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Violata consegna arma: quando è reato per un militare?

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per violata consegna arma a un militare che aveva lasciato la pistola d’ordinanza in un’auto di servizio, da cui era stata poi rubata. La Corte ha stabilito che le circolari e i regolamenti generali sulla custodia delle armi sono parte integrante della “consegna” (ordine di servizio), anche se non esplicitamente richiamati. Pertanto, la scelta deliberata di non portare l’arma con sé, contravvenendo a tali regole, costituisce un reato doloso e non una semplice negligenza.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Lasciare l’arma di servizio in auto è reato? Il caso della violata consegna arma

Un militare in servizio che lascia la propria arma d’ordinanza incustodita in auto commette una semplice negligenza o un reato? La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha fornito una risposta netta, affrontando il tema della violata consegna arma. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere l’ampiezza dei doveri di un militare e la natura degli ordini di servizio. Vediamo come la Suprema Corte ha interpretato la condotta di un Brigadiere della Guardia di Finanza, la cui pistola è stata rubata dall’auto di servizio.

I fatti del caso

Un Brigadiere Capo della Guardia di Finanza, comandato per un’attività di polizia giudiziaria in abiti civili, decideva di lasciare la propria pistola d’ordinanza all’interno di uno zaino, riposto nell’auto di servizio parcheggiata sulla pubblica via. Durante il servizio, ignoti forzavano il veicolo e rubavano lo zaino, sottraendo anche l’arma. Per questo fatto, il militare veniva giudicato responsabile del delitto di violata consegna aggravata (art. 120 c.p.m.p.) sia in primo grado che in appello. La difesa del militare ricorreva in Cassazione, sostenendo principalmente due punti: l’assenza di un ordine specifico (consegna) sulla custodia dell’arma nell’ordine di servizio giornaliero e la natura, al più, colposa e non dolosa della sua condotta.

La decisione della Corte di Cassazione e la violata consegna arma

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la condanna del militare. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del concetto di “consegna”. Secondo i giudici, la consegna non è costituita solo dall’ordine di servizio specifico e contingente, ma include anche tutto il complesso di prescrizioni e regolamenti, generali e permanenti, che disciplinano le modalità di esecuzione di un determinato servizio.
Nel caso specifico, l’ordine di svolgere un servizio armato implicava necessariamente l’osservanza di tutte le norme relative alla custodia e al porto dell’arma, anche se non esplicitamente richiamate. Tra queste norme rientrava una precisa circolare del Comando Generale che vietava di custodire le armi in borse o simili e ne prescriveva il porto indosso durante i servizi in abiti civili.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito che le disposizioni di carattere generale, specialmente quelle rilevanti per la corretta esecuzione di un ordine specifico, formano parte integrante della consegna. L’abbandono dell’arma in un veicolo incustodito costituisce quindi una violazione diretta di una prescrizione specifica relativa alla custodia, che è precondizione essenziale per l’espletamento del servizio armato.
I giudici hanno inoltre respinto la tesi della condotta colposa. L’elemento psicologico del reato di violata consegna è il dolo generico, che consiste nella coscienza e volontà di non adempiere alla consegna ricevuta. Nel momento in cui il militare ha deliberatamente scelto di lasciare l’arma in auto, ritenendo “inopportuno” portarla con sé, ha scientemente violato le precise regole di custodia. La sua stessa ammissione scritta, in cui riconosceva di aver lasciato l’arma nel veicolo, ha confermato la piena consapevolezza della condotta e la volontà di non attenersi alle prescrizioni. È irrilevante, ai fini del dolo, il convincimento del militare che la sua condotta non potesse influire sull’efficienza del servizio; ciò che conta è la volontaria inosservanza della regola.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto di notevole importanza: la “consegna” militare non si esaurisce nell’ordine del giorno, ma è un concetto ampio che ingloba tutte le normative, circolari e regolamenti che disciplinano un servizio. Per il reato di violata consegna arma, non è necessaria una specifica menzione delle modalità di custodia nell’ordine giornaliero, poiché l’obbligo di servizio armato presuppone la piena osservanza di tutte le disposizioni pertinenti. La scelta consapevole di contravvenire a tali disposizioni integra il dolo richiesto dalla norma, escludendo che si possa parlare di semplice negligenza. Questa decisione ribadisce l’elevato standard di diligenza e responsabilità richiesto ai militari, specialmente nella gestione dell’armamento in dotazione.

Un militare commette il reato di violata consegna se l’ordine di servizio non menziona specificamente le regole di custodia dell’arma?
Sì. Secondo la Corte, l’ordine di effettuare un servizio armato richiama implicitamente tutte le disposizioni generali e specifiche che regolano l’uso e la custodia delle armi. Queste disposizioni, come le circolari di comando, formano parte integrante della “consegna”.

Per configurare il reato di violata consegna arma è necessario che il militare abbia l’intenzione di farla rubare?
No. Il reato si configura con “dolo generico”, ovvero è sufficiente la coscienza e la volontà di non rispettare la consegna ricevuta (in questo caso, le regole di custodia dell’arma). Non è necessario un fine specifico, come l’intenzione di farla sottrarre.

Abbandonare l’arma di servizio in un veicolo incustodito è una semplice negligenza o un reato doloso?
La sentenza chiarisce che si tratta di un reato doloso di violata consegna. La scelta deliberata di lasciare l’arma in auto, contravvenendo alle precise disposizioni che ne impongono il porto indosso, integra la volontà di violare la consegna, escludendo la semplice colpa o negligenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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