunta dal riconoscimento dei costi. Se l’Amministrazione Finanziaria utilizza i versamenti bancari per presumere maggiori guadagni, il contribuente ha il diritto di vedersi riconosciuta una quota di costi, anche in misura forfettaria, qualora non disponga di documentazione specifica. Si tratta di un passo importante verso un maggiore equilibrio nel rapporto tra Fisco e contribuente, che affida al giudice tributario il compito di ristabilire la corretta base imponibile, tenendo conto non solo dei ricavi presunti ma anche dei costi ragionevolmente sostenuti per ottenerli.

Un’attività svolta con il supporto di un’altra organizzazione può essere considerata lavoro autonomo?
Sì. Secondo la Corte, anche se un professionista si avvale del supporto di un’altra struttura (in questo caso, un Aeroclub) per svolgere la propria attività, questa può essere comunque qualificata come lavoro autonomo se sussistono i requisiti di professionalità, autonomia organizzativa e abitualità.

I versamenti sul conto corrente di un lavoratore autonomo possono essere considerati ricavi non dichiarati?
Sì. La legge presume che i versamenti non giustificati sui conti correnti bancari di un contribuente costituiscano ricavi imponibili. Spetta al contribuente fornire la prova contraria, dimostrando che tali somme non hanno rilevanza fiscale o sono già state tassate.

Se l’Agenzia delle Entrate presume ricavi da accertamenti bancari, il contribuente ha diritto alla deduzione dei costi anche se non li ha documentati?
Sì. Questa è la conclusione principale della sentenza. La Corte ha stabilito che, a fronte di ricavi accertati in via presuntiva, deve essere riconosciuta una deduzione per i costi inerenti, anche se in misura forfettaria. Negare del tutto i costi porterebbe a una tassazione irragionevole sul ricavo lordo anziché sul reddito netto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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