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Abbattimento indennità buonuscita: la Cassazione decide

La Cassazione ha confermato il diritto di un ex dipendente pubblico regionale a un maggiore abbattimento dell’indennità di buonuscita. La controversia verteva sull’applicazione di una legge regionale siciliana che prevedeva una riduzione del 50% della base imponibile per i dipendenti andati in pensione prima del 1° gennaio 2004. L’Agenzia delle Entrate sosteneva l’applicazione di una detrazione inferiore. La Corte ha respinto il ricorso dell’Agenzia, confermando che la “clausola di salvaguardia” della legge regionale tutela i diritti acquisiti, garantendo l’applicazione del calcolo più favorevole.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Abbattimento indennità buonuscita: la Cassazione fa chiarezza sulla normativa siciliana

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha posto fine a una controversia fiscale riguardante il corretto abbattimento dell’indennità di buonuscita per un ex dipendente di un consorzio pubblico siciliano. La decisione consolida un importante principio a tutela dei lavoratori andati in pensione prima di una specifica data, confermando l’applicazione di un regime fiscale più favorevole previsto da una legge regionale.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dalla richiesta di rimborso presentata da un contribuente, ex dipendente di un Consorzio per lo Sviluppo Industriale in Sicilia. Al momento della liquidazione della sua indennità di fine rapporto, era stata applicata una ritenuta fiscale calcolata con una detrazione del 24%. Il lavoratore, tuttavia, sosteneva di aver diritto a una detrazione ben più consistente, pari al 50% della base imponibile, come previsto da una specifica legge della Regione Siciliana (l.r. n. 21/2003).

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari avevano dato ragione al contribuente. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo errata tale interpretazione, ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione delle normative fiscali nazionali e regionali.

La Questione Giuridica e l’abbattimento dell’indennità di buonuscita

Il fulcro della questione ruotava attorno all’interpretazione dell’articolo 20, comma 6, della legge regionale siciliana n. 21 del 2003. Questa norma ha modificato le modalità di calcolo della buonuscita per i dipendenti regionali a partire dal 1° gennaio 2004, allineandole a quelle statali. Tuttavia, la stessa legge ha inserito una fondamentale clausola di salvaguardia.

Questa clausola stabilisce che, per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 2003, continuano ad applicarsi le precedenti modalità di calcolo regionali. Il vecchio sistema prevedeva un abbattimento della base imponibile del 50%, a fronte di una ripartizione paritaria dei contributi tra datore di lavoro e lavoratore.

L’Agenzia delle Entrate contestava questa interpretazione, ma la Corte di Cassazione ha ritenuto il suo ricorso infondato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su un orientamento già consolidato con una precedente ordinanza (n. 19786/2023). I giudici hanno sottolineato che la norma regionale contiene una chiara clausola di tutela per i diritti acquisiti dai lavoratori collocati a riposo prima del 1° gennaio 2004.

Nel caso specifico, era pacifico che il contribuente fosse andato in pensione il 18 dicembre 2003. Pertanto, rientrava pienamente nel perimetro di applicazione della clausola di salvaguardia. La sua indennità di buonuscita doveva essere calcolata secondo le vecchie e più favorevoli regole regionali, che prevedevano appunto l’abbattimento del 50% della base imponibile.

La decisione impugnata, quella della Commissione Tributaria Regionale, è stata quindi giudicata conforme alla corretta interpretazione del quadro normativo e, di conseguenza, esente da censure. Il ricorso dell’amministrazione finanziaria è stato respinto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione ribadisce un principio cruciale per i dipendenti pubblici della Regione Siciliana andati in pensione alla fine del 2003. La “clausola di salvaguardia” non è una mera formalità, ma una disposizione sostanziale che protegge le aspettative maturate sotto il vigore della precedente legislazione. La sentenza conferma che il passaggio a un nuovo sistema di calcolo non può pregiudicare i diritti relativi all’anzianità di servizio già maturata. Per i contribuenti in situazioni analoghe, questa decisione rappresenta un solido precedente a cui fare riferimento per ottenere il corretto trattamento fiscale della propria indennità di buonuscita.

Qual era il punto centrale della controversia legale?
La controversia riguardava se a un ex dipendente pubblico siciliano, andato in pensione il 18 dicembre 2003, dovesse essere applicata una detrazione del 50% sulla sua indennità di buonuscita, come previsto dalla vecchia normativa regionale, oppure una detrazione inferiore secondo le nuove regole.

Perché la data del pensionamento del lavoratore è stata decisiva?
La data è stata cruciale perché la legge regionale siciliana (l.r. n. 21/2003) ha introdotto nuove regole di calcolo a partire dal 1° gennaio 2004, ma ha incluso una clausola di salvaguardia per chi aveva maturato l’anzianità fino al 31 dicembre 2003. Essendo andato in pensione prima della scadenza, il lavoratore rientrava pienamente nel regime più favorevole.

Cosa ha stabilito la Corte di Cassazione riguardo la clausola di salvaguardia?
La Corte ha stabilito che la clausola di salvaguardia deve essere interpretata come una norma di tutela dei diritti acquisiti. Di conseguenza, per l’anzianità maturata prima del 31 dicembre 2003, devono continuare ad applicarsi le precedenti modalità di calcolo regionali, che prevedevano un abbattimento della base imponibile del 50%.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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