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Termini impugnazione penale: il ricorso è tardivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso a causa della sua presentazione tardiva. Nonostante la tempestività del deposito delle motivazioni della sentenza d’appello, l’impugnazione è stata depositata 30 giorni oltre i termini impugnazione penale previsti dalla legge. La Corte ha inoltre ribadito che il ricorso deve essere sottoscritto da un avvocato cassazionista e non dall’imputato.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Impugnazione Penale: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Tempestività

Nel processo penale, il rispetto delle scadenze è un principio cardine che garantisce certezza e ordine. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un errore nel calcolo dei termini impugnazione penale possa avere conseguenze definitive, portando alla declaratoria di inammissibilità del ricorso. Questa decisione non solo ribadisce la perentorietà dei termini, ma chiarisce anche importanti aspetti formali, come la corretta sottoscrizione dell’atto di impugnazione.

Il Caso in Esame: Un Errore di Calcolo Fatale

La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte di Appello che, nel riformare parzialmente una condanna di primo grado, aveva fissato in 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni. La difesa dell’imputato, ricevute le motivazioni depositate tempestivamente dalla Corte territoriale, procedeva a redigere e presentare il ricorso per cassazione.

Tuttavia, il ricorso veniva depositato ben 30 giorni dopo la scadenza del termine ultimo previsto dalla legge. Questo ritardo, unito a un vizio formale nella sottoscrizione, si è rivelato fatale per le sorti dell’impugnazione.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26916/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi distinti e autonomi, ciascuno sufficiente a giustificare l’esito del giudizio: la tardività dell’impugnazione e un vizio nella sottoscrizione dell’atto.

Le Motivazioni: Il Rigoroso Calcolo dei Termini Impugnazione Penale

La Corte ha meticolosamente ricostruito il calcolo dei termini, non lasciando spazio a interpretazioni estensive. Vediamo nel dettaglio i due motivi di inammissibilità.

La Tardività del Ricorso

Il punto centrale della decisione riguarda il calcolo dei termini impugnazione penale. La Corte di Appello aveva pronunciato sentenza il 7 luglio 2023, assegnando 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Sebbene le motivazioni siano state depositate in anticipo, il 25 settembre 2023, la legge stabilisce che il termine per impugnare decorre non dal giorno del deposito effettivo, ma dalla scadenza del termine concesso al giudice. In questo caso, il termine di 90 giorni scadeva il 5 ottobre 2023.

Da quella data, la difesa aveva a disposizione 45 giorni per presentare ricorso, come previsto dall’art. 585, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. La scadenza ultima era quindi fissata per il 20 novembre 2023. Il ricorso è stato invece presentato il 20 dicembre 2023, con un ritardo netto di trenta giorni, rendendolo irrimediabilmente intempestivo.

Il Vizio di Sottoscrizione

Oltre alla tardività, la Cassazione ha rilevato un secondo, e altrettanto grave, motivo di inammissibilità. Il ricorso era stato sottoscritto personalmente dall’imputato, sebbene con firma autenticata dal suo difensore. La Corte ha richiamato la sua consolidata giurisprudenza (in particolare la sentenza n. 44401/2019), secondo cui il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale dei cassazionisti. La sottoscrizione personale dell’imputato, anche se autenticata, non soddisfa questo requisito formale, configurando un vizio che conduce all’inammissibilità dell’atto.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, sottolinea la necessità di una scrupolosa attenzione nel calcolo dei termini processuali, ricordando che il dies a quo (il giorno da cui inizia a decorrere il termine) per l’impugnazione è legato alla scadenza del termine per il deposito delle motivazioni, non al loro deposito effettivo. In secondo luogo, ribadisce l’importanza dei requisiti formali, specificando che il ricorso dinanzi alla Suprema Corte è un atto tecnico che richiede la necessaria sottoscrizione di un difensore abilitato, escludendo la possibilità per l’imputato di agire personalmente.

Da quando iniziano a decorrere i termini per proporre ricorso per cassazione?
I termini per l’impugnazione decorrono dalla scadenza del termine concesso al giudice per il deposito delle motivazioni della sentenza (in questo caso 90 giorni), e non dalla data in cui le motivazioni vengono effettivamente depositate, anche se anteriore.

Qual è la durata del termine per impugnare una sentenza penale se il giudice si è riservato 90 giorni per le motivazioni?
Ai sensi dell’art. 585, comma 1, lettera c) del codice di procedura penale, il termine per l’impugnazione è di 45 giorni quando per il deposito della motivazione è stato stabilito un termine superiore a 30 giorni.

L’imputato può firmare personalmente il ricorso per cassazione?
No. Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, il ricorso è inammissibile se sottoscritto personalmente dall’imputato, anche qualora la firma sia stata autenticata da un avvocato cassazionista. L’atto deve essere sottoscritto dal difensore abilitato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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