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Trasmissione atti: obbligo e sanzioni nel riesame

La Corte di Cassazione conferma che una misura cautelare perde efficacia se il Pubblico Ministero omette la trasmissione atti favorevoli al Tribunale del Riesame. Nella fattispecie, la mancata consegna del verbale di un interrogatorio collaborativo ha reso illegittima la misura dell’obbligo di dimora. La Corte ha stabilito che il giudice del riesame può rilevare d’ufficio tale omissione quando la natura favorevole dell’atto non è contestata, rafforzando le garanzie difensive nel procedimento cautelare.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trasmissione Atti Favorevoli: Quando la Misura Cautelare Diventa Inefficace

La corretta gestione del procedimento cautelare è un pilastro fondamentale dello stato di diritto, garantendo un equilibrio tra le esigenze investigative e i diritti fondamentali dell’individuo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione penale, la n. 33407/2025, interviene su un aspetto cruciale di questo equilibrio: l’obbligo del Pubblico Ministero di effettuare la trasmissione atti favorevoli all’indagato al Tribunale del Riesame. La pronuncia chiarisce che l’omissione di tale adempimento può portare a una sanzione processuale gravissima: la perdita di efficacia della misura cautelare.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso del Procuratore della Repubblica avverso un’ordinanza del Tribunale di Trento. Quest’ultimo aveva dichiarato inefficace la misura cautelare dell’obbligo di dimora applicata a un indagato. La ragione della decisione risiedeva nella mancata trasmissione, da parte dell’accusa, del verbale di un interrogatorio reso dall’indagato stesso dopo l’applicazione della misura ma prima dell’udienza di riesame.

Il Pubblico Ministero ricorrente sosteneva che l’omissione fosse dovuta a esigenze investigative e che l’indagato non avesse sollevato una specifica eccezione procedurale in udienza. Tuttavia, ammetteva la natura collaborativa, e quindi favorevole, delle dichiarazioni rese nell’interrogatorio non trasmesso. La difesa dell’indagato, dal canto suo, aveva fondato l’istanza di riesame proprio sulla cessazione delle esigenze cautelari, in particolare del pericolo di inquinamento probatorio, anche in virtù della collaborazione offerta.

La Decisione della Corte e l’Obbligo di Trasmissione Atti Favorevoli

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero, confermando in toto la decisione del Tribunale del Riesame. Gli Ermellini hanno ribadito il principio sancito dall’art. 309, comma 5, del codice di procedura penale, che impone all’autorità procedente di trasmettere tutti gli atti presentati a sostegno della richiesta di misura cautelare, inclusi gli elementi favorevoli all’indagato, sia quelli preesistenti sia quelli sopravvenuti.

La Corte ha specificato che un interrogatorio successivo, il cui contenuto sia oggettivamente favorevole alla posizione dell’indagato, rientra a pieno titolo in questa categoria. La sua trasmissione non è una facoltà discrezionale del PM, ma un obbligo funzionale a garantire al Tribunale del Riesame una valutazione completa e aggiornata sulla sussistenza dei presupposti per il mantenimento della misura.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nella valorizzazione del contraddittorio e del diritto di difesa nella fase cautelare. La Corte ha precisato che, sebbene di norma spetti all’indagato l’onere di specificare il contenuto favorevole degli atti non trasmessi di cui si duole, questa regola subisce un’eccezione fondamentale.

Quando, come nel caso di specie, l’indagato deduce una circostanza favorevole (la propria collaborazione, atta a far venir meno il pericolo di inquinamento probatorio) e la stessa Procura non solo non contesta, ma addirittura conferma la natura collaborativa dell’atto omesso, il Tribunale del Riesame ha il potere e il dovere di rilevare d’ufficio l’inadempimento. La mancata ostensione di un documento così palesemente rilevante per la decisione sulla permanenza delle esigenze cautelari costituisce una violazione procedurale che inficia la validità della misura stessa.

In sostanza, la Procura non può invocare esigenze investigative per sottrarsi a un obbligo di legge posto a garanzia della difesa. La mancata trasmissione atti favorevoli, se questi sono potenzialmente decisivi, determina la sanzione della perdita di efficacia della misura, come previsto dal comma 10 dell’art. 309 c.p.p.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio cardine del nostro sistema processuale: la completezza del materiale probatorio su cui il giudice è chiamato a decidere. Essa invia un messaggio chiaro ai Pubblici Ministeri sull’impossibilità di operare selezioni strategiche degli atti da trasmettere, soprattutto quando questi contengono elementi a favore dell’indagato. Per la difesa, la pronuncia conferma che la collaborazione attiva, se documentata, può e deve essere un elemento decisivo per la rivalutazione delle misure cautelari. Infine, il provvedimento riafferma il ruolo proattivo del Tribunale del Riesame quale custode della legalità del procedimento e dei diritti dell’individuo, anche al di là delle specifiche eccezioni sollevate dalle parti.

È sempre obbligatorio per il Pubblico Ministero trasmettere al Tribunale del Riesame gli atti successivi all’applicazione di una misura cautelare?
Sì, secondo la sentenza, è obbligatorio trasmettere tutti gli elementi sopravvenuti, specialmente se hanno un contenuto favorevole all’indagato, come un verbale di interrogatorio in cui emerge un comportamento collaborativo.

Cosa succede se il Pubblico Ministero omette la trasmissione di un atto favorevole all’indagato?
La conseguenza è la perdita di efficacia della misura cautelare, come previsto dall’articolo 309, comma 10, del codice di procedura penale. L’omissione di un atto rilevante vizia il procedimento di riesame.

L’indagato deve sempre eccepire formalmente la mancata trasmissione di un atto per ottenere l’inefficacia della misura?
No. La Corte chiarisce che se la natura favorevole dell’atto non è contestata dal Pubblico Ministero, o addirittura è da lui ammessa, il Tribunale del Riesame può rilevare d’ufficio la violazione e dichiarare l’inefficacia della misura cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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