LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Termini impugnazione: come si calcolano i giorni festivi

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza di inammissibilità, chiarendo il corretto calcolo dei termini impugnazione. La sentenza stabilisce che se la scadenza per il deposito delle motivazioni cade in un giorno festivo, questa è prorogata al giorno successivo non festivo, da cui decorre il nuovo termine per appellare. Viene inoltre precisata l’inapplicabilità retroattiva di alcune norme della Riforma Cartabia.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Impugnazione e Giorni Festivi: La Cassazione Fa Chiarezza

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un pilastro fondamentale. Un solo giorno di ritardo può compromettere irrimediabilmente il diritto di difesa, portando alla dichiarazione di inammissibilità di un’impugnazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 33645/2025) offre un chiarimento cruciale su come calcolare i termini impugnazione quando le scadenze intermedie cadono in giorni festivi, un aspetto che può generare incertezze operative. Il caso in esame dimostra come un’errata interpretazione delle regole di computo possa portare a decisioni errate, poi corrette in sede di legittimità.

I Fatti del Caso: Un Appello Dichiarato Inammissibile

La vicenda ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Brescia per un reato tributario. La sentenza era stata pronunciata il 7 novembre 2022, e il giudice si era riservato 60 giorni per il deposito delle motivazioni. L’imputato, tramite il proprio difensore, presentava appello il 21 febbraio 2023.

La Corte di appello di Brescia, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile per due ragioni distinte:
1. Tardività: Secondo i giudici di secondo grado, il termine per appellare era scaduto il 20 febbraio 2023, rendendo il deposito effettuato il giorno successivo fuori tempo massimo.
2. Vizio formale: All’atto di appello non era stata allegata la dichiarazione o elezione di domicilio, un requisito introdotto dalla recente Riforma Cartabia (art. 581, comma 1-ter, c.p.p.).

Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per cassazione, contestando entrambi i punti.

Il Calcolo dei Termini Impugnazione: L’Errore della Corte d’Appello

Il primo motivo di ricorso si concentrava sull’errato calcolo dei termini impugnazione. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello non avesse tenuto conto di un dettaglio fondamentale: l’ultimo giorno del termine di 60 giorni, concesso al giudice di primo grado per depositare le motivazioni, cadeva il 6 gennaio 2023, giorno festivo (Epifania).

Secondo il principio generale stabilito dall’art. 172, comma 4, del codice di procedura penale, quando un termine scade in un giorno festivo, esso è prorogato di diritto al primo giorno successivo non festivo. Di conseguenza:
– Il termine di 60 giorni per il deposito delle motivazioni, partito il 7 novembre 2022, non scadeva il 6 gennaio 2023, ma era prorogato al 7 gennaio 2023.
– Il termine di 45 giorni per proporre appello, previsto dall’art. 585 c.p.p., iniziava a decorrere dal giorno successivo, ovvero dal 7 gennaio 2023.
– Facendo il calcolo, i 45 giorni scadevano esattamente il 21 febbraio 2023, giorno in cui l’appello era stato effettivamente depositato.

L’appello era quindi tempestivo.

L’Applicazione delle Nuove Norme Processuali

Il secondo motivo di ricorso affrontava la questione dell’obbligo di allegare la dichiarazione di domicilio. La difesa argomentava che tale requisito, introdotto dal D.Lgs. n. 150/2022 (Riforma Cartabia), non fosse applicabile al caso di specie. Le disposizioni transitorie (art. 89 del D.Lgs. 150/2022) prevedono infatti che questa nuova disciplina si applichi solo alle impugnazioni proposte avverso sentenze pronunciate dopo l’entrata in vigore della riforma, fissata al 30 dicembre 2022.

Poiché la sentenza del Tribunale di Brescia era stata pronunciata il 7 novembre 2022, prima di tale data, il nuovo obbligo formale non poteva essere imposto al difensore.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli fondati. Sul primo punto, i giudici supremi hanno ribadito la consolidata giurisprudenza secondo cui, nel computo dei termini processuali, la proroga di diritto del giorno festivo determina lo spostamento non solo della scadenza, ma anche della data da cui inizia a decorrere il termine successivo. La Corte territoriale aveva quindi commesso un errore nel ritenere tardivo l’appello.

Sul secondo punto, la Cassazione ha confermato l’interpretazione delle norme transitorie della Riforma Cartabia. Trattandosi di una modalità di compimento di un atto processuale, la disciplina applicabile è quella vigente al momento del compimento dell’atto stesso, ma le disposizioni transitorie avevano creato un regime specifico per l’art. 581, comma 1-ter, c.p.p., legandone l’applicazione alla data di pronuncia della sentenza impugnata. Essendo questa anteriore alla riforma, l’obbligo di allegare la dichiarazione di domicilio non sussisteva.

Per questi motivi, la Corte ha annullato senza rinvio l’ordinanza di inammissibilità e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di appello di Brescia per la celebrazione del giudizio di merito.

Conclusioni: L’Importanza della Correttezza nel Computo dei Termini

Questa sentenza riafferma principi procedurali di fondamentale importanza. In primo luogo, sottolinea l’importanza di applicare correttamente le regole sul computo dei termini impugnazione, inclusa la gestione delle scadenze che cadono nei giorni festivi. Un errore su questo punto può negare ingiustamente l’accesso a un grado di giudizio. In secondo luogo, offre un’interpretazione chiara delle norme transitorie della Riforma Cartabia, essenziale per evitare l’applicazione retroattiva di nuovi oneri formali a situazioni giuridiche già consolidate. Per gli operatori del diritto, questa decisione è un monito alla massima diligenza e un prezioso strumento interpretativo per navigare le complessità della procedura penale.

Come si calcola il termine per impugnare una sentenza se la scadenza per il deposito delle motivazioni del giudice cade in un giorno festivo?
Se il termine per il deposito delle motivazioni scade in un giorno festivo, viene prorogato di diritto al primo giorno successivo non festivo. Il termine per l’impugnazione inizia a decorrere da quest’ultima data.

La norma che obbliga a depositare la dichiarazione di domicilio con l’atto di appello (art. 581, co. 1-ter c.p.p.) si applica a tutte le impugnazioni?
No. Secondo la sentenza, questa norma, introdotta dalla Riforma Cartabia, si applica solo alle impugnazioni contro sentenze pronunciate dopo la sua entrata in vigore (30 dicembre 2022).

Cosa succede se una Corte d’Appello dichiara inammissibile un appello per un errore nel calcolo dei termini?
La parte può presentare ricorso per cassazione. Se la Corte di Cassazione accoglie il ricorso, annulla l’ordinanza di inammissibilità e rinvia gli atti alla Corte d’Appello affinché proceda con il giudizio di merito sull’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati