LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Titolo esecutivo nullo: cosa fare secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20180 del 2024, ha chiarito quale sia il rimedio corretto da esperire in caso di un titolo esecutivo nullo per mancata notifica. Un soggetto, dichiarato contumace secondo le vecchie norme, aveva proposto rescissione del giudicato. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che il vizio di formazione del titolo esecutivo, dovuto alla mancata notifica dell’estratto della sentenza, deve essere fatto valere tramite l’incidente di esecuzione ai sensi dell’art. 670 c.p.p., e non con un’impugnazione straordinaria come la rescissione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Titolo esecutivo nullo: la Cassazione indica la via dell’incidente di esecuzione

Cosa accade quando un cittadino scopre di avere una condanna penale definitiva senza aver mai ricevuto la notifica della sentenza? Questa situazione, che può generare un titolo esecutivo nullo, richiede l’utilizzo degli strumenti processuali corretti per non vedersi respingere le proprie ragioni. Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale, distinguendo tra i diversi rimedi a disposizione e indicando la via maestra da seguire.

Il caso: dalla contumacia alla richiesta di rescissione

Il caso analizzato nasce dalla richiesta di una persona di ottenere la rescissione del giudicato, ovvero la riapertura di un processo penale conclusosi con una sua condanna. L’interessata era stata dichiarata “contumace” durante il primo grado di giudizio, svoltosi prima della riforma del 2014 che ha sostituito la contumacia con l’istituto dell'”assenza”. La sentenza di condanna era poi divenuta definitiva.

Successivamente, la condannata ha presentato un’istanza alla Corte d’Appello chiedendo la rescissione, sostenendo che non le era mai stato notificato l’estratto della sentenza contumaciale, un atto fondamentale che fa decorrere i termini per poter presentare appello. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva dichiarato la richiesta inammissibile, poiché la rescissione del giudicato è un rimedio riservato ai soli casi di “assenza” e non di “contumacia”.

La questione del titolo esecutivo nullo davanti alla Cassazione

Il difensore ha quindi proposto ricorso in Cassazione, insistendo sul punto cruciale: la mancata notifica dell’estratto della sentenza aveva di fatto reso il titolo esecutivo nullo o, più precisamente, non correttamente formato. Senza questa notifica, l’interessata non era stata messa in condizione di conoscere la condanna e, di conseguenza, di esercitare il proprio diritto di difesa tramite l’impugnazione. Secondo la difesa, questo vizio avrebbe dovuto consentire la riapertura del processo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile, ma ha fornito motivazioni di grande importanza pratica.

Distinzione tra rimedi: Rescissione vs. Incidente di Esecuzione

Il primo punto chiarito dai giudici è che la richiesta di rescissione del giudicato (art. 625-ter c.p.p.) è uno strumento specifico, introdotto per le sentenze emesse nei confronti degli “assenti” secondo la nuova disciplina. Non può essere applicato retroattivamente ai casi, come quello in esame, in cui l’imputato era stato dichiarato “contumace” sotto il vigore della vecchia legge.

La strada corretta per un titolo esecutivo nullo

Il cuore della decisione risiede però nell’individuazione del rimedio corretto. La Corte afferma in modo inequivocabile che, quando si contesta la formazione stessa del titolo esecutivo a causa della mancata notifica di un atto essenziale, lo strumento da utilizzare non è un’impugnazione straordinaria, bensì l’incidente di esecuzione previsto dall’art. 670 del codice di procedura penale.

L’incidente di esecuzione è la sede processuale deputata a verificare se il titolo in base al quale si sta procedendo all’esecuzione della pena sia valido ed efficace. In un caso come questo, il giudice dell’esecuzione ha il compito di:

1. Accertare la mancata notifica dell’estratto della sentenza.
2. Dichiarare l’omessa formazione del titolo esecutivo.
3. Disporre che la notificazione omessa venga eseguita.

Solo a seguito di questa nuova notifica, l’interessato potrà finalmente esercitare il proprio diritto e proporre l’impugnazione che all’epoca gli era stata preclusa.

Le conclusioni

La sentenza della Corte di Cassazione è un prezioso vademecum procedurale. Essa ribadisce un principio fondamentale: ogni vizio ha il suo specifico rimedio. Utilizzare uno strumento errato, come la rescissione del giudicato per contestare un vizio di notifica, porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. La lezione pratica è chiara: di fronte a un titolo esecutivo nullo o non correttamente formato per un difetto di notifica, la via da percorrere è quella dell’incidente di esecuzione, l’unico procedimento in grado di sanare il vizio e ripristinare il diritto di difesa del condannato.

Quando un titolo esecutivo penale può essere considerato non correttamente formato?
Un titolo esecutivo penale non è correttamente formato se manca un atto fondamentale per la sua costituzione, come la notifica all’imputato dell’estratto della sentenza emessa in sua contumacia, necessaria per far decorrere i termini per l’impugnazione.

Qual è il rimedio corretto se si contesta la formazione del titolo esecutivo per mancata notifica?
Secondo la Cassazione, il rimedio corretto non è la rescissione del giudicato, ma l’incidente di esecuzione ai sensi dell’art. 670 del codice di procedura penale. Questo procedimento permette al giudice dell’esecuzione di verificare la validità del titolo e, se necessario, ordinare la notifica omessa.

Cosa succede se si utilizza un rimedio processuale sbagliato?
Se si utilizza un rimedio non appropriato per la specifica situazione, come la richiesta di rescissione per un vizio di notifica che invece richiede un incidente di esecuzione, il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta non solo il mancato esame della questione nel merito, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati