Trattenimento Corrispondenza Detenuto: la Cassazione Chiarisce i Limiti
Il diritto alla corrispondenza per chi si trova in stato di detenzione è un principio fondamentale, ma non è assoluto. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione si è pronunciata sul trattenimento corrispondenza detenuto, stabilendo quando tale misura restrittiva sia legittima. Il caso analizzato offre spunti cruciali per comprendere il bilanciamento tra i diritti del detenuto e le esigenze di sicurezza e prevenzione dei reati. La Suprema Corte ha confermato la decisione di un tribunale che aveva disposto il blocco di una lettera ritenuta ambigua e potenzialmente veicolo di messaggi cifrati.
I Fatti di Causa
Un detenuto presentava ricorso in Cassazione avverso l’ordinanza del Tribunale che confermava il provvedimento di trattenimento di una lettera a lui indirizzata dalla moglie. Il ricorrente basava la sua impugnazione su due motivi principali:
1. Incompetenza funzionale: Sosteneva che l’organo giudiziario che aveva deciso in prima istanza (la Corte di Appello) non fosse competente a valutare la richiesta.
2. Violazione di legge e vizio di motivazione: Contestava la fondatezza delle ragioni che avevano portato al trattenimento della missiva, ritenendole infondate e illogiche.
La lettera in questione, corredata da rilievi fotografici, era stata bloccata perché il suo contenuto era stato giudicato sospetto.
La Decisione della Corte sul Trattenimento Corrispondenza Detenuto
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambe le doglianze del detenuto. In primo luogo, ha fugato ogni dubbio sulla competenza, affermando che, data la posizione giuridica di ‘appellante’ del detenuto, la competenza a decidere in prima istanza spettava correttamente al Presidente della Corte di Appello, come previsto dalla normativa sull’ordinamento penitenziario (art. 18-ter, l. 354/1975).
L’analisi del contenuto “equivoco”
Il punto centrale della decisione riguarda il secondo motivo di ricorso. La Corte ha ritenuto le censure manifestamente infondate e meramente rivalutative, avallando pienamente la logica del provvedimento impugnato. Il Tribunale aveva rilevato che dalla lettera emergevano riferimenti a luoghi, incontri, persone e dati numerici che, considerati nel loro insieme, rendevano la comunicazione ‘equivoca’.
Le Motivazioni della Cassazione
Le motivazioni della Suprema Corte si concentrano sulla correttezza logico-giuridica della valutazione operata dai giudici di merito. La Corte ha osservato che la combinazione di vari elementi presenti nella lettera, come la ripetizione frequente di alcuni nomi, il richiamo a specifici incontri e, soprattutto, l'”anomala precisazione di dati numerici eccentrici ed eccessivi”, creava un quadro comunicativo potenzialmente allusivo. Tale contenuto appariva comprensibile nel suo vero significato solo al destinatario e poteva veicolare messaggi legati al contesto criminale di appartenenza del detenuto. Per questi motivi, il trattenimento corrispondenza detenuto è stato ritenuto un atto giustificato e correttamente motivato, in quanto volto a prevenire comunicazioni illecite.
Le Conclusioni
Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione riafferma un principio importante: il controllo sulla corrispondenza dei detenuti può portare al suo trattenimento non solo in presenza di contenuti palesemente illegali, ma anche quando l’insieme degli elementi comunicativi risulta ambiguo e sospetto. Una comunicazione può essere bloccata se appare potenzialmente finalizzata a trasmettere messaggi cifrati relativi ad attività criminali. La decisione sottolinea che la valutazione del giudice di merito, se logicamente argomentata e priva di vizi di legge, non è sindacabile in sede di legittimità, specialmente quando il ricorso si limita a proporre una diversa lettura dei fatti.
Quando è legittimo il trattenimento della corrispondenza di un detenuto?
È legittimo quando il contenuto della comunicazione, analizzato nel suo complesso, risulta equivoco e potenzialmente allusivo a significati nascosti comprensibili solo al destinatario, specialmente se legati a contesti criminali. La presenza di dati anomali, ripetizioni e riferimenti specifici può giustificare il provvedimento.
Quale autorità è competente a decidere in prima istanza sul trattenimento della posta per un detenuto che è anche appellante?
Secondo la normativa citata nell’ordinanza, la competenza in prima istanza spetta al Presidente della Corte di Appello quando il detenuto riveste la posizione giuridica di appellante.
Un ricorso in Cassazione può contestare la valutazione dei fatti compiuta da un altro tribunale?
No, il ricorso in Cassazione non può limitarsi a chiedere una nuova valutazione dei fatti. Se la motivazione del provvedimento impugnato è logica e priva di errori di diritto, un ricorso che si limita a una critica ‘meramente rivalutativa’ viene dichiarato inammissibile.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 28851 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 28851 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 03/07/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a COGNOME il 03/02/1961
avverso l’ordinanza del 07/03/2025 del TRIBUNALE di CATANZARO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
..è
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Rilevato che la censura dedotta nel primo motivo di ricorso di NOME COGNOME circa l’incompetenza della Corte di appello di Catanzaro a valutare la richiesta di trattenimento della missiva in favore del Magistrato di sorveglianza di Spoleto è manifestamente infondata, giustificandosi la competenza del Presidente della Corte di appello in prima istanza per il fatto che COGNOME rivestiva la posizione giuridica di appellante e, quindi, ai sensi dell’art. 279 cod. proc. pen. richiamato dal comma 3, lett. b) dell’art. 18-ter I. 26 luglio 1975, n. 354 (Ord. pen.).
Considerato che sono inammissibili anche le doglianze di cui al secondo motivo di impugnazione, relative alla violazione di legge e al vizio di motivazione in relazione ai presupposti del trattenimento, in quanto manifestamente infondate e meramente rivalutative. E ciò a fronte di argomentazioni scevre da vizi logici e giuridici del provvedimento impugnato, in cui il Tribunale di Catanzaro, nel rigettare il reclamo avverso il trattenimento della missiva, indirizzata al detenuto dalla moglie e corredata da rilievi fotografici, ha rilevato che dalla disamina della stessa emergono riferimenti a luoghi, incontri, dati numerici e persone, che, unitariamente considerati, rendono la comunicazione complessivamente equivoca. Ha, inoltre, osservato che l’associazione di detti dati e, segnatamente, la frequente ripetizione di taluni nominativi, in uno al richiamo a precipui incontri e all’anomala precisazione di dati numerici eccentrici ed eccessivi – per grado di dettaglio – rispetto alle circostanze fattuali cui pertengono e che si vorrebbero comunicare, ridondi sul complessivo contenuto comunicativo della corrispondenza che appare potenzialmente allusivo a significati noti e comprensibili al solo destinatario, quindi suscettibile di veicolare messaggi relativi al contesto criminale di appartenenza del predetto. Ha, pertanto, ritenuto che il contenuto dell’incarto in oggetto giustifichi il provvedimento di trattenimento, per come correttamente valutato e motivato dal Giudice di prima istanza. Corte di Cassazione – copia non ufficiale
Considerato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, non ricorrendo ipotesi di esonero, al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, determinabile in tremila euro, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 3 luglio 2025.