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Travisamento della prova: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10293/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso basato sul vizio di travisamento della prova. L’imputato contestava il riconoscimento effettuato da un testimone, ma la Corte ha stabilito che non si può parlare di travisamento quando la difesa si limita a proporre una diversa interpretazione delle prove già valutate dal giudice di merito. Il ricorso è stato respinto con condanna alle spese e al pagamento di una sanzione.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Travisamento della Prova: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Ricorso

Il concetto di travisamento della prova è uno strumento cruciale a disposizione della difesa per contestare una sentenza, ma i suoi confini sono netti e rigorosi. Con la recente ordinanza n. 10293 del 2024, la Corte di Cassazione torna a ribadire quando un ricorso basato su tale vizio possa essere considerato ammissibile e quando, invece, sconfini in una inaccettabile richiesta di rivalutazione del merito. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso in Esame: Un Riconoscimento Contestato

La vicenda processuale nasce dal ricorso di un imputato condannato dalla Corte d’Appello di Roma. La difesa ha presentato un unico motivo di ricorso alla Suprema Corte, lamentando un vizio di motivazione per travisamento della prova. Nello specifico, si contestava il riconoscimento dell’imputato che, secondo la sentenza di secondo grado, sarebbe stato effettuato da un testimone e riferito in aula da un operante di polizia. La difesa sosteneva che, in realtà, tale riconoscimento diretto non fosse mai avvenuto in aula da parte del primo testimone, creando così una discrepanza fondamentale.

Il Vizio di Travisamento della Prova Secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo di ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per delineare con precisione i contorni del vizio denunciato. I giudici hanno chiarito che il travisamento della prova non può essere confuso con una semplice divergenza interpretativa. Il vizio sussiste solo in due ipotesi ben definite:

1. Quando una prova non è stata affatto valutata dal giudice di merito.
2. Quando una prova è stata considerata in termini “incontrovertibilmente difformi” dal suo contenuto oggettivo, cioè dal suo “significante” (ciò che la prova dice testualmente o mostra) e non dal suo “significato” (l’interpretazione che il giudice ne dà).

In altre parole, per contestare validamente una sentenza per travisamento, la difesa deve dimostrare che il giudice ha letto o riportato in sentenza un’informazione palesemente errata o inesistente nel fascicolo processuale.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva specificamente indicato nella sua sentenza la pagina della trascrizione d’udienza in cui l’operante di polizia riferiva del riconoscimento. La difesa, invece di evidenziare un errore materiale nella trascrizione o nella sua lettura da parte dei giudici, si è limitata a sottolineare un “contrasto” percepito tra quanto dichiarato dall’operante e la deposizione dell’altro testimone. Secondo la Cassazione, questo non costituisce un travisamento, ma un tentativo di spingere la Suprema Corte a una nuova e diversa valutazione delle prove, un’attività che è preclusa al giudice di legittimità. Il ricorso si trasformava, di fatto, in una contestazione sul merito della credibilità e del peso dato alle diverse testimonianze, e non su un errore procedurale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione riafferma un principio fondamentale del processo penale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Il ricorso per travisamento della prova è uno strumento potente ma tecnico, che deve essere utilizzato per censurare errori fattuali macroscopici e documentabili nella gestione del materiale probatorio da parte del giudice. Non può diventare un pretesto per riproporre la propria interpretazione delle prove. La conseguenza per il ricorrente è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

In cosa consiste il vizio di ‘travisamento della prova’?
Consiste in un errore del giudice che valuta una prova in modo palesemente difforme dal suo contenuto oggettivo (il ‘significante’), ad esempio affermando che un atto riporta un’informazione che in realtà non contiene. Non riguarda la diversa interpretazione del significato di una prova correttamente riportata.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la difesa non ha dimostrato un reale travisamento, ma si è limitata a evidenziare un presunto contrasto tra le testimonianze, contestando così la valutazione di merito del giudice, attività non consentita in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo specifico caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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