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Traduzione sentenza imputato assente: quando è un diritto

Un cittadino straniero, condannato in sua assenza volontaria, ha richiesto la restituzione nel termine per impugnare la sentenza, lamentando la mancata traduzione della stessa. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la traduzione sentenza imputato assente non è un obbligo automatico per il giudice. Il diritto sorge solo a seguito di una richiesta esplicita da parte dell’imputato, il cui disinteresse per il processo, manifestato con l’assenza, preclude la possibilità di invocare tale mancanza come causa di rimessione in termini.

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Pubblicato il 8 agosto 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Traduzione Sentenza Imputato Assente: Un Diritto Condizionato

Il diritto alla difesa di un imputato straniero che non comprende la lingua italiana è un pilastro del giusto processo. Ma cosa accade se l’imputato, pur consapevole del procedimento, sceglie di non presentarsi? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12481/2019, affronta il delicato tema della traduzione sentenza imputato assente, chiarendo che tale diritto non è automatico ma sorge solo a fronte di una richiesta esplicita. La pronuncia sottolinea come il disinteresse manifestato dall’imputato possa precludergli la possibilità di contestare successivamente la mancata traduzione per ottenere la riapertura dei termini di impugnazione.

I Fatti del Caso: Una Condanna in Assenza

Un cittadino nigeriano veniva indagato e sottoposto a misure cautelari in Italia. Durante questa fase, veniva assistito da un interprete, nominava un avvocato di fiducia ed eleggeva domicilio. Successivamente, veniva rinviato a giudizio ma sceglieva di non partecipare al processo, venendo dichiarato ‘assente’.

Dopo la condanna in primo grado, la sentenza non veniva tradotta. Anni dopo, venendo a conoscenza della condanna in modo fortuito, il cittadino straniero presentava un’istanza alla Corte d’Appello per essere rimesso nei termini per poter impugnare la decisione. La sua tesi si fondava sulla violazione del diritto di difesa, sostenendo che, non avendo ricevuto la sentenza in una lingua a lui comprensibile, il termine per l’appello non fosse mai effettivamente iniziato a decorrere.

La Corte d’Appello rigettava l’istanza, ritenendo che la situazione non rientrasse nei casi di ‘caso fortuito o forza maggiore’ previsti per la restituzione nel termine, dato che l’imputato era stato correttamente dichiarato assente e rappresentato da un difensore.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita del caso, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici d’appello, rigettando il ricorso dell’imputato. I giudici supremi hanno stabilito che l’assenza volontaria dal processo ha conseguenze dirette sull’esercizio di alcuni diritti, tra cui quello alla traduzione degli atti. La Corte ha chiarito la distinzione tra i diversi rimedi processuali e ha delineato i confini del diritto alla traduzione previsto dall’art. 143 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Corte: L’Importanza della Richiesta Esplicita per la Traduzione Sentenza Imputato Assente

Il ragionamento della Cassazione si articola su alcuni punti fondamentali:

1. Errore sul Rimedio Processuale: La Corte ha innanzitutto evidenziato che l’imputato aveva utilizzato lo strumento sbagliato. Dopo la riforma del 2014, il rimedio per un condannato in assenza che non abbia avuto effettiva conoscenza del processo è la ‘rescissione del giudicato’ (art. 629-bis c.p.p.), non la ‘restituzione nel termine’ (art. 175 c.p.p.), che rimane confinata a ipotesi residuali di caso fortuito o forza maggiore.

2. L’Interpretazione del Diritto alla Traduzione (Art. 143 c.p.p.): Il punto cruciale della sentenza riguarda l’interpretazione del diritto dell’imputato alloglotta all’assistenza di un interprete. Secondo la Corte, questo diritto è funzionale a comprendere l’accusa e a seguire gli atti e le udienze a cui l’imputato assiste. Se l’imputato sceglie liberamente di essere assente, il diritto all’interprete in udienza ‘non si attualizza’.

3. La Traduzione della Sentenza non è Automatica: Di conseguenza, la Corte stabilisce che l’obbligo di tradurre la sentenza non scatta automaticamente in caso di assenza. L’imputato assente che desidera ricevere la sentenza tradotta deve farne esplicita richiesta. Solo a seguito di tale richiesta, i termini per l’impugnazione inizieranno a decorrere dal momento in cui l’atto tradotto sarà messo a sua disposizione. In assenza di richiesta, si presume il disinteresse e i termini decorrono normalmente.

4. Il Disinteresse dell’Imputato: La Corte ha valorizzato il comportamento pregresso dell’imputato (nomina di un legale di fiducia, elezione di domicilio, conoscenza dell’indagine), ritenendolo prova di una piena consapevolezza del procedimento. La successiva scelta di non partecipare al processo è stata quindi interpretata come una manifestazione di disinteresse che gli impedisce ora di lamentare la mancata traduzione come una lesione del suo diritto di difesa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre un importante monito per gli imputati stranieri e i loro difensori. La sentenza chiarisce che il diritto alla difesa non può essere invocato per sanare una volontaria inerzia. Un imputato alloglotta che, pur consapevole del processo, sceglie di essere assente, non può aspettarsi passivamente che lo Stato si attivi per tradurre la sentenza. Per garantire il proprio diritto a un’impugnazione informata, deve assumere un ruolo attivo, presentando una richiesta esplicita di traduzione. In caso contrario, il suo silenzio verrà interpretato come disinteresse, con la conseguenza di far decorrere i termini per l’impugnazione e consolidare la condanna.

Un imputato straniero che sceglie di essere assente al proprio processo ha automaticamente diritto alla traduzione della sentenza di condanna?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’assenza volontaria dell’imputato non fa scattare un obbligo automatico di traduzione della sentenza. Questo diritto sorge solo se l’imputato ne fa esplicita richiesta.

Se la sentenza non viene tradotta, il termine per impugnarla non inizia mai a decorrere per l’imputato straniero?
Non necessariamente. Se l’imputato era a conoscenza del procedimento e ha scelto di essere assente, il termine per l’impugnazione decorre regolarmente, a meno che non abbia fatto una specifica richiesta di traduzione. Solo in caso di richiesta, il termine decorre dal momento in cui la traduzione viene messa a sua disposizione.

Qual è il rimedio corretto per un imputato condannato in assenza che non ha avuto effettiva conoscenza del processo?
La sentenza chiarisce che il rimedio corretto previsto dalla legge dopo la riforma del 2014 non è la restituzione nel termine (prevista per caso fortuito o forza maggiore), ma la rescissione del giudicato (art. 629-bis c.p.p.), che ha presupposti specifici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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