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Termini impugnazione penale: il calcolo corretto

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità, chiarendo che i termini impugnazione penale, in caso di deposito tardivo delle motivazioni della sentenza di primo grado, decorrono dalla data di notifica dell’avviso di deposito all’imputato e non dalla data del deposito stesso. In questo caso, l’appello, erroneamente ritenuto tardivo dalla Corte territoriale, è stato invece considerato tempestivo, ripristinando il diritto di difesa dell’imputato.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Impugnazione Penale: Quando Inizia a Decorrere il Tempo per l’Appello?

Nel processo penale, il rispetto delle scadenze è fondamentale. Un solo giorno di ritardo può compromettere irrimediabilmente il diritto di difesa, rendendo un’impugnazione inammissibile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale sul calcolo dei termini impugnazione penale, specialmente quando il giudice di primo grado deposita le motivazioni della sentenza oltre il tempo stabilito. Analizziamo insieme questo caso per capire come la corretta interpretazione delle norme procedurali tuteli il diritto a un giusto processo.

I Fatti del Caso: Un Appello Dichiarato Tardivo

La vicenda ha origine da una sentenza di primo grado emessa il 13 marzo 2023. Il Tribunale aveva indicato un termine di novanta giorni per il deposito delle motivazioni. Tuttavia, queste venivano depositate in ritardo, il 26 giugno 2023. Successivamente, l’avviso di avvenuto deposito veniva notificato all’imputato il 30 agosto 2023. Il difensore presentava atto di appello il 2 ottobre 2023.

La Corte di appello, investita del caso, dichiarava l’impugnazione inammissibile perché tardiva. Secondo i giudici di secondo grado, il termine per appellare era già scaduto. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sostenendo un’errata applicazione della legge sul calcolo dei termini.

Il Calcolo dei Termini Impugnazione Penale Secondo la Difesa

Il ricorrente ha basato la sua difesa su una chiara interpretazione degli articoli del codice di procedura penale che regolano i termini impugnazione penale. L’argomentazione era semplice ma giuridicamente solida: quando la motivazione della sentenza viene depositata oltre il termine indicato nel dispositivo (in questo caso, novanta giorni), il termine per impugnare non decorre dalla data del deposito, ma dalla data in cui l’avviso di deposito viene comunicato o notificato alle parti private.

Nello specifico, la difesa ha sostenuto che il termine di quarantacinque giorni per l’appello, previsto dall’articolo 585 del codice di procedura penale, doveva iniziare a decorrere dal 30 agosto 2023 (data della notifica) e non dal 26 giugno 2023 (data del deposito). Di conseguenza, l’appello depositato il 2 ottobre 2023 era pienamente tempestivo.

La Decisione della Corte di Cassazione: Appello Tempestivo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno confermato l’interpretazione normativa proposta dalla difesa. Hanno esaminato gli atti processuali e verificato che:
1. La sentenza di primo grado è stata pronunciata il 13/03/2023.
2. Le motivazioni sono state depositate tardivamente il 26/06/2023, oltre il termine di 90 giorni.
3. L’avviso di deposito è stato notificato all’imputato il 30/08/2023.
4. L’appello è stato presentato il 02/10/2023.

Sulla base di questa cronologia, la Suprema Corte ha stabilito che il termine di 45 giorni per l’impugnazione iniziava a decorrere, come previsto dall’art. 585, comma 2, lett. c) del codice di procedura penale, dal 30/08/2023. La scadenza era quindi fissata al 14/10/2023. L’appello, depositato il 02/10/2023, risultava dunque presentato ampiamente entro i termini di legge. Di conseguenza, la valutazione di intempestività della Corte di appello era errata.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio di garanzia fondamentale per il diritto di difesa. Le norme procedurali, in particolare quelle che fissano i termini perentori, devono essere interpretate in modo da assicurare alla parte la piena conoscenza dell’atto da cui decorre il termine stesso. Se il giudice deposita la motivazione in ritardo, è la notifica dell’avviso di deposito a rendere la parte legalmente consapevole della possibilità di esercitare il proprio diritto di impugnazione. Far decorrere il termine da un momento anteriore, di cui l’imputato non ha ancora conoscenza formale, costituirebbe una palese violazione del diritto di difesa.

Conclusioni

La decisione in esame è di grande importanza pratica. Essa ribadisce che la diligenza del giudice nel rispettare i termini per il deposito delle sentenze ha dirette conseguenze sul calcolo dei termini per le impugnazioni. Per gli avvocati e i loro assistiti, questa pronuncia conferma che il dies a quo, ovvero il giorno da cui inizia il conteggio, in caso di deposito tardivo delle motivazioni, è sempre quello della notifica dell’avviso di deposito. La Corte di Cassazione, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata e disponendo la trasmissione degli atti alla Corte di appello per la prosecuzione del giudizio, ha ripristinato la legalità e garantito che l’imputato possa vedere il suo appello esaminato nel merito.

Da quando iniziano a decorrere i termini per l’impugnazione se la motivazione della sentenza viene depositata in ritardo?
I termini per l’impugnazione iniziano a decorrere dalla data in cui viene notificato all’imputato l’avviso di avvenuto deposito della motivazione, e non dalla data del deposito stesso, ai sensi dell’art. 585, comma 2, lett. c) del codice di procedura penale.

Qual era il termine corretto per presentare appello in questo caso?
Il termine corretto era di quarantacinque giorni, come stabilito dall’art. 585, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale, calcolato a partire dal 30/08/2023 (data di notifica dell’avviso) e con scadenza il 14/10/2023.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione riguardo all’ordinanza della Corte di appello?
La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza che dichiarava l’appello inammissibile. Ha inoltre disposto la trasmissione degli atti alla Corte di appello di Messina affinché proceda con il giudizio di merito, avendo accertato che l’appello era stato presentato tempestivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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