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Abuso del diritto: nullo l’atto senza contraddittorio

La Cassazione, con l’ordinanza n. 10708/2025, ha confermato la nullità di un avviso di accertamento per abuso del diritto fiscale. L’Amministrazione Finanziaria non aveva attivato il contraddittorio preventivo con la contribuente, una procedura obbligatoria per legge. Il caso riguardava la deduzione di costi da un contratto di associazione in partecipazione ritenuto elusivo. La Corte ha ribadito che il dialogo preliminare è un requisito fondamentale, la cui omissione invalida l’atto impositivo, a prescindere che l’abuso sia tipizzato o meno.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Abuso del Diritto: l’Accertamento è Nullo Senza Contraddittorio Preventivo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale a tutela del contribuente: in caso di presunto abuso del diritto, l’Amministrazione Finanziaria ha l’obbligo di instaurare un dialogo preliminare con il cittadino. Se questo passaggio, noto come contraddittorio preventivo, viene omesso, l’avviso di accertamento è da considerarsi nullo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Accertamento per Costi Indebiti

La vicenda trae origine dall’impugnazione di un avviso di accertamento IRPEF da parte di un’imprenditrice, titolare di un’attività di rivendita di generi di monopolio. L’Amministrazione Finanziaria le contestava la deduzione di costi derivanti da un contratto di associazione in partecipazione. Secondo il Fisco, tale contratto era stato stipulato con finalità elusive, configurando un’ipotesi di abuso del diritto. La ragione principale era che l’attività, per essere esercitata, richiedeva una licenza personale che vietava di stipulare contratti di quel tipo. Di conseguenza, i costi derivanti da tale accordo erano stati ritenuti indeducibili.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione alla contribuente, annullando l’atto impositivo non per ragioni di merito, ma per un vizio procedurale: la mancata attivazione del contraddittorio preventivo, obbligatorio secondo l’art. 37-bis del D.P.R. 600/73 quando si contesta un’operazione elusiva.

La Decisione della Cassazione e il Ruolo dell’Abuso del Diritto

L’Amministrazione Finanziaria ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’obbligo del contraddittorio valesse solo per le specifiche ipotesi di abuso del diritto previste dalla legge e non per il principio generale. Inoltre, ha tentato di riqualificare la propria contestazione come una semplice questione di indeducibilità dei costi.

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso, confermando la sentenza di secondo grado. Gli Ermellini hanno chiarito che l’atto impositivo era inequivocabilmente fondato sulla contestazione di una condotta abusiva, come emergeva dalla stessa motivazione dell’atto, che parlava di “ipotesi di abuso con finalità elusive” e assenza di “valide ragioni economiche”.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione su principi ormai consolidati nella giurisprudenza tributaria. In primo luogo, ha ribadito che l’obbligo di instaurare un contraddittorio preventivo, a pena di nullità dell’atto, si applica a tutte le fattispecie di abuso del diritto, sia quelle “tipizzate” (espressamente elencate dalla legge) sia quelle “innominate” (basate sul principio generale anti-abuso).

Questa garanzia procedurale è considerata essenziale per tutelare il diritto di difesa del contribuente e per permettere all’Ufficio di valutare compiutamente la situazione, tenendo conto delle giustificazioni fornite dalla parte. La procedura richiede non solo una richiesta di chiarimenti, ma anche una “motivazione rafforzata” nell’eventuale avviso di accertamento, che deve dare conto delle ragioni per cui le giustificazioni del contribuente non sono state ritenute valide.

I giudici hanno inoltre dichiarato inammissibile il tentativo dell’Amministrazione di modificare in corso di causa la base giuridica della propria pretesa (la cosiddetta causa petendi), passando da una contestazione di abuso a una di mera indeducibilità dei costi. Una tale modifica, che riguarda l’elemento essenziale della pretesa erariale, non è consentita nel processo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza consolida un’importante garanzia per i contribuenti. Qualsiasi accertamento fiscale che si fondi, esplicitamente o implicitamente, sulla contestazione di un abuso del diritto deve essere necessariamente preceduto da una fase di dialogo con il contribuente. L’omissione di questa fase rende l’atto illegittimo e, quindi, nullo. Per i cittadini e le imprese, ciò significa che di fronte a una contestazione di elusione fiscale, è fondamentale verificare che l’Amministrazione abbia rispettato questo preciso onere procedurale. In caso contrario, l’atto impositivo può essere impugnato con elevate probabilità di successo, indipendentemente dal merito della contestazione stessa.

Quando un avviso di accertamento per abuso del diritto è nullo?
Un avviso di accertamento basato sull’abuso del diritto è nullo se non è stato preceduto dalla procedura del contraddittorio preventivo. Questo include la mancata richiesta di chiarimenti al contribuente e l’omessa indicazione dei motivi per cui le sue giustificazioni non sono state accolte.

L’obbligo del contraddittorio preventivo vale solo per i casi di abuso del diritto specificamente previsti dalla legge?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di attivare il contraddittorio preventivo, a pena di nullità, sussiste per tutte le fattispecie di abuso del diritto, sia quelle tipizzate (elencate dalla legge) sia quelle innominate (basate sul principio generale anti-abuso).

L’Amministrazione Finanziaria può cambiare la motivazione dell’accertamento durante il processo?
No. L’Amministrazione Finanziaria non può modificare il fondamento giuridico della propria pretesa (la causa petendi) nel corso del giudizio. Se un atto è stato emesso per abuso del diritto, non può essere successivamente difeso in giudizio come se si trattasse di una semplice contestazione sulla deducibilità dei costi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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