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Traduzione atto: quando non è necessaria la forma scritta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’indagata straniera che lamentava la mancata traduzione scritta dell’ordinanza di custodia cautelare. Secondo la Corte, la traduzione orale effettuata durante l’udienza di convalida dell’arresto, con l’assistenza di un interprete, è sufficiente a garantire il diritto di difesa, a meno che la difesa non dimostri un concreto e specifico pregiudizio derivante dall’assenza del testo scritto. La semplice violazione formale non basta a determinare la nullità dell’atto se l’indagato ha potuto comprendere le accuse ed esercitare i propri diritti, come in questo caso, dove è stato proposto ricorso al Tribunale del riesame.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Traduzione Atto per l’Indagato Straniero: La Cassazione Fa Chiarezza sulla Forma Orale

Il diritto di difesa è uno dei pilastri del nostro ordinamento giuridico, e questo include il diritto dell’indagato a comprendere pienamente le accuse a suo carico. Quando l’indagato non parla la lingua italiana, la traduzione atto diventa cruciale. Ma è sempre necessaria la forma scritta? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione, stabilendo che, in determinate circostanze, la traduzione orale può essere sufficiente, a patto che non vi sia un concreto danno per la difesa.

I Fatti del Caso

Una cittadina straniera veniva arrestata e sottoposta alla misura della custodia cautelare in carcere per reati legati agli stupefacenti. La sua difesa presentava ricorso al Tribunale del riesame, che però confermava il provvedimento. Successivamente, veniva proposto ricorso in Cassazione, basato su un motivo specifico: la nullità dell’ordinanza cautelare per omessa traduzione scritta in una lingua conosciuta dall’indagata. La difesa sosteneva che la sola traduzione orale, avvenuta durante l’udienza di convalida dell’arresto, non fosse sufficiente a garantire pienamente il diritto di difesa, richiamando a supporto un recente intervento delle Sezioni Unite.

La Questione Giuridica: Traduzione Atto e Diritto di Difesa

Il cuore della questione ruotava attorno all’interpretazione dell’articolo 143 del codice di procedura penale, che sancisce il diritto dell’imputato alloglotta all’assistenza di un interprete e alla traduzione degli atti fondamentali. La difesa dell’indagata sosteneva che una recente sentenza delle Sezioni Unite avesse stabilito l’obbligatorietà della forma scritta per la traduzione dell’ordinanza cautelare, pena la nullità.

Il punto sollevato era se tale principio si applicasse anche al caso di specie, dove l’ordinanza era stata emessa contestualmente all’udienza di convalida dell’arresto, un momento processuale in cui l’indagata era fisicamente presente e assistita da un interprete che le aveva tradotto oralmente sia gli elementi d’accusa sia il contenuto del provvedimento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e pragmatica. I giudici hanno distinto il caso in esame da quello precedentemente affrontato dalle Sezioni Unite. Quest’ultimo, infatti, riguardava un’ordinanza eseguita successivamente, con un interrogatorio di garanzia che seguiva la notifica. Nel caso attuale, invece, l’interrogatorio era avvenuto durante l’udienza di convalida, che precede l’emissione della misura cautelare.

Il punto centrale della decisione, tuttavia, risiede nel concetto di ‘pregiudizio’. La Corte ha affermato un principio fondamentale: per denunciare la nullità di un atto per un vizio di forma, non basta la semplice allegazione della violazione di legge. È necessario dimostrare in modo concreto quale pregiudizio illegittimo sia derivato da tale violazione al diritto di difesa.

Nel caso specifico, l’indagata:
1. È stata assistita da un interprete durante l’udienza di convalida.
2. È stata messa a conoscenza degli elementi a suo carico e ha potuto fornire la sua versione dei fatti.
3. Le è stata data lettura dell’ordinanza cautelare.
4. Ha potuto, tramite il suo difensore, proporre un tempestivo e articolato ricorso al Tribunale del riesame.

L’esercizio effettivo di questi diritti dimostra, secondo la Corte, l’assenza di un reale svantaggio processuale. La difesa non ha spiegato in che modo la disponibilità di una traduzione atto scritta avrebbe potuto condurre a un esito diverso o più favorevole. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato aspecifico sul punto del pregiudizio e, quindi, inammissibile.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento che privilegia la sostanza sulla forma. La nullità non è una conseguenza automatica della violazione di una norma procedurale, ma deve essere ancorata a un danno effettivo e dimostrato per i diritti della parte. Per quanto riguarda la traduzione atto per un indagato straniero, questa pronuncia chiarisce che la traduzione orale dell’ordinanza cautelare può essere considerata sufficiente se avviene in un contesto, come l’udienza di convalida, che garantisce la piena comprensione delle accuse e l’immediata possibilità di esercitare il diritto di difesa. Si tratta di un approccio utilitaristico che mira a evitare formalismi fini a se stessi, concentrandosi sulla reale tutela dei diritti fondamentali nel processo penale.

È sempre necessaria la traduzione scritta di un’ordinanza di custodia cautelare per un indagato che non parla italiano?
No. Secondo la sentenza, non è necessaria se l’ordinanza è emessa in seguito all’udienza di convalida dell’arresto, durante la quale l’indagato è stato assistito da un interprete e ha compreso gli elementi a suo carico, a meno che non si dimostri un concreto pregiudizio al diritto di difesa.

Cosa deve dimostrare la difesa per far valere la nullità di un atto per mancata traduzione?
La difesa non può limitarsi a denunciare la mancata traduzione scritta, ma deve indicare in concreto quale pregiudizio illegittimo e quale svantaggio processuale siano derivati da tale omissione al diritto di difesa dell’assistito.

La traduzione orale dell’ordinanza è sufficiente a garantire il diritto di difesa?
Sì, può essere sufficiente se avviene in un contesto, come l’udienza di convalida con interprete, che permette all’indagato di venire a conoscenza degli elementi a suo carico e di esercitare compiutamente il proprio diritto di difesa, ad esempio proponendo ricorso al Tribunale del riesame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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