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Abuso del diritto: no con risparmio fiscale minimo

La Corte di Cassazione ha stabilito che la creazione di una società da parte di un noto calciatore per la gestione dei propri diritti d’immagine non costituisce abuso del diritto se il vantaggio fiscale è minimo (nel caso di specie, l’1%) e sussistono valide ragioni economiche. Il Fisco contestava la struttura come un’interposizione fittizia, ma la Corte ha rigettato il ricorso, valorizzando la presenza di una giustificazione imprenditoriale che andava oltre il mero risparmio d’imposta.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Abuso del Diritto: La Cassazione Fissa i Limiti per le Società di Immagine

La recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema di grande attualità nel diritto tributario: la liceità delle società create da professionisti e atleti per la gestione dei propri diritti d’immagine. La pronuncia chiarisce quando una tale struttura societaria possa essere considerata legittima e quando, invece, configuri un abuso del diritto finalizzato a un indebito risparmio fiscale. Il caso esaminato riguarda un noto calciatore professionista e offre spunti fondamentali per comprendere i criteri distintivi tra pianificazione fiscale lecita ed elusione.

I Fatti: La Costituzione della Società e l’Accertamento Fiscale

Un famoso calciatore professionista aveva costituito nel 2008, insieme al fratello gemello, una società a responsabilità limitata. Lo scopo della società era promuovere la sua immagine, gestire la pubblicità e organizzare attività sportive connesse allo sfruttamento dei suoi diritti d’immagine. La compagine sociale vedeva il calciatore detenere il 95% delle quote e il fratello il restante 5%.

A seguito di un’indagine della Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Entrate notificava un processo verbale di constatazione, ritenendo la società una costruzione artificiosa. Secondo il Fisco, si trattava di un’interposizione fittizia di un soggetto giuridico, priva di reale sostanza economica e creata al solo scopo di ottenere un vantaggio d’imposta. Le principali contestazioni riguardavano la mancanza di una struttura aziendale autonoma e il fatto che la cessione dei diritti d’immagine dal calciatore alla società fosse avvenuta a titolo gratuito, in spregio alle normali logiche di mercato. Di conseguenza, l’Amministrazione Finanziaria riprendeva a tassazione i redditi ai fini IRPEF per l’anno d’imposta 2014.

La Controversia: L’accusa di abuso del diritto da parte del Fisco

Il contribuente impugnava l’atto impositivo, ottenendo ragione sia in primo che in secondo grado. I giudici di merito avevano ritenuto giustificata la costituzione della società, considerandola un’alternativa valida alla nomina di un procuratore sportivo. Inoltre, avevano dato peso a una perizia di parte che dimostrava come il vantaggio fiscale derivante dall’operazione fosse minimo, nell’ordine dell’1%. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ricorreva in Cassazione, sostenendo la violazione della norma sull’abuso del diritto (art. 10-bis, L. 212/2000), affermando che l’unica reale motivazione dietro la creazione della società fosse il vantaggio fiscale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la legittimità dell’operazione posta in essere dal calciatore. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali.

La Rilevanza del Vantaggio Fiscale Minimo

Il punto centrale della sentenza è il ruolo del risparmio d’imposta come indice dell’abuso. La Corte ha sottolineato come l’abuso si configuri quando le operazioni poste in essere sono finalizzate essenzialmente a ottenere un vantaggio fiscale indebito. Nel caso di specie, la perizia di parte, mai contestata dall’Agenzia delle Entrate, aveva quantificato il risparmio fiscale in un modestissimo 1%. Secondo la Cassazione, un vantaggio così marginale non può essere considerato la causa principale e assorbente che ha motivato la costituzione della società. Viene così a mancare il presupposto fondamentale dell’intento elusivo.

La Presenza di Valide Ragioni Economiche

Oltre al vantaggio fiscale irrisorio, la Corte ha valorizzato le valide ragioni extrafiscali che giustificavano la struttura societaria. I giudici di merito avevano correttamente motivato che la creazione della società con il fratello rappresentava una scelta imprenditoriale logica. Anche la cessione gratuita dei diritti d’immagine è stata ritenuta plausibile, considerando sia il valore ancora limitato dell’immagine del giocatore all’epoca della costituzione, sia il fatto che egli stesso fosse titolare del 95% del capitale della società cessionaria.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha ribadito che, per configurare un abuso del diritto, è necessaria la compresenza di tre elementi: un’operazione che porti a un vantaggio fiscale indebito, l’assenza di sostanza economica e il fatto che tale vantaggio sia l’effetto essenziale dell’operazione. Nel caso in esame, i giudici di legittimità hanno ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente escluso la sussistenza di tali presupposti. La decisione dei gradi precedenti era ben motivata, avendo ponderato l’intero compendio probatorio e concluso per la prevalenza dell’utilità dello strumento societario, sorretto da una giustificazione imprenditoriale e un vantaggio economico non meramente elusivo di imposta. Il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, secondo la Corte, si limitava a proporre una diversa lettura dei fatti, senza evidenziare una reale violazione di legge, finendo per invadere il merito della valutazione, riservato ai giudici delle istanze precedenti. Pertanto, in assenza di prove di un intento puramente elusivo e di fronte a un risparmio fiscale quasi nullo, l’operazione è stata giudicata legittima.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Professionisti e Atleti

Questa ordinanza fornisce un’importante linea guida per professionisti, artisti e atleti che intendono gestire i propri diritti d’immagine attraverso una società. La sentenza chiarisce che la semplice costituzione di un veicolo societario non è di per sé elusiva. La discriminante fondamentale risiede nelle motivazioni sottostanti: se l’operazione è supportata da valide ragioni economiche e imprenditoriali e se il vantaggio fiscale non è l’unico né il principale obiettivo, la struttura è da considerarsi legittima. Il principio del “risparmio d’imposta residuale” emerge come un criterio pratico fondamentale: un vantaggio fiscale minimo o marginale è un forte indizio dell’assenza di un abuso del diritto.

La creazione di una società per gestire i diritti d’immagine di un professionista è sempre legittima?
Non sempre. È legittima se è supportata da valide ragioni economiche e imprenditoriali e non ha come scopo principale ed essenziale l’ottenimento di un indebito vantaggio fiscale. La sua legittimità dipende dalla presenza di una reale sostanza economica.

Un risparmio fiscale minimo è sufficiente per configurare un abuso del diritto?
No. Secondo la Corte di Cassazione in questa ordinanza, un vantaggio fiscale residuale e minimo (nel caso specifico, quantificato nell’1%) non è di per sé sufficiente a dimostrare l’intento elusivo, che è il presupposto fondamentale dell’abuso del diritto.

Quali elementi possono giustificare la creazione di una società per la gestione dell’immagine, escludendo l’abuso del diritto?
Elementi come la scelta di una struttura societaria quale alternativa alla nomina di un procuratore, la presenza di una logica imprenditoriale nella gestione del business e la coerenza delle operazioni (come la cessione dei diritti) con il contesto di mercato e la struttura proprietaria della società stessa, possono costituire valide ragioni extrafiscali che escludono la configurabilità dell’abuso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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