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Termini processuali: il deposito tardivo non è nullo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5106/2024, ha chiarito che il mancato rispetto dei termini processuali per il deposito delle conclusioni scritte da parte del Procuratore Generale nel giudizio d’appello a trattazione scritta non determina la nullità del procedimento. La Corte ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per bancarotta fraudolenta, affermando che la sola conseguenza del deposito tardivo è che il giudice non deve tenere conto di tali conclusioni, senza che ciò leda il diritto di difesa.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Processuali: Il Deposito Tardivo delle Conclusioni del PG non Causa Nullità

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato una questione cruciale riguardante il rispetto dei termini processuali nel giudizio d’appello penale celebrato con rito cartolare. La pronuncia stabilisce un principio chiaro: il deposito tardivo delle conclusioni da parte del Procuratore Generale non comporta la nullità del procedimento, ma solo l’obbligo per il giudice di non considerarle. Questo articolo analizza la decisione e le sue implicazioni pratiche.

Il Contesto del Caso: Bancarotta e Ricorso in Appello

Il caso trae origine dalla condanna di un liquidatore di una società a responsabilità limitata per il reato di bancarotta fraudolenta distrattiva. La società era stata dichiarata fallita nell’ottobre 2012 e l’imputato era stato ritenuto responsabile di aver sottratto beni al patrimonio sociale.
La sentenza di primo grado del Tribunale di Milano era stata confermata dalla Corte di Appello. Contro questa seconda decisione, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando un’unica, ma significativa, questione di natura procedurale.

La Questione dei Termini Processuali nel Giudizio d’Appello

Il cuore del ricorso verteva su una presunta violazione delle norme procedurali. Il giudizio di appello si era svolto secondo le forme della trattazione scritta, una modalità introdotta per fronteggiare l’emergenza pandemica. Secondo la difesa, il Procuratore Generale non aveva depositato le proprie conclusioni scritte entro il termine di legge, che scadeva il 3 aprile 2023.

Le conclusioni erano state infatti depositate solo l’11 aprile, appena due giorni prima dell’udienza. La difesa aveva tempestivamente eccepito tale ritardo, sostenendo che il mancato rispetto dei termini processuali avesse leso il diritto di difesa, comportando una nullità di ordine generale. La Corte di Appello, tuttavia, aveva rigettato l’eccezione, ritenendo che il ritardo non avesse determinato alcuna nullità. Di qui il ricorso alla Suprema Corte.

La Decisione della Cassazione sul Rispetto dei Termini Processuali

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione dei giudici d’appello e fornendo importanti chiarimenti sull’interpretazione delle norme che regolano la trattazione scritta.

Il Principio Giurisprudenziale Consolidato

I giudici hanno ribadito un principio già consolidato nella giurisprudenza di legittimità: nel giudizio cartolare d’appello, il deposito tardivo delle conclusioni del Procuratore Generale non è causa di nullità. L’unica conseguenza di tale ritardo è che il giudice non è tenuto a prendere in esame tali conclusioni. Questo orientamento si basa sull’analogia con quanto previsto dall’art. 611 del codice di procedura penale per il giudizio in Cassazione, dove la tardività delle richieste del PG e delle memorie delle altre parti comporta unicamente la loro irrilevanza ai fini della decisione.

L’Irrilevanza nel Caso di Specie

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato come la tardività fosse ancora meno influente. Le conclusioni del Procuratore Generale, infatti, si limitavano a una mera richiesta di conferma della sentenza impugnata, senza aggiungere argomentazioni complesse o nuove. Inoltre, la Corte di Appello non le aveva effettivamente considerate nella propria motivazione, citandole solo marginalmente senza che esse incidessero sul tessuto argomentativo della decisione. Pertanto, non vi era stata alcuna lesione concreta del diritto di difesa.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su una logica di economia processuale e di effettività della tutela dei diritti. La sanzione per il ritardo del pubblico ministero non può essere la nullità dell’intero procedimento, che comporterebbe un’ingiustificata regressione del processo, ma semplicemente l’inutilizzabilità dell’atto tardivo. Il diritto di difesa dell’imputato non viene leso, poiché egli ha comunque la possibilità di presentare le proprie conclusioni e la legge gli garantisce l’ultima parola. La Corte ha chiarito che i termini processuali previsti per il deposito degli atti della pubblica accusa non sono posti a pena di nullità, salvo espressa previsione normativa, in quanto la loro violazione non pregiudica intrinsecamente la posizione della difesa.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza un’interpretazione che bilancia il rigore formale con le esigenze di ragionevole durata del processo. Viene stabilito che un vizio procedurale, quale il deposito tardivo di un atto da parte dell’accusa, assume rilevanza solo se produce un concreto pregiudizio per la difesa. In assenza di tale pregiudizio, la conseguenza è la semplice irrilevanza dell’atto tardivo, non l’annullamento della fase processuale. Questa pronuncia offre un’utile guida per la gestione dei termini processuali nei giudizi a trattazione scritta, garantendo certezza del diritto e stabilità delle decisioni giudiziarie.

Cosa succede se il Procuratore Generale deposita le sue conclusioni scritte in ritardo nel processo d’appello a trattazione scritta?
Il deposito tardivo non causa la nullità del procedimento o della sentenza. La sola conseguenza è che il giudice non è tenuto a prendere in considerazione tali conclusioni ai fini della sua decisione.

Il ritardo del Procuratore Generale lede il diritto di difesa dell’imputato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il diritto di difesa non viene leso, poiché la difesa ha comunque la possibilità di depositare le proprie memorie e conclusioni, e il mancato rispetto del termine da parte dell’accusa non pregiudica questa facoltà.

Su quale base giuridica la Cassazione ha rigettato il ricorso?
La Corte ha basato la sua decisione su un orientamento giurisprudenziale consolidato, che applica in via analogica i principi dell’art. 611 del codice di procedura penale. Questo principio stabilisce che la tardività delle richieste e delle memorie implica solo che di esse non si debba tenere conto, senza inficiare la validità del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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