LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Abuso del diritto: quando un contratto è elusivo

La Cassazione ha chiarito che un contratto di locazione tra una società figlia e la sua controllante, che trasferisce quasi tutti i ricavi alla controllante esentasse, costituisce abuso del diritto. Tale operazione, priva di valide ragioni economiche per la controllata, è stata ritenuta elusiva ai fini fiscali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Abuso del diritto: La Cassazione sanziona i contratti senza logica economica

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto tributario: l’abuso del diritto. La Corte ha stabilito che un’operazione contrattuale, sebbene formalmente lecita, può essere considerata fiscalmente illegittima se il suo unico scopo è quello di ottenere un risparmio d’imposta indebito, senza essere supportata da valide ragioni economiche. Questo principio è stato applicato a un caso che vedeva contrapposte l’Agenzia delle Entrate e una società contribuente, in relazione a un contratto di locazione stipulato con la propria società controllante.

I Fatti di Causa: Un Contratto di Locazione Sospetto

Una società, interamente controllata da un’altra che gestiva un fondo immobiliare, aveva stipulato con quest’ultima un contratto di locazione per una serie di immobili. Il canone previsto era composto da una parte fissa e una parte variabile. La componente variabile era particolarmente significativa: la società locataria era tenuta a versare alla sua controllante il 98% di tutti i ricavi ottenuti dalle sublocazioni, una volta superata una soglia minima.

Il problema fiscale nasceva dal fatto che la società controllante, gestendo un fondo immobiliare, beneficiava di un regime di esenzione fiscale su tali redditi. Di conseguenza, quasi la totalità degli utili generati dall’attività della società figlia veniva trasferita alla controllante, dove non veniva tassata. L’Agenzia delle Entrate ha contestato questa architettura contrattuale, ritenendola un’operazione elusiva finalizzata a sottrarre base imponibile.

La Decisione della Cassazione e l’Abuso del Diritto

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale che aveva dato ragione al contribuente. La decisione si fonda su due argomenti principali.

L’Errore Procedurale: la Violazione del Principio del “Chiesto e Pronunciato”

In primo luogo, la Corte ha rilevato un vizio procedurale nella decisione d’appello. La Commissione Tributaria Regionale aveva annullato l’avviso di accertamento per la presunta mancanza del contraddittorio preventivo, un motivo che, secondo la Cassazione, non era stato sollevato in modo specifico dalla società contribuente. Quest’ultima si era limitata a lamentare un difetto di motivazione. In questo modo, il giudice d’appello è incorso nel vizio di “ultra-petizione”, decidendo su una questione non sottoposta al suo esame.

Il Cuore della Questione: l’Operazione Elusiva e l’Abuso del Diritto

Nel merito, la Cassazione ha ritenuto che l’operazione contrattuale configurasse un chiaro caso di abuso del diritto. Il contratto, trasferendo il 98% dei ricavi alla controllante, di fatto privava la società contribuente di qualsiasi possibilità di conseguire un utile significativo dalla propria attività imprenditoriale. Un’operazione del genere è stata giudicata priva di qualsiasi valida ragione economica.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha spiegato che l’essenza di qualsiasi attività economica, come definita dall’art. 2082 del codice civile, è la sua capacità, almeno potenziale, di generare un profitto. L’accordo in questione, invece, era strutturato in modo da precludere ab origine questa possibilità, trasferendo quasi tutto il fatturato a un soggetto fiscalmente esente. La giustificazione addotta dal giudice d’appello, secondo cui non vi erano “alternative per mettere a frutto le proprie disponibilità finanziarie”, è stata respinta. La Cassazione ha sottolineato che, sebbene il fondo immobiliare non potesse gestire direttamente l’attività, avrebbe dovuto avvalersi di un soggetto (anche se interamente partecipato) che fosse remunerato secondo una logica economica di mercato, e non attraverso un meccanismo contrattuale che ne azzerasse la redditività. L’operazione non era una scelta tra alternative fiscalmente più o meno vantaggiose, ma una scelta del tutto ingiustificata dal punto di vista economico, il cui unico scopo era il risparmio d’imposta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la libertà contrattuale non può essere utilizzata per aggirare le norme fiscali. Le operazioni economiche, soprattutto tra parti correlate, devono sempre essere sostenute da una solida e dimostrabile logica di business. In assenza di valide ragioni economiche, un’operazione che genera un indebito vantaggio fiscale può essere riqualificata dall’amministrazione finanziaria come abuso del diritto. Per le imprese, ciò significa che la strutturazione dei rapporti infragruppo deve essere sempre improntata a criteri di mercato (principio di libera concorrenza), evitando accordi che possano apparire artificiosi e finalizzati esclusivamente a ridurre il carico fiscale. La decisione, infine, rinvia la causa al giudice di secondo grado per una nuova valutazione, che dovrà tener conto dei principi espressi e applicare, per le sanzioni, il principio della lex mitior.

Quando un’operazione tra società collegate costituisce abuso del diritto?
Un’operazione costituisce abuso del diritto quando, pur essendo formalmente lecita, è priva di valide ragioni economiche e ha come unico scopo quello di ottenere un vantaggio fiscale indebito, trasferendo utili a un soggetto che gode di un regime fiscale di favore.

Può un giudice tributario annullare un atto fiscale per un motivo non sollevato dal contribuente?
No, il giudice tributario non può basare la sua decisione su un motivo di nullità non specificamente dedotto dal contribuente nel suo ricorso. Farlo costituirebbe un vizio di ultra-petizione, ovvero una violazione del principio della corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato.

Qual è la conseguenza di un contratto che priva una società della possibilità di conseguire un utile?
Secondo la Corte, un contratto che priva strutturalmente una società della possibilità di conseguire un utile dalla propria attività imprenditoriale è considerato privo di una valida ragione economica. Se tale assetto produce anche un vantaggio fiscale indebito, l’intera operazione può essere considerata elusiva e quindi fiscalmente illegittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati