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Testimonianza indiretta PG: quando non si applica?

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso basato sulla presunta violazione del divieto di testimonianza indiretta della polizia giudiziaria. La Corte chiarisce che il divieto non si applica quando un agente riferisce su attività investigative di colleghi e, inoltre, rileva la contraddittorietà della difesa che prima si era opposta all’audizione del teste.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Testimonianza Indiretta della Polizia Giudiziaria: I Limiti al Divieto Spiegati dalla Cassazione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui limiti di applicazione del divieto di testimonianza indiretta della polizia giudiziaria, un principio cardine del nostro processo penale. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, delineando con precisione quando un agente può riferire su attività svolte da colleghi senza violare le garanzie difensive.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva confermato la sua assoluzione per la particolare tenuità del fatto in relazione a reati previsti dagli articoli 477 e 482 del codice penale. Nonostante l’esito favorevole, l’imputato ha deciso di impugnare la sentenza dinanzi alla Suprema Corte, lamentando una presunta violazione procedurale.

Il Motivo del Ricorso: La Violazione del Divieto di Testimonianza Indiretta

L’unico motivo di ricorso si fondava sulla violazione dell’articolo 195 del codice di procedura penale. In particolare, la difesa sosteneva che nel processo fosse stata erroneamente omessa l’escussione di un agente di polizia giudiziaria. Secondo il ricorrente, questa mancata audizione avrebbe violato il divieto di testimonianza indiretta della polizia giudiziaria, compromettendo il suo diritto di difesa.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo ‘manifestamente infondato’ sulla base di due ragioni chiare e distinte.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio giurisprudenziale consolidato: il divieto di testimonianza indiretta previsto per gli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria (art. 195, comma 4, c.p.p.) non è assoluto. Esso non si applica quando il verbalizzante riferisce su attività di indagine svolte da altri colleghi nello stesso contesto investigativo. Questa eccezione permette di garantire l’efficienza processuale senza ledere i diritti della difesa, poiché si tratta di riportare attività investigative interne e documentate.

In secondo luogo, la Corte ha messo in luce una palese contraddizione nel comportamento processuale della difesa. Era emerso, infatti, che la stessa difesa si era in precedenza opposta all’audizione del testimone di cui ora lamentava la mancata escussione. Questo comportamento è stato considerato processualmente scorretto e ha costituito un ulteriore e decisivo motivo per ritenere il ricorso inammissibile.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Principio di Diritto

Alla luce di queste motivazioni, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione non solo risolve il caso specifico, ma rafforza un importante principio di diritto: la strumentalizzazione delle norme processuali e i comportamenti contraddittori della difesa non trovano tutela nell’ordinamento. La sentenza ribadisce i confini applicativi del divieto di testimonianza indiretta della polizia giudiziaria, fornendo un utile riferimento per gli operatori del diritto.

Quando non si applica il divieto di testimonianza indiretta per la polizia giudiziaria?
Secondo la Corte, il divieto non si applica nell’ipotesi in cui il verbalizzante riferisca su attività di indagine svolte da altri ufficiali o agenti di polizia giudiziaria nello stesso contesto investigativo.

È possibile lamentare in Cassazione la mancata audizione di un testimone se la difesa si era precedentemente opposta a tale audizione?
No, la Corte di Cassazione ha ritenuto tale comportamento contraddittorio. Questa incoerenza processuale è stata una delle ragioni per cui il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato e quindi inammissibile.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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