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Trattazione orale non comunicata: sentenza nulla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per truffa emessa dalla Corte d’Appello. Il motivo è un grave vizio procedurale: la mancata comunicazione a uno degli imputati della trasformazione del processo d’appello da rito cartolare a trattazione orale, richiesta da un altro coimputato. Secondo la Suprema Corte, questa omissione lede il diritto di difesa e costituisce una nullità assoluta, imponendo la celebrazione di un nuovo processo d’appello.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trattazione Orale Non Comunicata: La Cassazione Annulla la Sentenza d’Appello

Nel processo penale, il rispetto delle forme non è un mero formalismo, ma la garanzia fondamentale del diritto di difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22638/2025) ribadisce questo principio, annullando una condanna per un vizio procedurale apparentemente semplice ma dalle conseguenze devastanti: la mancata comunicazione del passaggio alla trattazione orale del processo d’appello. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da una condanna per truffa aggravata emessa dal Tribunale di Torre Annunziata e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Napoli. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso in Cassazione lamentando diverse violazioni procedurali, sia nel primo che nel secondo grado di giudizio.

I Motivi del Ricorso: Focus sulla Trattazione Orale

Tra i vari motivi di ricorso, due erano di natura prettamente procedurale:
1. Una presunta nullità nel processo di primo grado, legata a un rinvio d’udienza non comunicato.
2. Una nullità nel processo d’appello, ben più critica, relativa alla violazione dell’art. 598-bis del codice di procedura penale.

Il difensore sosteneva che, sebbene il processo d’appello fosse stato inizialmente fissato con rito cartolare (basato solo su atti scritti), la richiesta di trattazione orale avanzata da un coimputato aveva cambiato le carte in tavola. Tuttavia, questa trasformazione del rito non era mai stata comunicata al suo assistito, che si era visto giudicare in un’udienza orale senza averne avuto notizia e, di conseguenza, senza la presenza del suo difensore di fiducia, sostituito da un difensore d’ufficio.

Le Motivazioni della Cassazione: il Diritto di Difesa Prevale

La Suprema Corte ha esaminato i motivi di ricorso con ordine logico, partendo dalle presunte nullità.

In primo luogo, ha rigettato l’eccezione relativa al processo di primo grado, chiarendo che un ‘cronoprogramma’ interno del tribunale non equivale a un decreto di rinvio formale e che le procedure di verifica della presenza delle parti e di nomina del difensore d’ufficio erano state svolte correttamente.

Il cuore della decisione, però, risiede nell’accoglimento del secondo motivo. La Corte ha ricostruito meticolosamente l’iter del processo d’appello, evidenziando che:
– Il processo era stato inizialmente fissato con il rito cartolare, previsto dalla normativa emergenziale.
– Un coimputato aveva legittimamente richiesto la trattazione orale.
– La Corte d’Appello, pur procedendo con il rito orale, aveva omesso di comunicare questa fondamentale modifica a tutte le altre parti processuali.
– Addirittura, le successive notifiche di rinvio continuavano a indicare erroneamente che il processo si sarebbe svolto con le modalità cartolari.

La Cassazione ha stabilito che tale omissione integra una violazione dell’art. 23-bis della legge n. 176/2020. La norma, applicabile ratione temporis, imponeva la comunicazione della trasformazione del rito a tutte le parti. Questa mancanza ha leso in modo irreparabile il diritto di rappresentanza e difesa dell’imputato, configurando una nullità assoluta e insanabile, ai sensi degli artt. 178 e 179 c.p.p. La presenza di un sostituto d’ufficio non può sanare un vizio che riguarda la mancata informazione al difensore di fiducia, l’unico in grado di esercitare pienamente il mandato difensivo.

Conclusioni

La sentenza si conclude con l’annullamento della decisione della Corte d’Appello e la trasmissione degli atti a una diversa sezione della stessa Corte per un nuovo giudizio. Questa pronuncia è un monito fondamentale sull’importanza del contraddittorio e del diritto di difesa. La scelta tra un rito cartolare e una trattazione orale non è indifferente e la possibilità per le parti di partecipare attivamente all’udienza deve essere sempre garantita. La mancata comunicazione di un cambiamento così essenziale nelle modalità di svolgimento del processo non è un mero errore, ma una violazione che mina le fondamenta del giusto processo e che, come in questo caso, porta inevitabilmente all’annullamento della sentenza.

Se una parte chiede la trattazione orale in un appello fissato con rito cartolare, le altre parti devono essere informate?
Sì, la Corte ha l’obbligo di comunicare a tutte le parti processuali la trasformazione del rito da cartolare a orale. L’omissione di tale comunicazione costituisce un grave vizio procedurale.

Cosa accade se la comunicazione del passaggio alla trattazione orale viene omessa?
L’omissione di questa comunicazione integra una nullità assoluta e insanabile del processo e della sentenza che ne deriva. Questo perché lede il diritto fondamentale dell’imputato alla rappresentanza e alla difesa tecnica da parte del proprio avvocato di fiducia.

La partecipazione di un difensore d’ufficio all’udienza orale sana la mancata comunicazione al difensore di fiducia?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la nomina e la partecipazione di un sostituto d’ufficio non possono sanare la nullità derivante dalla mancata notifica del cambio di rito al difensore di fiducia, poiché il vizio incide direttamente sul rapporto fiduciario e sull’esercizio del diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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