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Termini impugnazione penale: quando il ricorso è tardivo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile un ricorso poiché depositato oltre i termini di impugnazione penale. Il provvedimento chiarisce il calcolo del termine di 45 giorni per l’impugnazione, specificando che il termine per il deposito della sentenza non è soggetto alla sospensione feriale. La tardività del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Impugnazione Penale: la Cassazione ribadisce le conseguenze del deposito tardivo

Il rispetto dei termini impugnazione penale è un pilastro fondamentale del nostro ordinamento giuridico. La loro inosservanza può portare a conseguenze irrevocabili, come la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la definitività della condanna. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di approfondire questo tema, analizzando un caso pratico in cui un ricorso è stato respinto proprio per tardività.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna inflitta dal Tribunale di primo grado a un imputato per reati di falso per induzione e altre fattispecie. La sentenza veniva impugnata dinanzi alla Corte d’Appello, la quale riformava la decisione di primo grado unicamente per quanto riguarda il trattamento sanzionatorio, confermando però il giudizio di colpevolezza.

Contro questa seconda pronuncia, il difensore dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando vizi di motivazione e violazioni di legge relativi alla valutazione delle prove che avevano portato alla conferma della responsabilità penale.

L’analisi della Corte sui Termini di Impugnazione Penale

La Suprema Corte, prima di entrare nel merito dei motivi del ricorso, ha proceduto a una verifica pregiudiziale sulla sua ammissibilità, concentrandosi sul rispetto dei termini per il suo deposito. Questa analisi ha portato a una declaratoria di inammissibilità.

Vediamo nel dettaglio il calcolo effettuato dai Giudici:

1. Data della delibera: La sentenza d’appello è stata deliberata il 13 giugno 2024.
2. Termine per il deposito della motivazione: Il termine per il deposito della sentenza scadeva l’11 settembre 2024. La Corte ha precisato che a questo termine, previsto dall’art. 544 c.p.p., non si applica la sospensione feriale, come sancito dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 42361 del 2017.
3. Data di effettivo deposito: La sentenza è stata depositata tempestivamente il 5 settembre 2024.
4. Decorrenza del termine per l’impugnazione: Il termine di 45 giorni per proporre ricorso, ai sensi dell’art. 585, comma 1, lett. c), c.p.p., ha iniziato a decorrere dal giorno successivo, ovvero il 12 settembre 2024.
5. Scadenza del termine: Di conseguenza, il termine ultimo per il deposito del ricorso era il 26 ottobre 2024.
6. Data di deposito del ricorso: Il ricorso è stato invece depositato telematicamente solo il 14 novembre 2024, ben oltre la scadenza.

Questa ricostruzione cronologica ha dimostrato in modo inequivocabile la tardività dell’impugnazione.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte di Cassazione è stata netta e basata su un principio inderogabile del diritto processuale: la perentorietà dei termini. Il ricorso, essendo stato depositato oltre il termine di 45 giorni stabilito dalla legge, è stato dichiarato inammissibile.

L’inammissibilità del ricorso ha comportato, come conseguenza diretta prevista dall’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la Corte ha condannato l’imputato al versamento di una somma di Euro 4.000,00 in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è stata determinata equitativamente, tenendo conto dei motivi del ricorso che hanno evidenziato una colpa del ricorrente nella causazione dell’inammissibilità, come previsto dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza un principio cardine della procedura penale: la diligenza nel rispetto dei termini processuali non è un mero formalismo, ma un requisito di ammissibilità essenziale per garantire la certezza del diritto e la ragionevole durata del processo. La decisione evidenzia un punto cruciale, spesso fonte di errore: il termine per il deposito della sentenza da parte del giudice non è soggetto alla sospensione feriale, e da tale deposito decorrono i termini per l’impugnazione. Gli operatori del diritto devono prestare la massima attenzione a questo calcolo per non incorrere in decadenze che possono pregiudicare irrimediabilmente il diritto di difesa.

Qual è il termine per presentare ricorso in Cassazione dopo il deposito di una sentenza d’appello?
Il termine previsto dall’art. 585, comma 1, lett. c), del codice di procedura penale è di quarantacinque giorni, che iniziano a decorrere dal giorno successivo alla data di deposito della sentenza.

La sospensione feriale dei termini si applica al termine che il giudice ha per depositare la motivazione della sentenza?
No. Come chiarito dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite, al termine previsto dall’art. 544 c.p.p. per il deposito della sentenza non si applica la sospensione feriale dei termini processuali.

Cosa comporta il deposito di un ricorso oltre la scadenza del termine previsto?
Il deposito tardivo del ricorso ne determina l’inammissibilità. Ciò impedisce alla Corte di esaminare i motivi di impugnazione e comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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