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Abuso del diritto: no a società veicolo per risparmio

La Corte di Cassazione ha confermato la tesi dell’Agenzia delle Entrate, qualificando come abuso del diritto una complessa operazione immobiliare. L’operazione prevedeva l’interposizione di una società veicolo per trasformare una plusvalenza immobiliare, soggetta a tassazione progressiva, in una plusvalenza da cessione di partecipazioni, tassata con imposta sostitutiva. La Corte ha ritenuto l’operazione priva di valide ragioni economiche e finalizzata esclusivamente a un indebito risparmio fiscale, rendendola inopponibile all’erario.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Abuso del Diritto: La Cassazione Boccia l’Uso di Società Veicolo

L’ordinanza in esame affronta un caso emblematico di abuso del diritto in ambito fiscale, confermando la linea dura dell’amministrazione finanziaria contro le operazioni elusive. La Corte di Cassazione ha stabilito che la creazione di una società veicolo, finalizzata unicamente a trasformare una plusvalenza immobiliare in una plusvalenza da cessione di partecipazioni per godere di un regime fiscale più favorevole, costituisce un’operazione illegittima. Questa pronuncia ribadisce l’importanza della sostanza economica delle transazioni rispetto alla loro forma giuridica.

I Fatti: La Complessa Operazione Immobiliare

La vicenda trae origine da una complessa operazione societaria e immobiliare. Una società immobiliare, che chiameremo ‘Società Alfa’, vendeva un terreno edificabile a un’altra società di nuova costituzione, ‘Società Beta’, per 4 milioni di euro. La compagine sociale della ‘Società Beta’ era composta in parte dagli stessi soci della ‘Società Alfa’, oltre ad altri familiari.

Poco dopo, il valore del terreno veniva periziato per 10 milioni di euro. Successivamente, i soci della ‘Società Beta’ cedevano le proprie quote a una terza società, la ‘Società Gamma’, per un prezzo di 6 milioni di euro, pagando sulla plusvalenza un’imposta sostitutiva del 2%. Infine, la ‘Società Beta’ veniva incorporata nella ‘Società Gamma’.

La Tesi dell’Agenzia delle Entrate e la Decisione sull’Abuso del Diritto

L’Agenzia delle Entrate ha contestato l’intera operazione, qualificandola come un caso di abuso del diritto. Secondo l’ufficio, la ‘Società Beta’ era una mera ‘società veicolo’, creata al solo scopo di interporsi nella vendita per consentire ai soci di ottenere un indebito risparmio fiscale.

Se la ‘Società Alfa’ avesse venduto direttamente il terreno alla ‘Società Gamma’ al suo valore reale di 10 milioni, avrebbe realizzato una plusvalenza di 6 milioni. Questa plusvalenza, una volta distribuita ai soci, sarebbe stata soggetta a tassazione progressiva secondo le aliquote ordinarie. Attraverso l’artificio della cessione delle quote, i soci hanno invece beneficiato di un’imposta sostitutiva molto più bassa. I giudici di merito, prima, e la Corte di Cassazione, poi, hanno confermato questa ricostruzione, rigettando il ricorso della società contribuente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto infondate le doglianze della società ricorrente, evidenziando la presenza di chiari indici di elusività. L’operazione mancava di valide ragioni economiche che non fossero il mero risparmio fiscale. Gli elementi chiave che hanno portato a questa conclusione sono:

* La natura della società veicolo: La ‘Società Beta’ è stata costituita poco prima dell’operazione, è rimasta in vita per un periodo limitato (16 mesi), ha avuto come unico attivo i beni immobili oggetto della compravendita e infine è stata incorporata nella società acquirente.
* Assenza di giustificazione economica: La ‘Società Alfa’ ha rinunciato ingiustificatamente a un notevole guadagno (la differenza tra il valore reale di 10 milioni e il prezzo di vendita di 4 milioni), con il solo scopo di permettere ai propri soci di tassare la plusvalenza in modo più vantaggioso.
* Inopponibilità dell’operazione: La Corte ha applicato il principio sancito dall’art. 37-bis del d.p.r. 600/1973, secondo cui le operazioni abusive sono inopponibili all’erario. Di conseguenza, la tassazione va applicata come se l’operazione elusiva non fosse mai stata posta in essere, ovvero come se la vendita fosse avvenuta direttamente tra la ‘Società Alfa’ e la ‘Società Gamma’.

La Corte ha inoltre respinto la tesi della ricorrente secondo cui si sarebbe incorsi in una doppia presunzione (praesumptio de praesumpto). Una volta accertata l’abusività, l’applicazione della disciplina fiscale elusa non costituisce una presunzione ulteriore, ma una diretta conseguenza legale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale del diritto tributario: le costruzioni giuridiche artificiose, prive di sostanza economica e volte unicamente a ottenere vantaggi fiscali indebiti, non sono tollerate. La sostanza prevale sulla forma, e l’amministrazione finanziaria ha il potere di riqualificare tali operazioni, applicando il regime fiscale che sarebbe stato corretto in assenza dell’abuso. Per le imprese e i professionisti, ciò significa che ogni operazione societaria o commerciale deve essere supportata da valide e dimostrabili ragioni economiche, al di là della convenienza fiscale, per non incorrere in pesanti contestazioni da parte del Fisco.

Quando un’operazione societaria può essere considerata un abuso del diritto in materia fiscale?
Un’operazione è considerata un abuso del diritto quando è priva di valide ragioni economiche e il suo scopo principale, se non esclusivo, è quello di ottenere un risparmio fiscale indebito, aggirando le norme tributarie.

Cosa si intende per ‘società veicolo’ in questo contesto?
Per ‘società veicolo’ si intende una società costituita per un periodo di tempo limitato e per uno scopo specifico, come detenere temporaneamente un bene, senza avere una reale sostanza economica o operativa. Nel caso di specie, è stata utilizzata come strumento per realizzare lo schema elusivo.

Quali sono le conseguenze se un’operazione viene dichiarata abusiva dall’Agenzia delle Entrate?
Se un’operazione è dichiarata abusiva, diventa ‘inopponibile’ all’amministrazione finanziaria. Ciò significa che l’Agenzia delle Entrate può ignorare la forma giuridica dell’operazione e applicare le imposte come se la transazione fosse avvenuta nel modo diretto che si è cercato di eludere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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