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Truffa online aggravata: la Cassazione conferma

Un venditore è stato condannato per truffa online aggravata per aver venduto scarpe online senza mai consegnarle. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, confermando che la vendita a distanza costituisce di per sé un’aggravante di minorata difesa per l’acquirente, anche se il truffatore utilizza la propria vera identità. La Corte ha sottolineato come la distanza fisica impedisca un controllo efficace sul bene e faciliti la condotta illecita del venditore.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Truffa Online Aggravata: La Distanza Giustifica la Maggiore Pena

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18585/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità: la truffa online aggravata. Il caso esaminato offre spunti fondamentali per comprendere quando la vendita a distanza possa integrare l’aggravante della minorata difesa, anche se il venditore sembra agire in trasparenza utilizzando la propria identità. La decisione sottolinea come il mezzo telematico e la distanza fisica tra le parti creino di per sé uno squilibrio a favore del truffatore.

I Fatti: La Vendita Online Mai Conclusa

Il caso riguarda un giovane condannato in via definitiva per aver commesso sette episodi di truffa. Lo schema era semplice ma efficace: l’imputato proponeva in vendita online scarpe da ginnastica, si faceva pagare in anticipo dalle vittime ma non spediva mai la merce. Per guadagnare la fiducia degli acquirenti, utilizzava diverse strategie, come l’invio di foto del prodotto, l’uso di documenti postali contraffatti per simulare la spedizione e, in alcuni casi, forniva persino le proprie generalità e copia del documento d’identità. Nonostante ciò, una volta ricevuto il denaro, si rendeva irreperibile.

Il Nodo Giuridico: Quando Scatta la Truffa Online Aggravata?

Il punto centrale del ricorso in Cassazione verteva sull’applicazione dell’aggravante della minorata difesa, prevista dall’articolo 61, n. 5 del codice penale. La difesa dell’imputato sosteneva che tale aggravante non potesse essere applicata, poiché il venditore aveva utilizzato la sua vera identità, il suo profilo social e aveva persino inviato i suoi documenti, mettendo quindi gli acquirenti in condizione di identificarlo. Secondo questa tesi, mancava l’approfittamento di una situazione di debolezza della vittima.
La Corte di Cassazione, tuttavia, ha sposato una linea interpretativa differente, confermando la decisione della Corte d’Appello di Perugia, la quale aveva riconosciuto la sussistenza dell’aggravante.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello logica e coerente con i principi di diritto. Le ragioni principali alla base del rigetto del ricorso possono essere così sintetizzate:

1. La Distanza come Fattore Decisivo: Il contatto tra venditore e acquirente è sempre avvenuto esclusivamente online o telefonicamente. Non vi è mai stato un incontro di persona. Questa distanza fisica, secondo la Corte, determina una posizione di intrinseco vantaggio per il venditore. Egli può facilmente schermare la propria identità reale (nonostante l’invio di un documento), evitare un controllo diretto e preventivo sulla merce e sulla sua effettiva disponibilità, e soprattutto può rendersi irreperibile con maggiore facilità dopo aver ricevuto il pagamento.

2. Irrilevanza dell’Uso della Vera Identità: L’invio di un documento d’identità o l’uso di un profilo social personale non sono sufficienti a escludere l’aggravante. Questi gesti, infatti, possono essere parte della stessa messa in scena fraudolenta, finalizzata a tranquillizzare l’acquirente e a indurlo al pagamento. La minorata difesa non deriva tanto dall’anonimato del venditore, quanto dall’impossibilità per l’acquirente di esercitare un controllo effettivo sulla transazione.

3. Distinzione da Altri Precedenti: La Corte ha chiarito la differenza rispetto ad altri casi in cui l’aggravante era stata esclusa. In quei casi, al contatto online erano seguiti incontri di persona per la visione o la cessione del bene. Nella vicenda in esame, invece, l’intera trattativa si è svolta a distanza, mantenendo costante quella situazione di squilibrio che giustifica l’applicazione dell’aggravante.

Conclusioni

La sentenza n. 18585/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio di fondamentale importanza per la tutela degli acquirenti nelle compravendite online. La truffa online aggravata dalla minorata difesa non richiede necessariamente l’anonimato o l’uso di false generalità da parte del truffatore. La semplice modalità della transazione, se condotta interamente a distanza, è di per sé sufficiente a creare una condizione di svantaggio per l’acquirente, legittimando un trattamento sanzionatorio più severo. Questa interpretazione rafforza la protezione delle vittime di frodi telematiche e funge da monito per chi intende sfruttare le dinamiche del commercio elettronico per scopi illeciti.

Vendere online e non spedire la merce è sempre truffa aggravata?
Non automaticamente, ma questa sentenza chiarisce che se l’intera trattativa si svolge a distanza, senza alcun incontro di persona, è altamente probabile che venga riconosciuta l’aggravante della minorata difesa, poiché la distanza stessa pone l’acquirente in una posizione di debolezza.

Se il venditore usa il suo vero nome e documento d’identità, può comunque essere condannato per truffa online aggravata?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’uso della vera identità non esclude l’aggravante se le modalità della vendita (esclusivamente online) impediscono di fatto all’acquirente di verificare il bene e la buona fede del venditore, rendendo più facile per quest’ultimo sottrarsi ai propri obblighi dopo aver incassato il denaro.

Qual è la differenza pratica tra una truffa online semplice e una aggravata dalla minorata difesa?
La differenza principale risiede nella pena, che è significativamente più severa nel caso di truffa aggravata. L’aggravante si applica quando il reo approfitta di circostanze, come la distanza fisica nella vendita online, che rendono più difficile per la vittima difendersi e proteggere i propri interessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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