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Termini per impugnare: ricorso inammissibile se tardivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza di condanna per reati legati agli stupefacenti. La decisione si fonda sul mancato rispetto dei termini per impugnare, poiché l’atto è stato depositato oltre la scadenza di 30 giorni prevista dalla legge. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini per impugnare: la perentorietà che non ammette ritardi

Nel labirinto delle procedure legali, il rispetto delle scadenze è un pilastro fondamentale. I termini per impugnare una sentenza non sono semplici suggerimenti, ma requisiti perentori la cui violazione può avere conseguenze definitive, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il provvedimento in esame sancisce un principio cardine: un ricorso presentato oltre la scadenza fissata dalla legge è inammissibile, indipendentemente dalle ragioni di merito che si intendono far valere. Analizziamo insieme questo caso per comprendere la rigidità delle norme procedurali e le relative implicazioni.

I Fatti del Processo

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Firenze, che aveva confermato la responsabilità penale di un imputato per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, comma V, d.P.R. 309/90). L’imputato, ritenendo la sentenza ingiusta, decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione sia sulla sussistenza del reato sia sulla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).

La Decisione della Corte di Cassazione e i termini per impugnare

La Corte Suprema, tuttavia, non è mai entrata nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente. L’attenzione dei giudici si è concentrata esclusivamente su un aspetto preliminare e formale: la data di deposito del ricorso. La Corte ha dichiarato l’impugnazione inammissibile “senza formalità”, applicando una procedura semplificata prevista per i casi di palese infondatezza o, come in questo caso, di violazione delle norme procedurali.

Il Calcolo dei Termini: una questione di giorni

La Corte ha ricostruito con precisione la cronologia processuale:

1. Udienza Pubblica: Il processo d’appello si era concluso il 1° dicembre 2023.
2. Deposito Motivazioni: Le motivazioni della sentenza d’appello erano state depositate il 6 dicembre 2023.
3. Scadenza: In assenza di un termine specifico indicato dal giudice, la legge prevede un termine di trenta giorni per impugnare (artt. 585 e 544 c.p.p.), decorrenti dal deposito delle motivazioni. La scadenza, quindi, cadeva intorno alla metà di gennaio 2024.
4. Deposito Ricorso: Il ricorso per Cassazione è stato invece depositato il 17 gennaio 2024, palesemente “oltre il termine fissato dalla legge”.

Questo ritardo, anche se di pochi giorni, è stato fatale.

Le Motivazioni Giuridiche della Inammissibilità

La decisione della Corte si fonda su una rigorosa applicazione delle norme del codice di procedura penale. In particolare, l’art. 591, lettera c), stabilisce che l’impugnazione è inammissibile quando non sono osservate le disposizioni sui termini. Questo principio è rafforzato dall’art. 610, comma 5-bis, che consente alla Cassazione di dichiarare l’inammissibilità con una procedura de plano (senza udienza) proprio nei casi di “inosservanza dei termini per proporre impugnazione”.

I giudici hanno sottolineato che, a partire dalla riforma del 2017, la sanzione per il mancato rispetto dei termini per impugnare è diventata ancora più stringente. Non vi è spazio per interpretazioni flessibili o giustificazioni tardive: la scadenza è perentoria e il suo superamento determina automaticamente l’inammissibilità del gravame.

Le Conclusioni: Conseguenze pratiche del ricorso tardivo

Le implicazioni di questa ordinanza sono chiare e severe. Il ricorrente non solo ha visto preclusa la possibilità di far esaminare le proprie ragioni nel merito, ma è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende. La sentenza della Corte d’Appello è così diventata definitiva. Questo caso serve da monito sull’importanza cruciale della diligenza e della precisione nel rispettare le scadenze processuali. Un errore formale, come il deposito tardivo di un atto, può vanificare l’intero percorso difensivo e rendere irrimediabile una condanna.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato depositato oltre il termine perentorio di 30 giorni previsto dalla legge, che decorreva dal deposito delle motivazioni della sentenza d’appello.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso fuori termine?
La conseguenza principale è che il ricorso non viene esaminato nel merito e viene dichiarato inammissibile. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata a 4.000 euro.

Da quando decorre il termine per impugnare una sentenza se il giudice non indica un termine specifico per il deposito delle motivazioni?
Secondo la legge (artt. 585 e 544 cod. proc. pen.), se il giudice non stabilisce un termine diverso, il termine per impugnare la sentenza decorre dal deposito delle motivazioni. In questo caso, il termine di 30 giorni è iniziato a decorrere dopo il 6 dicembre 2023, data del deposito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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