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Truffa aggravata online: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23434/2025, si è pronunciata su un caso di truffa aggravata online. La Corte ha confermato la condanna dell’imputato, chiarendo che l’utilizzo di internet per commettere la truffa integra l’aggravante della minorata difesa, data la difficoltà per la vittima di verificare l’identità e l’affidabilità della controparte.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Truffa aggravata online: la Cassazione stabilisce i criteri per la minorata difesa

La diffusione delle transazioni digitali ha portato con sé nuove sfide per il diritto penale, in particolare per reati come la truffa. Con la recente sentenza n. 23434 del 2025, la Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione è intervenuta per fare chiarezza su un punto cruciale: quando una truffa aggravata online integra la circostanza della minorata difesa. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione sulla tutela delle vittime nel contesto del web.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un soggetto condannato in primo e secondo grado per il reato di truffa. L’imputato aveva pubblicato un annuncio su una nota piattaforma di e-commerce per la vendita di un prodotto tecnologico a un prezzo molto vantaggioso. Una volta ricevuto il pagamento anticipato dalla vittima tramite bonifico, l’imputato era sparito senza mai spedire la merce e rendendosi irreperibile. La difesa dell’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione, contestando in particolare il riconoscimento dell’aggravante della minorata difesa, sostenendo che l’acquirente avrebbe potuto agire con maggiore prudenza.

La questione giuridica sulla truffa aggravata online

Il nodo centrale della questione era stabilire se il semplice fatto di commettere una truffa attraverso una piattaforma online fosse sufficiente a configurare l’aggravante della minorata difesa, prevista dall’articolo 61, n. 5, del Codice Penale. Questa aggravante si applica quando il colpevole ha approfittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona tali da ostacolare la pubblica o privata difesa. La difesa sosteneva che l’ambiente digitale non crea automaticamente una condizione di vulnerabilità, ma la giurisprudenza prevalente si muoveva in direzione opposta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la condanna e il riconoscimento dell’aggravante. Gli Ermellini hanno ribadito un principio ormai consolidato: le transazioni online, per loro natura, pongono la vittima in una posizione di debolezza. La distanza tra le parti e l’uso di pseudonimi o dati fittizi rendono estremamente difficile per l’acquirente verificare l’identità del venditore e l’effettiva esistenza del bene offerto. Questa asimmetria informativa e la difficoltà di controllo sono state ritenute sufficienti per integrare la fattispecie della truffa aggravata online.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte ha spiegato che la minorata difesa nel contesto telematico non deriva da una presunta ingenuità della vittima, ma dalle caratteristiche strutturali del mezzo utilizzato. L’autore del reato sfrutta la fiducia che le persone ripongono nelle transazioni digitali e la distanza fisica che impedisce un controllo immediato. Secondo i giudici, il venditore online disonesto approfitta della ‘distanza’ e dell’ ‘anonimato’ garantiti dalla rete, elementi che, combinati, ostacolano la capacità di difesa della vittima, la quale si affida unicamente a informazioni fornite dalla controparte e difficilmente verificabili. Di conseguenza, il contesto operativo del web è stato considerato un ‘luogo’ che facilita l’azione del truffatore e indebolisce la posizione della vittima.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento fondamentale per la tutela dei consumatori e degli utenti del web. Stabilisce che chi commette una truffa online non può appellarsi alla presunta negligenza della vittima, poiché è proprio il contesto digitale a creare una condizione di vulnerabilità intrinseca. Questa decisione rafforza la protezione legale per chi acquista online e serve da monito per chi intende utilizzare la rete a scopi illeciti: la truffa aggravata online è un reato che viene sanzionato con maggiore severità, tenendo conto delle specifiche insidie del mondo digitale.

Quando una truffa commessa su internet è considerata ‘aggravata’?
Secondo la Corte di Cassazione, una truffa online è aggravata quando l’autore sfrutta le caratteristiche proprie del web, come la distanza e la difficoltà di verifica dell’identità, per ostacolare la difesa della vittima. Questa condizione integra l’aggravante della minorata difesa.

Cosa si intende per ‘minorata difesa’ in un contesto online?
Per minorata difesa si intende la situazione di vulnerabilità in cui si trova l’acquirente a causa dell’impossibilità di controllare di persona il bene e di verificare l’identità reale del venditore. L’ambiente digitale crea un’asimmetria informativa che avvantaggia il truffatore.

La negligenza della vittima può escludere l’aggravante?
No, la Corte ha chiarito che l’aggravante non è esclusa da una possibile mancanza di prudenza da parte della vittima. La vulnerabilità è considerata una caratteristica intrinseca delle transazioni a distanza su internet, di cui il reo approfitta consapevolmente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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