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Abuso del diritto: nullo l’avviso senza contraddittorio

La Corte di Cassazione ha confermato l’annullamento di un avviso di accertamento per IRPEF, stabilendo che in caso di contestazione di abuso del diritto, è obbligatorio per l’Agenzia delle Entrate instaurare un contraddittorio preventivo con il contribuente. La vicenda riguardava l’uso di un contratto di associazione in partecipazione per una rivendita di tabacchi, considerato elusivo dal Fisco. La Corte ha ribadito che l’omissione di questo dialogo procedurale rende l’atto impositivo nullo, a prescindere che l’abuso sia una fattispecie tipizzata o meno.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Abuso del diritto: l’accertamento è nullo senza un dialogo preventivo

L’abuso del diritto è uno dei concetti più dibattuti nel contenzioso tributario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale a tutela del contribuente: se il Fisco contesta un’operazione come elusiva, deve prima sentire le ragioni dell’interessato. In mancanza di questo dialogo, l’avviso di accertamento è irrimediabilmente nullo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso

La vicenda nasce dall’impugnazione di un avviso di accertamento per l’IRPEF relativa all’anno 2008. L’Agenzia delle Entrate contestava a una contribuente, titolare di una rivendita di tabacchi, l’indebito utilizzo di componenti negativi di reddito. Nello specifico, la contribuente aveva stipulato un contratto di associazione in partecipazione, deducendo dal proprio reddito gli utili spettanti all’associato.

Secondo l’Amministrazione Finanziaria, tale operazione configurava un abuso del diritto con finalità elusive. Il motivo? Per l’attività di rivendita di tabacchi è necessaria una licenza personale, e la stipula di un contratto di associazione in partecipazione era, secondo il Fisco, un modo distorto per aggirare i vincoli normativi e ottenere un vantaggio fiscale indebito.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva annullato l’accertamento, non entrando nel merito dell’operazione, ma rilevando un vizio procedurale decisivo: la mancata instaurazione del contraddittorio preventivo, obbligatorio per legge nei casi di presunta elusione.

L’importanza del contraddittorio nell’abuso del diritto

L’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la contestazione non riguardasse un vero e proprio abuso del diritto, ma la semplice indeducibilità dei costi, e che quindi non fosse necessario attivare il contraddittorio preventivo previsto dall’art. 37-bis del D.P.R. 600/73.

La Suprema Corte ha rigettato completamente questa tesi. I giudici hanno sottolineato come lo stesso avviso di accertamento facesse esplicito riferimento a “l’ipotesi di abuso con finalità elusive” e alla mancanza di “valide ragioni economiche” a sostegno dell’operazione. Era quindi palese che la contestazione si fondasse proprio sul principio dell’abuso del diritto.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ribadito un orientamento ormai consolidato. L’obbligo di instaurare un contraddittorio preventivo, a pena di nullità dell’atto impositivo, non si applica solo alle specifiche ipotesi di elusione elencate nell’art. 37-bis (cosiddetto “abuso tipizzato”), ma si estende anche al principio generale e non codificato di abuso del diritto (“abuso innominato”).

Questa garanzia procedurale è fondamentale. Permette al contribuente di fornire, prima dell’emissione dell’atto, elementi e giustificazioni sulle ragioni economiche che hanno motivato le sue scelte. L’Amministrazione Finanziaria, a sua volta, ha l’obbligo di valutare queste giustificazioni e di fornire una motivazione rafforzata nel caso in cui decida comunque di procedere con l’accertamento.

L’omissione di questo passaggio fondamentale viola il diritto di difesa del contribuente e rende l’atto impositivo nullo, senza possibilità di sanatoria. La Corte ha chiarito che non si può aggirare questa garanzia tentando di riqualificare la contestazione in corso di causa come una semplice questione di indeducibilità dei costi.

Le conclusioni

La decisione in esame è di grande importanza pratica. Essa rafforza le tutele procedurali del contribuente, stabilendo che il dialogo con il Fisco è un passaggio ineludibile quando si entra nel delicato terreno delle operazioni elusive e dell’abuso del diritto. Qualsiasi accertamento che contesti un’operazione per la sua presunta natura elusiva, senza aver prima chiesto e valutato le spiegazioni del contribuente, è destinato a essere annullato. Un monito chiaro per l’Amministrazione Finanziaria a rispettare le garanzie procedurali e un punto fermo per la difesa dei diritti dei contribuenti.

Che cos’è l’abuso del diritto in ambito fiscale?
È un’operazione economica che, pur rispettando formalmente la legge, viene posta in essere al solo scopo di ottenere un vantaggio fiscale indebito, senza valide ragioni economiche a sostenerla.

Il contraddittorio preventivo è sempre obbligatorio in caso di sospetto abuso del diritto?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’Agenzia delle Entrate ha sempre l’obbligo di instaurare un dialogo preventivo con il contribuente prima di emettere un avviso di accertamento per abuso del diritto. Questo vale sia per le ipotesi specifiche previste dalla legge sia per il principio generale di abuso.

Cosa succede se l’Agenzia delle Entrate non rispetta l’obbligo del contraddittorio preventivo?
L’avviso di accertamento emesso in violazione dell’obbligo di contraddittorio preventivo è nullo. Questa nullità non può essere sanata nel corso del processo tributario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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