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Trasmissione atti incompleta: la misura non decade

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale del riesame che aveva dichiarato inefficace una misura cautelare in carcere. Il motivo della revoca era stata la trasmissione atti incompleta da parte del PM, che non aveva inviato un video integrale ma solo alcuni fotogrammi. La Suprema Corte ha chiarito che la trasmissione incompleta o difettosa, a differenza della totale omissione, non comporta l’automatica perdita di efficacia della misura. Il Tribunale avrebbe dovuto richiedere l’integrazione degli atti.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trasmissione Atti Incompleta: Quando la Misura Cautelare Resta Valida

La corretta gestione degli atti processuali è un pilastro del diritto di difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14674/2024) affronta un tema cruciale: le conseguenze di una trasmissione atti incompleta da parte del Pubblico Ministero al Tribunale del riesame. La Corte chiarisce che un’incompletezza non equivale a un’omissione totale, e non comporta quindi l’automatica caducazione della misura cautelare.

I Fatti del Caso: Un Video Mancante e una Misura Annullata

Il caso trae origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Pescara nei confronti di un giovane, indagato per tentato omicidio. La difesa dell’indagato presentava istanza di riesame, lamentando la mancata trasmissione di un elemento di prova ritenuto fondamentale: un video dell’aggressione, registrato da un testimone e contenuto in un supporto informatico (una chiavetta USB o DVD).

Il Tribunale del riesame di L’Aquila, constatando che il Pubblico Ministero non aveva trasmesso il video integrale ma solo alcuni fotogrammi allegati a un’annotazione di polizia, accoglieva la tesi difensiva. Sulla base di una presunta violazione dell’art. 309, commi 5 e 10, del codice di procedura penale, dichiarava la perdita di efficacia della misura cautelare, rimettendo in libertà l’indagato.

Il Ricorso in Cassazione del Pubblico Ministero

Il Procuratore della Repubblica impugnava la decisione del Tribunale del riesame dinanzi alla Corte di Cassazione. La tesi dell’accusa era chiara: nel caso di specie non si era verificata una totale omissione nella trasmissione degli atti, bensì una trasmissione atti incompleta o difettosa. Il supporto video, infatti, era presente nel fascicolo del GIP, e la sua esistenza era nota al Tribunale del riesame, essendo menzionato sia nell’ordinanza cautelare originaria sia negli atti di polizia giudiziaria. Pertanto, secondo il ricorrente, i giudici del riesame avrebbero dovuto esercitare il loro potere di richiedere l’integrazione degli atti, piuttosto che sanzionare il PM con la massima conseguenza della perdita di efficacia della misura.

Le Motivazioni della Suprema Corte: La distinzione chiave nella trasmissione atti incompleta

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, ritenendolo fondato. La sentenza si basa su una distinzione giuridica fondamentale, consolidata nella giurisprudenza di legittimità:

1. Omessa Trasmissione: Si verifica quando il PM non trasmette affatto gli atti al Tribunale del riesame. Questa è la sola ipotesi che, ai sensi dell’art. 309 c.p.p., comporta l’automatica e insanabile perdita di efficacia della misura cautelare.

2. Trasmissione Incompleta o Difettosa: Si ha quando parte degli atti viene trasmessa in modo parziale, illeggibile o, come in questo caso, senza un allegato specifico come un video integrale. In questa situazione, la sanzione non è automatica. Il Tribunale del riesame ha il potere-dovere di agire.

La Corte ha specificato che, di fronte a una trasmissione atti incompleta, il giudice del riesame deve:

* Valutare se gli atti mancanti siano determinanti per la decisione.
* Se li ritiene rilevanti, esercitare il potere di sollecitarne l’invio integrativo da parte del PM, fissando un termine.

Nel caso specifico, la trasmissione dei soli fotogrammi a fronte di un video esistente e noto costituiva un chiaro esempio di trasmissione difettosa, non di omissione. La difesa stessa lamentava l’incompletezza (per l’assenza dell’audio e del contesto), non l’inesistenza dell’atto. Di conseguenza, il Tribunale del riesame ha errato nel non attivare i propri poteri istruttori e nel dichiarare immediatamente l’inefficacia della misura.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza il principio secondo cui le sanzioni processuali più gravi, come la perdita di efficacia di una misura cautelare, devono essere applicate solo nei casi esplicitamente previsti dalla legge, come la totale omissione degli atti. In secondo luogo, definisce il ruolo attivo del Tribunale del riesame, che non è un mero controllore formale della documentazione, ma ha strumenti per sanare le incompletezze e giungere a una decisione nel merito della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente lamentare un’incompletezza documentale per ottenere automaticamente la liberazione dell’indagato; è necessario argomentare in modo convincente sulla decisività dell’atto mancante per spingere il giudice a richiederlo.

Una trasmissione atti incompleta al Tribunale del riesame causa automaticamente la perdita di efficacia della misura cautelare?
No. Secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, solo la totale omissione degli atti (“mancata” trasmissione) provoca la perdita di efficacia automatica della misura. Una trasmissione parziale o difettosa non comporta la stessa conseguenza.

Cosa deve fare il Tribunale del riesame se riceve atti incompleti dal Pubblico Ministero?
Il Tribunale del riesame deve valutare se gli atti mancanti siano rilevanti per la decisione. Se lo sono, ha il potere e il dovere di chiederne l’integrazione al Pubblico Ministero, senza annullare immediatamente la misura cautelare.

Il Pubblico Ministero è sempre obbligato a trasmettere fisicamente un supporto video come un DVD o una chiavetta USB?
Non necessariamente. La sentenza richiama un principio secondo cui l’obbligo di trasmissione può essere soddisfatto se il contenuto delle videoriprese è descritto dettagliatamente in un’annotazione di polizia giudiziaria. Tuttavia, se la visione diretta del filmato è ritenuta rilevante, la richiesta di trasmissione integrale del supporto è legittima e il giudice può disporla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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