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Abuso del diritto: la Cassazione chiarisce i confini

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16420/2024, interviene su un caso di presunto abuso del diritto fiscale. Una società si era vista contestare la deducibilità di maggiori canoni di affitto d’azienda pattuiti con una società collegata. La Corte ha annullato la decisione di merito che aveva qualificato l’operazione come elusiva, chiarendo che i fatti descritti (costi basati su un accordo non registrato e canoni superiori mai versati) configurerebbero piuttosto una frode fiscale. L’errata qualificazione giuridica ha portato alla cassazione della sentenza con rinvio.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Abuso del Diritto Fiscale: La Cassazione Traccia la Linea di Confine con la Frode

L’ordinanza n. 16420/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sulla sottile ma cruciale distinzione tra abuso del diritto e frode fiscale. Questa pronuncia sottolinea come un’errata qualificazione giuridica dei fatti da parte dell’Amministrazione Finanziaria e dei giudici di merito possa portare all’annullamento di un accertamento. Analizziamo insieme questo caso emblematico per comprendere meglio i confini di queste due figure.

I Fatti di Causa: Un Accordo tra Società Collegate

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società unipersonale operante nel settore alberghiero. L’Amministrazione Finanziaria contestava, per l’anno d’imposta 2009, la deducibilità di maggiori costi e la detraibilità della relativa IVA, derivanti da un aumento del canone di affitto di un ramo d’azienda. Tale aumento era stato pattuito tramite una scrittura privata integrativa, non registrata, con un’altra società (la locatrice), la cui compagine sociale era espressione dello stesso nucleo familiare.

La Commissione Tributaria Regionale, riformando la decisione di primo grado, aveva dato ragione al Fisco, ritenendo che l’intera operazione fosse stata posta in essere essenzialmente per conseguire un vantaggio fiscale indebito. Secondo i giudici di appello, l’accordo integrativo era stato redatto al solo scopo di creare vantaggi fiscali per entrambe le società, configurando così una “figura sintomatica” di abuso del diritto.

L’errata qualificazione dell’abuso del diritto

La Corte di Cassazione, investita del ricorso della società contribuente, ha ribaltato la prospettiva. Il punto centrale della decisione ruota attorno al sesto motivo di ricorso, con cui si lamentava la violazione delle norme sull’abuso del diritto (in particolare l’art. 37-bis del D.P.R. n. 600/1973).

Gli Ermellini hanno evidenziato una fondamentale differenza concettuale:

L’abuso del diritto (o elusione fiscale) presuppone l’esistenza di operazioni economiche reali* e lecite, ma strutturate in modo anomalo e distorto con lo scopo prevalente di ottenere un risparmio d’imposta, in assenza di valide ragioni economiche.
La frode fiscale, invece, si basa su operazioni fittizie* o simulate, come l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti o la deduzione di costi non sostenuti, al fine di evadere le imposte.

Nel caso di specie, la stessa ricostruzione dei giudici di appello descriveva una situazione più vicina alla frode che all’abuso. Infatti, si contestava che il canone maggiorato, pattuito con scrittura privata, non fosse mai stato effettivamente versato. Questo elemento suggerisce la creazione di un costo fittizio, non un’operazione reale ma economicamente svantaggiosa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha stabilito che qualificare come “abuso del diritto” una fattispecie che presenta le caratteristiche della “frode fiscale” costituisce un errore di diritto. La situazione di fatto descritta dai giudici di merito non assumeva le caratteristiche dell’elusione, quanto piuttosto quelle della frode, finalizzata a consentire alla società contribuente di dedurre costi fittizi e detrarre un credito IVA non spettante.

L’Amministrazione Finanziaria, pur richiamando l’abuso del diritto, aveva contestato la certezza e l’inerenza dei costi, mettendo in discussione la veridicità stessa dell’accordo. Di conseguenza, la Cassazione ha ritenuto che la ricorrente si dolesse correttamente della qualificazione della fattispecie in termini elusivi.

Per questo motivo, la Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo all’errata applicazione della disciplina sull’abuso del diritto, ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame basato sulla corretta qualificazione giuridica dei fatti.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’Amministrazione Finanziaria e i giudici tributari devono qualificare correttamente la condotta del contribuente. Confondere l’abuso del diritto con la frode fiscale non è un mero errore terminologico, ma un vizio giuridico che può compromettere la validità dell’accertamento. Per i contribuenti, ciò significa che la difesa deve attentamente vagliare non solo i fatti, ma anche la corretta etichetta giuridica che il Fisco vi appone. Un’operazione può essere genuina ma fiscalmente elusiva, oppure del tutto fittizia e quindi fraudolenta: le conseguenze, sia in termini di prova che di sanzioni, sono profondamente diverse.

Qual è la differenza fondamentale tra abuso del diritto e frode fiscale secondo la Cassazione?
L’abuso del diritto presuppone operazioni economiche reali, anche se strutturate in modo anomalo per ottenere un vantaggio fiscale indebito. La frode fiscale, invece, si basa su operazioni fittizie o simulate, come la deduzione di costi mai sostenuti.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione dei giudici di appello in questo caso?
La Corte ha annullato la decisione perché i giudici di appello avevano erroneamente qualificato la fattispecie come “abuso del diritto”, mentre i fatti descritti (in particolare il mancato pagamento del canone maggiorato) erano più coerenti con l’ipotesi di “frode fiscale” per costi fittizi. Questo errore nella qualificazione giuridica costituisce una violazione di legge.

Un’operazione tra società collegate con lo stesso nucleo familiare è automaticamente considerata abuso del diritto?
No. Sebbene la stretta relazione tra le parti possa essere un indizio, non è di per sé sufficiente a configurare un abuso del diritto. È necessario dimostrare che l’operazione è priva di sostanza economica e ha come scopo predominante e assorbente quello di ottenere un indebito vantaggio fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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