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Traduzione atti giudiziari: quando è obbligatoria?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata traduzione atti giudiziari, in particolare dell’ordinanza del Tribunale del Riesame che conferma una misura cautelare, non determina la nullità del provvedimento. Secondo la Corte, l’obbligo di traduzione è tassativo solo per gli atti che dispongono per la prima volta la limitazione della libertà personale, in quanto essenziali per far conoscere le accuse all’indagato straniero. Gli atti successivi, come la decisione del riesame, non rientrano in questo catalogo obbligatorio, sebbene una traduzione possa essere richiesta se ritenuta essenziale.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Traduzione Atti Giudiziari: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Obbligo

Il diritto alla difesa di un cittadino straniero coinvolto in un procedimento penale in Italia passa necessariamente attraverso la comprensione degli atti che lo riguardano. La traduzione atti giudiziari è un pilastro fondamentale di questo diritto, ma fino a che punto si estende? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su una questione specifica: è obbligatorio tradurre anche l’ordinanza del Tribunale del Riesame che conferma una misura cautelare? La risposta della Suprema Corte delinea un perimetro preciso per questo adempimento.

Il Caso in Analisi

Un cittadino di nazionalità irachena, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati gravi legati all’immigrazione clandestina, si era visto confermare la misura dal Tribunale del Riesame. Attraverso il suo legale, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio procedurale: la mancata traduzione, nella sua lingua, dell’ordinanza emessa dal Tribunale del Riesame. A suo avviso, questa omissione violava il suo diritto di difesa, impedendogli di comprendere appieno le ragioni della conferma della detenzione.

La Questione Giuridica: È Sempre Obbligatoria la Traduzione Atti Giudiziari?

Il cuore del ricorso si basava sulla presunta violazione dell’articolo 143 del codice di procedura penale, che sancisce il diritto dell’imputato alloglotta a essere assistito da un interprete e a ottenere la traduzione degli atti fondamentali. Il ricorrente sosteneva che l’ordinanza del Riesame, confermando la privazione della sua libertà, rientrasse a pieno titolo in questa categoria.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a definire se l’obbligo di traduzione si applichi indistintamente a tutti i provvedimenti che incidono sulla libertà personale o se esista una distinzione tra l’atto genetico della misura e gli atti successivi di controllo e conferma.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che, secondo l’orientamento giurisprudenziale consolidato e le recenti precisazioni delle Sezioni Unite, la nullità per mancata traduzione riguarda unicamente il provvedimento applicativo della misura cautelare. Non si estende, invece, a quello emesso in sede di riesame.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su una logica precisa e gerarchica. L’ordinanza che per prima dispone la custodia cautelare è l’atto essenziale che deve essere tradotto, perché è in quel momento che l’indagato viene a conoscenza delle accuse a suo carico e dei motivi per cui la sua libertà viene limitata. La sua traduzione garantisce il nucleo fondamentale del diritto di difesa.

L’ordinanza del Tribunale del Riesame, invece, non limita ab origine la libertà personale, ma costituisce una conferma processuale di un provvedimento già esistente e (presumibilmente) già tradotto. La legge, in particolare il D.Lgs. n. 32/2014, individua un catalogo specifico di atti per i quali la traduzione è obbligatoria, e l’ordinanza del riesame non vi è inclusa. Questo non significa che l’indagato non possa mai ottenerne una traduzione. L’articolo 143, comma 3, c.p.p. prevede infatti la possibilità di tradurre “altri” atti ritenuti essenziali, ma ciò avviene su richiesta dell’interessato o del suo difensore, o su iniziativa del giudice, che ne valuta la necessità. Nel caso di specie, nessuna richiesta specifica era stata avanzata.

Infine, la Corte ha osservato che l’indagato aveva conferito procura speciale in lingua italiana al proprio difensore, dimostrando così di voler attribuire a quest’ultimo la gestione dei diritti processuali, inclusa la comprensione degli atti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma un principio importante: il diritto alla traduzione atti giudiziari è sacrosanto ma non indiscriminato. L’obbligo automatico e la sanzione della nullità sono previsti per gli atti che introducono per la prima volta una limitazione della libertà, garantendo che l’indagato sia messo nelle condizioni di comprendere le accuse. Per gli atti successivi, come le decisioni del riesame, la traduzione non è automatica ma deve essere valutata caso per caso, bilanciando il diritto di difesa con i principi di efficienza e ragionevolezza del processo. Per la difesa, ciò significa dover assumere un ruolo attivo, richiedendo esplicitamente la traduzione di atti ulteriori qualora li ritenga cruciali per l’assistito.

È obbligatorio tradurre l’ordinanza del Tribunale del Riesame che conferma la custodia cautelare a un indagato straniero?
No, la sentenza chiarisce che l’ordinanza del riesame non rientra nel novero degli atti per cui la traduzione è obbligatoria. L’obbligo riguarda principalmente l’atto iniziale che dispone la misura cautelare, poiché è quello che per primo informa l’indagato delle accuse.

Cosa succede se l’ordinanza iniziale di custodia cautelare non viene tradotta?
La mancata traduzione dell’ordinanza di custodia cautelare iniziale, qualora sia già emerso che l’indagato non conosce la lingua italiana, determina la nullità dell’ordinanza stessa e della sequenza procedimentale che da essa trae origine.

Un indagato straniero può ottenere la traduzione di atti per i quali non è obbligatoria, come l’ordinanza del riesame?
Sì, l’articolo 143, comma 3, del codice di procedura penale permette l’individuazione di ‘altri’ atti da tradurre se ritenuti essenziali. La traduzione può essere disposta su richiesta dell’imputato, del suo difensore o su iniziativa della stessa autorità procedente, che ne valuterà la necessità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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