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Trattazione orale: nullità se negata in appello

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna della Corte d’Appello a causa di un grave vizio di procedura. La difesa dell’imputato aveva tempestivamente richiesto la trattazione orale del processo d’appello, ma la Corte territoriale ha erroneamente celebrato il giudizio con rito camerale non partecipato. Secondo la Suprema Corte, questa omissione integra una nullità generale per violazione del diritto di difesa, rendendo invalida la decisione e imponendo un nuovo processo.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trattazione Orale: Quando la sua Omissione Annulla la Sentenza d’Appello

Il diritto alla difesa e al contraddittorio rappresenta uno dei pilastri fondamentali del giusto processo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7733/2024) ribadisce con forza questo principio, chiarendo che l’omessa celebrazione della trattazione orale in appello, quando tempestivamente richiesta dalla difesa, determina la nullità insanabile della sentenza. Questo caso, nato da un errore procedurale, evidenzia l’importanza cruciale del rispetto delle forme processuali, anche quelle disciplinate da normative emergenziali.

I Fatti del Processo: Un Errore Procedurale Decisivo

Il caso riguarda un imputato condannato in primo grado per il reato di cui all’art. 495 c.p. La difesa proponeva appello e, in conformità con la disciplina transitoria ancora vigente (derivante dalla legislazione emergenziale Covid-19), presentava telematicamente una richiesta formale per la trattazione orale del processo. La richiesta veniva inviata nel pieno rispetto del termine di quindici giorni liberi prima dell’udienza, fissata per il 20 giugno 2023.

Tuttavia, per una svista della cancelleria, la richiesta non veniva presa in considerazione. Di conseguenza, la Corte d’Appello procedeva secondo il rito camerale non partecipato, confermando la condanna. La difesa, a questo punto, proponeva ricorso per cassazione, denunciando la violazione delle norme procedurali e, in particolare, del diritto dell’imputato a un’udienza pubblica e partecipata.

La Questione Giuridica e la violazione del diritto alla trattazione orale

Il fulcro della questione legale risiede nell’interpretazione e applicazione della normativa transitoria che, per un certo periodo, ha sostituito l’udienza pubblica con un procedimento scritto (cartolare), salvo richiesta di discussione orale. L’art. 23-bis del d.l. n. 137 del 2020 stabiliva chiaramente che le parti potevano richiedere la trattazione orale entro un termine perentorio.

Nel caso di specie, la difesa aveva rispettato tale termine. L’errore della Corte d’Appello nel non dare seguito a tale istanza ha configurato una violazione diretta del contraddittorio. La Suprema Corte è stata quindi chiamata a decidere se un simile errore, ancorché dovuto a un disguido amministrativo, fosse sufficiente a invalidare l’intera sentenza di secondo grado.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso della difesa, ritenendo il primo motivo assorbente rispetto agli altri. Gli Ermellini hanno affermato che lo svolgimento del processo con rito camerale non partecipato, a fronte di una rituale e tempestiva richiesta di trattazione orale, determina una nullità generale a regime intermedio per violazione del contraddittorio, come previsto dall’art. 178 c.p.p.

I giudici hanno specificato che si tratta di un’invalidità processuale verificatasi nel corso del giudizio di appello. Tale vizio, ai sensi dell’art. 180 c.p.p., può essere validamente dedotto con il ricorso per cassazione, proprio come avvenuto. La Corte ha sottolineato che la causa dell’errore (la “svista della Cancelleria”) è irrilevante. Ciò che conta è l’effetto oggettivo: la lesione del diritto di difesa, che non ha potuto esplicarsi pienamente nella sede pubblica e dialettica richiesta.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito sull’intangibilità delle garanzie processuali. La Corte di Cassazione, annullando la sentenza impugnata con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello (quella di Perugia), ha riaffermato che il diritto a un’udienza pubblica e a una discussione orale, quando previsto e richiesto, non può essere sacrificato per esigenze di celerità o a causa di errori amministrativi. La decisione ribadisce che il corretto svolgimento del processo è esso stesso una forma di giustizia, e la sua violazione non può che portare all’invalidità degli atti compiuti in spregio delle regole.

Se la difesa chiede tempestivamente la trattazione orale in appello, il giudice può procedere con rito camerale non partecipato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se la difesa inoltra una rituale e tempestiva richiesta di trattazione orale, il giudice d’appello ha l’obbligo di disporre che il giudizio si svolga in udienza pubblica e partecipata. Procedere diversamente costituisce un errore che invalida la sentenza.

Qual è la conseguenza se un giudice d’appello ignora la richiesta di trattazione orale e decide la causa con rito camerale?
L’omissione della trattazione orale richiesta determina una nullità generale a regime intermedio della sentenza per violazione del contraddittorio e del diritto di difesa. Tale nullità può essere fatta valere con ricorso per cassazione.

Un errore della cancelleria che non trasmette la richiesta di trattazione orale al giudice può giustificare lo svolgimento del rito camerale?
No. La sentenza chiarisce che l’errore, anche se causato da una “svista della Cancelleria”, non sana il vizio. L’effetto è sempre la nullità della sentenza, poiché ciò che rileva è la violazione oggettiva del diritto della difesa a partecipare all’udienza pubblica richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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