Termini Impugnazione: La Cassazione e il Principio “Tempus Regit Actum”
Il rispetto dei termini impugnazione è un pilastro fondamentale del processo penale. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 2458/2024, offre un’importante lezione sulla non retroattività delle norme processuali e sulla prevalenza del principio tempus regit actum. La decisione chiarisce perché le nuove, e a volte più favorevoli, disposizioni normative non possono salvare un’impugnazione presentata tardivamente se la sentenza è stata emessa prima della loro entrata in vigore.
I Fatti del Caso: Un Appello Depositato Fuori Termine
Il caso ha origine da un’ordinanza della Corte d’Appello di Roma, che aveva dichiarato inammissibile l’appello di un imputato. Il motivo? L’atto era stato depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge.
Il Tribunale di primo grado aveva pronunciato la sentenza il 14 luglio 2022, riservandosi 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Tale termine scadeva il 26 novembre 2022. L’imputato, invece, aveva depositato il suo atto di appello solo il 7 dicembre 2022, ben oltre la scadenza.
L’imputato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali, nel tentativo di giustificare il ritardo e ottenere l’ammissibilità del suo appello.
La Decisione della Corte di Cassazione e i Termini di Impugnazione
La Suprema Corte ha esaminato e rigettato tutti i motivi del ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della Corte.
Primo Motivo: Il Calcolo del Termine per il Deposito della Motivazione
L’imputato sosteneva una violazione nell’indicazione dei termini. La Cassazione ha rapidamente smentito questa tesi, confermando che, come risultava dall’ordinanza impugnata, il Tribunale aveva correttamente fissato un termine di 90 giorni. La scadenza era quindi il 26 novembre 2022, un termine non rispettato dall’appellante.
Secondo Motivo: La Disciplina dell’Assenza e la Notifica della Sentenza
Il ricorrente lamentava la mancata notifica dell’estratto della sentenza, un adempimento previsto dalla vecchia disciplina della contumacia. La Corte ha precisato che il processo si era svolto secondo le nuove regole sull’assenza dell’imputato, che non prevedono alcuna notifica dell’estratto di sentenza all’imputato assente, essendo sufficiente la rituale dichiarazione di assenza all’inizio del procedimento.
Terzo Motivo: L’Inapplicabilità della Nuova Normativa sui Termini Impugnazione
Questo è il punto centrale della decisione. L’imputato invocava l’applicazione del principio del favor rei per beneficiare dell’art. 585, comma 1-bis, c.p.p. (introdotto dal D.Lgs. 150/2022, la “Riforma Cartabia”), che concede un termine aggiuntivo di 15 giorni per l’impugnazione. La Cassazione ha respinto con forza questa argomentazione.
Le Motivazioni della Corte
La Suprema Corte ha chiarito un principio fondamentale del diritto processuale: tempus regit actum (il tempo regola l’atto). Le norme che disciplinano il processo sono quelle in vigore nel momento in cui l’atto processuale viene compiuto. La norma invocata dal ricorrente, che estende i termini impugnazione, è entrata in vigore il 31 dicembre 2022.
Poiché la sentenza di primo grado era stata pronunciata il 14 luglio 2022, essa ricadeva interamente sotto l’imperio della normativa precedente. La nuova disposizione non poteva essere applicata retroattivamente. Il principio del favor rei, che impone di applicare la legge più favorevole all’imputato, riguarda le norme di diritto penale sostanziale (quelle che definiscono i reati e le pene), ma non si estende, se non in casi eccezionali, alle norme processuali.
Conclusioni: L’Importanza del Principio “Tempus Regit Actum” in Procedura Penale
La decisione della Cassazione è un monito cruciale per tutti gli operatori del diritto. I termini impugnazione sono perentori e la loro violazione comporta la sanzione irrimediabile dell’inammissibilità. Non si può fare affidamento su modifiche normative successive per sanare un errore procedurale. Il principio tempus regit actum garantisce la certezza del diritto e l’ordinato svolgimento del processo, stabilendo che ogni fase è regolata dalle norme vigenti in quel preciso momento. La speranza di un’applicazione retroattiva di norme processuali più vantaggiose è, come dimostra questo caso, infondata e destinata al fallimento.
Quando si applica il nuovo termine di 15 giorni aggiuntivi per l’impugnazione previsto dalla Riforma Cartabia (art. 585, co. 1-bis, c.p.p.)?
Si applica esclusivamente alle impugnazioni proposte contro sentenze emesse in data successiva all’entrata in vigore della riforma, ovvero dopo il 31 dicembre 2022.
Se un imputato è assente al processo, ha diritto a ricevere la notifica dell’estratto della sentenza di condanna?
No. Secondo la disciplina dell’assenza attualmente in vigore, che ha sostituito quella della contumacia, non è prevista alcuna notifica dell’estratto della sentenza all’imputato dichiarato assente.
Il principio del favor rei (applicazione della norma più favorevole all’imputato) si applica alle norme processuali che modificano i termini per l’impugnazione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che per le norme processuali vige il principio tempus regit actum (il tempo regola l’atto). Di conseguenza, si applica la legge in vigore al momento del compimento dell’atto (in questo caso, la data di pronuncia della sentenza), non una legge successiva, anche se più favorevole.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 2458 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 2458 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 06/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 27/06/2023 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
-Rilevato che COGNOME NOME ricorre avverso l’ordinanza della Corte d’Appello di Roma del 27 giugno 2023 che ha dichiarato inammissibile l’appello proposto ai sensi dell’art. 591 cod. proc. pen. perché depositato oltre i termini previsti dall legge.
-Considerato che il primo motivo di ricorso con cui si deduce violazione del’art.544 comma terzo cod. proc. pen. è manifestamente infondato perché, così come risulta dall’ordinanza impugnata, il Tribunale ha pronunziato la sentenza in data 14 luglio 2022 fissando giorni 90 per il deposito della motivazione, termine rispettato. Il termine ultimo per il deposito era dunque il 26 novembre 2022 a fronte di un deposito avvenuto invece in data 7 dicembre 2022;
-Considerato che il secondo motivo è manifestamente infondato (omessa dichiarazione di contumacia e notifica dell’estratto contumaciale) atteso che il processo in esame si è svolto a seguito della rituale dichiarazione di assenza dell’imputato e secondo le prescrizioni della disciplina dell’assenza che non prevede alcuna notifica dell’estratto di sentenza all’imputato assente;
Considerato che il terzo motivo, con cui il ricorrente lamenta la violazione del principio del favor rei quanto alla mancata applicazione dell’art.585 comma ibis cod. proc. pen. è manifestamente infondato non confrontandosi con la ordinanza impugnata che ha espressamente chiarito che l’ulteriore termine di giorni 15 per la impugnazione si applica alle sole impugnazioni proposte avverso sentenze pronunziate in data successiva a quella di entrata in vigore del D.Igs. 150/2022 e dunque successive al 31 dicembre 2022; né è invocabile l’art. 2 cod. pen. trattandosi, nel caso di specie, di norma processuale per la quale vige il principio del “tempus regit actum”;
-Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Il c GLYPH estensore GLYPH Il Presidente Così deciso, in Roma in data 6 dicembre 2023