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Abuso del diritto: onere della prova e valutazione

La Corte di Cassazione ha cassato con rinvio una sentenza che aveva escluso l’abuso del diritto in una complessa operazione societaria. Secondo la Corte, il giudice di merito ha errato nel valutare i singoli atti in modo isolato, senza considerare l’operazione nel suo complesso e la sua reale sostanza economica. La sentenza ribadisce che spetta all’Amministrazione Finanziaria provare il disegno elusivo, ma il giudice deve analizzare tutti gli indizi in modo critico e unitario, non potendosi limitare a una motivazione apparente basata sulla legittimità formale dei singoli passaggi.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Abuso del diritto: la Cassazione impone una visione d’insieme

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 1693/2025 offre un importante chiarimento in materia di abuso del diritto fiscale. Il caso analizzato riguarda una complessa operazione societaria, ma il principio affermato ha una portata generale: per scovare l’elusione fiscale, il giudice non può limitarsi a guardare la legittimità dei singoli passaggi, ma deve valutare l’intera operazione nel suo complesso, ricercandone la reale sostanza economica. Questa pronuncia ribadisce la distribuzione dell’onere della prova tra Fisco e contribuente e sanziona le sentenze con motivazioni solo apparenti.

I fatti: una complessa operazione societaria

Una società immobiliare, interamente partecipata da una famiglia, aveva realizzato un complesso edilizio. Per sottrarre a tassazione i cospicui ricavi derivanti dalla vendita degli immobili, secondo l’Amministrazione Finanziaria, era stato architettato un complesso schema.
In sintesi, l’operazione si è articolata nei seguenti passaggi:
1. I soci originari hanno ceduto la totalità delle quote della società a due società terze, riconducibili allo stesso gruppo familiare, per un valore di oltre 14 milioni di euro.
2. La società è stata poi scissa, dando vita a una nuova società (newco) a cui è stata conferita la proprietà degli immobili.
3. La newco ha venduto gli immobili, realizzando ricavi per quasi 6 milioni di euro, attribuendo il reddito per trasparenza alle due società socie.
4. Queste ultime, però, non hanno pagato imposte su tale reddito, poiché lo hanno abbattuto creando poste passive ad hoc.
5. Infine, le quote della newco sono state cedute a due persone fisiche (dipendenti di altre società del gruppo) per un prezzo irrisorio di soli 20.000 euro, generando una minusvalenza enorme che ha di fatto azzerato l’imponibile.

La contestazione fiscale e le decisioni di merito

L’Agenzia Fiscale ha contestato l’intera costruzione come un meccanismo di abuso del diritto, volto unicamente a detassare i ricavi immobiliari. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione al Fisco, la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo l’appello della società.
Il giudice di secondo grado si è limitato a osservare che ogni singolo atto (la scissione, il pagamento del prezzo per le quote, l’autonomia della newco) era formalmente legittimo, concludendo che non vi fosse alcuna simulazione.

Abuso del diritto: la valutazione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, censurando duramente la sentenza di secondo grado. Il cuore della critica risiede nel metodo di analisi utilizzato dai giudici d’appello, definito ‘atomistico’ e non complessivo. Essi si sono fermati alla superficie, alla forma giuridica dei singoli atti, senza interrogarsi sulla loro concatenazione e sul fine ultimo dell’intera operazione, che appariva palesemente priva di una valida ragione economica diversa dal risparmio d’imposta.

L’onere della prova nell’abuso del diritto

La Corte ha colto l’occasione per ribadire come si ripartisce l’onere della prova nelle contestazioni per abuso del diritto:
Amministrazione Finanziaria: ha l’onere di dimostrare il disegno elusivo e le modalità di manipolazione degli schemi negoziali, evidenziando l’assenza di una normale logica di mercato.
Contribuente: una volta che il Fisco ha fornito tale prova, spetta al contribuente dimostrare l’esistenza di ragioni economiche concrete e alternative che giustifichino l’operazione, diverse dal mero risparmio fiscale.

Le motivazioni della decisione

La motivazione della sentenza della Commissione Tributaria Regionale è stata giudicata ‘meramente apparente’. Questo vizio si verifica quando la motivazione, pur esistendo, non si confronta con la sostanza della controversia. Nel caso specifico, i giudici di merito si sono limitati a constatare fatti incontroversi e formalmente legittimi (es. ‘il prezzo è stato pagato’, ‘la scissione è fiscalmente neutra’), ignorando completamente gli elementi indiziari portati dal Fisco che, letti insieme, disegnavano un chiaro schema abusivo. Non hanno svolto alcuna valutazione critica sul complesso dell’operazione, sulla sua illogicità economica (perché vendere a 20.000 euro quote acquistate a 14 milioni?) e sulla mancanza di sostanza economica dell’intero impianto. In questo modo, hanno ignorato gli elementi costitutivi della fattispecie astratta dell’abuso di diritto, come delineati dalla giurisprudenza costante.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione, accogliendo il primo motivo di ricorso, ha cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado in diversa composizione. Quest’ultima dovrà riesaminare il caso, ma questa volta applicando i corretti principi: dovrà cioè effettuare una valutazione complessiva e non frammentaria dell’intera operazione, analizzandone la sostanza economica e verificando se, al di là del mero risparmio fiscale, esistessero valide ragioni imprenditoriali per porla in essere. La decisione rappresenta un monito per i giudici di merito a non fermarsi alla forma, ma a indagare la sostanza dei rapporti economici per contrastare efficacemente i fenomeni di elusione fiscale.

Chi deve provare l’esistenza di un’operazione di abuso del diritto?
Spetta all’Amministrazione Finanziaria dimostrare il disegno elusivo e la manipolazione degli schemi negoziali. Una volta fornita questa prova, è onere del contribuente dimostrare l’esistenza di valide ragioni economiche alternative al mero risparmio fiscale.

È sufficiente che ogni singolo atto di un complesso schema negoziale sia legittimo per escludere l’abuso del diritto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice deve valutare l’operazione nel suo complesso, analizzando la sua sostanza economica e non limitandosi a una valutazione ‘atomistica’ e isolata dei singoli atti, anche se individualmente legittimi.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ di una sentenza in questo contesto?
Si ha una motivazione apparente quando il giudice non analizza la fattispecie abusiva contestata nel suo insieme, ma si limita a constatare la legittimità formale di singoli atti, senza svolgere alcuna valutazione critica sulla loro concatenazione logica e sul fine ultimo dell’intera operazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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