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Termini impugnazione penale: quando l’appello è tardivo

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per tardività, chiarendo il calcolo dei termini impugnazione penale. La Corte ha confermato che la proroga del termine che scade in un giorno festivo si applica, ma non salva l’impugnazione depositata ben oltre la scadenza finale, anche considerando la sospensione feriale.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Impugnazione Penale: Calcolo e Conseguenze della Tardività

Nel processo penale, il rispetto dei tempi è un pilastro fondamentale a garanzia della certezza del diritto e del corretto svolgimento della giustizia. Comprendere come si calcolano i termini impugnazione penale è cruciale per evitare conseguenze irreparabili, come l’inammissibilità del gravame. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di ripassare queste regole, con un focus particolare sulla proroga dei termini che scadono in un giorno festivo.

I Fatti del Caso: un Appello Depositato Fuori Tempo Massimo

La vicenda processuale ha origine da una condanna in primo grado per il reato di danneggiamento aggravato, commesso all’interno di una Stazione dei Carabinieri. La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale di Pistoia, veniva depositata il 18 luglio 2022. È importante notare che il termine di trenta giorni per il deposito sarebbe scaduto il 17 luglio, una domenica. Correttamente, quindi, il termine è stato prorogato al primo giorno non festivo successivo.

Dalla data di deposito della motivazione (18 luglio 2022), iniziava a decorrere il termine di quarantacinque giorni per proporre appello. Tenendo conto della sospensione feriale dei termini e del fatto che la scadenza finale (2 ottobre 2022) cadeva anch’essa di domenica, il termine ultimo per l’impugnazione era stato prorogato a lunedì 3 ottobre 2022.

Tuttavia, la difesa dell’imputato depositava l’atto di appello solamente il 13 ottobre 2022, ben dieci giorni dopo la scadenza. Di conseguenza, la Corte di Appello di Firenze dichiarava l’impugnazione inammissibile per tardività.

La Decisione della Cassazione: i termini impugnazione penale sono perentori

Contro la decisione della Corte territoriale, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, sostenendo un’errata interpretazione delle norme sulla sospensione dei termini. La Suprema Corte, però, ha rigettato il ricorso, definendolo “manifestamente infondato” e confermando in toto la decisione dei giudici d’appello.

La Cassazione ha ribadito che il calcolo effettuato dalla Corte di Appello era impeccabile. L’inammissibilità dell’appello è stata la conseguenza diretta e inevitabile del mancato rispetto del termine perentorio stabilito dalla legge. Il ricorrente è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella corretta applicazione dell’articolo 172, comma 3, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce una regola generale e inderogabile: se un termine scade in un giorno festivo, è prorogato di diritto al giorno successivo non festivo. La Corte ha chiarito che questa regola era già stata applicata a favore della difesa, spostando la scadenza da domenica 2 ottobre a lunedì 3 ottobre 2022.

Il ricorrente, nel suo motivo di ricorso, sembrava confondere o interpretare in modo errato l’applicazione di questa regola, ma la Corte ha specificato che la proroga non può giustificare un ritardo ulteriore. Depositare l’atto il 13 ottobre significava essere fuori tempo massimo, senza alcuna possibilità di sanatoria. La Corte ha inoltre richiamato precedenti pronunce, anche delle Sezioni Unite, che consolidano questo principio, sottolineando come le regole sul calcolo dei termini, inclusa la gestione dei giorni festivi e della sospensione feriale, non ammettano eccezioni o interpretazioni analogiche favorevoli all’imputato oltre quanto espressamente previsto dalla legge.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza riafferma un principio cardine della procedura penale: la perentorietà dei termini per le impugnazioni. Le conseguenze del loro mancato rispetto sono drastiche e comportano la definitività della sentenza impugnata, senza che il giudice possa entrare nel merito delle doglianze.

La lezione pratica per gli operatori del diritto è chiara: il calcolo dei termini deve essere eseguito con la massima meticolosità. Sebbene esistano meccanismi di proroga come quello per i giorni festivi, essi rappresentano l’applicazione di una regola precisa e non un’apertura a ulteriori dilazioni. La tardività non ammette scusanti e preclude irrimediabilmente l’esercizio del diritto di difesa attraverso l’impugnazione.

Quando un termine processuale penale scade in un giorno festivo, cosa succede?
Secondo l’art. 172, comma 3, del codice di procedura penale, se un termine scade in un giorno festivo (come una domenica), esso è prorogato di diritto al giorno successivo non festivo.

Qual è la conseguenza se un appello viene depositato dopo la scadenza del termine?
La conseguenza è la tardività dell’atto, che ne determina l’inammissibilità. L’impugnazione non viene esaminata nel merito e la sentenza di grado inferiore diventa definitiva.

La sospensione feriale dei termini influisce sul calcolo della scadenza per l’appello?
Sì, il periodo di sospensione feriale (dal 1° al 31 agosto) non si conta nel calcolo dei termini processuali. Tuttavia, una volta terminata la sospensione, il conteggio riprende e la scadenza finale deve essere rigorosamente rispettata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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