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Traduzione atti imputato straniero: quando è nulla?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per un vizio procedurale fondamentale: la mancata traduzione atti imputato straniero. Nello specifico, la Corte ha stabilito che l’omessa traduzione in lingua araba del decreto di citazione per il giudizio d’appello ha leso irrimediabilmente il diritto di difesa. Questo obbligo sussiste anche se l’imputato ha eletto domicilio presso il proprio avvocato, poiché il diritto a comprendere gli atti processuali è personale e inalienabile per garantire una partecipazione consapevole al processo. La sentenza impugnata è stata quindi annullata con rinvio alla Corte d’Appello per una nuova citazione a giudizio nel rispetto delle garanzie linguistiche.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Traduzione Atti Imputato Straniero: Diritto Inviolabile o Mera Formalità?

Il diritto a un processo equo è uno dei pilastri del nostro ordinamento giuridico. Ma cosa succede quando l’imputato non comprende la lingua in cui si svolge il procedimento? La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 12346/2024, offre una risposta chiara e perentoria, sottolineando come la traduzione atti imputato straniero non sia una facoltà, ma un obbligo imprescindibile la cui violazione determina la nullità del procedimento. Questa decisione riafferma l’importanza della partecipazione consapevole dell’imputato come garanzia fondamentale del diritto di difesa.

I Fatti del Caso

Un cittadino di nazionalità marocchina veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Livorno e la sentenza veniva confermata in appello dalla Corte di Firenze. L’imputato, tuttavia, ricorreva in Cassazione lamentando una grave violazione procedurale: né il provvedimento restrittivo della libertà personale, né il decreto di citazione per il giudizio d’appello, né la sentenza stessa gli erano mai stati tradotti in arabo, la sua lingua madre. L’autorità giudiziaria era perfettamente a conoscenza della sua difficoltà linguistica, tanto da aver nominato un interprete sin dalla prima udienza. Secondo la difesa, questa omissione aveva compresso il suo diritto di comprendere appieno le accuse e le fasi del processo, impedendogli di esercitare una difesa efficace.

L’obbligo di Traduzione Atti Imputato Straniero e la Nullità

Il fulcro del ricorso verteva sulla violazione dell’articolo 143 del codice di procedura penale, che garantisce all’imputato alloglotta il diritto a un interprete e alla traduzione degli atti fondamentali. La difesa ha sostenuto che la mancata traduzione del decreto di citazione in appello ha impedito all’imputato di conoscere i suoi diritti, come quello di chiedere di partecipare personalmente all’udienza entro un termine perentorio. Questa ignoranza, indotta dalla barriera linguistica, ha di fatto svuotato di contenuto il suo diritto a difendersi nel processo di secondo grado.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che l’omessa traduzione del decreto di citazione in appello all’imputato che non comprende la lingua italiana integra una nullità di ordine generale a regime intermedio. Questo tipo di nullità incide direttamente sul diritto dell’imputato alla partecipazione al giudizio. La Corte ha specificato che l’obbligo di traduzione non viene meno neanche se l’imputato ha eletto domicilio presso il difensore. L’avvocato ha il dovere di ricevere gli atti per il proprio assistito, ma non quello di provvedere alla loro traduzione. Il diritto a comprendere gli atti processuali è personale e serve a garantire una partecipazione consapevole al procedimento. Interpretando l’art. 143 c.p.p., la Corte ha sottolineato che la finalità della traduzione non è solo far conoscere l’accusa, ma più in generale assicurare la comprensione del significato di tutti gli atti adottati nel corso del processo, per permettere una difesa reale ed effettiva.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte di Appello di Firenze, disponendo la trasmissione degli atti alla stessa corte per l’ulteriore corso. La Corte d’Appello dovrà ora procedere a una nuova citazione dell’imputato, assicurando che l’atto sia notificato in una lingua a lui comprensibile, nel pieno rispetto delle garanzie previste. Questa sentenza rafforza un principio fondamentale: la giustizia non può prescindere dalla comprensione. La traduzione atti imputato straniero è un presidio essenziale del giusto processo, senza il quale il diritto di difesa rischia di diventare una mera finzione giuridica.

La mancata traduzione del decreto di citazione in appello per un imputato straniero è un errore grave?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che costituisce una nullità di ordine generale a regime intermedio, poiché incide negativamente sul diritto dell’imputato a partecipare consapevolmente al giudizio.

Se l’imputato ha nominato un avvocato, il tribunale è comunque obbligato a tradurre gli atti?
Sì. La Corte ha precisato che l’obbligo di traduzione sussiste anche se l’imputato ha eletto domicilio presso il difensore. Il compito del legale è ricevere gli atti, non tradurli; il diritto alla comprensione è strettamente personale dell’imputato.

Qual è la conseguenza pratica della mancata traduzione di un atto fondamentale come la citazione in appello?
La conseguenza è l’annullamento della sentenza impugnata. Il procedimento deve regredire alla fase in cui si è verificata la violazione, e l’atto deve essere nuovamente emesso e notificato nel rispetto delle garanzie linguistiche, assicurando che l’imputato ne comprenda il contenuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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