Termini Impugnazione: Quando un Ricorso Diventa Inammissibile
Nel processo penale, il rispetto dei termini impugnazione non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità dell’azione legale. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la tardività nella presentazione di un ricorso ne determini l’inammissibilità, con conseguenze significative per l’imputato. Analizziamo questa ordinanza per comprendere la rigidità delle scadenze processuali e l’importanza di una gestione attenta delle tempistiche.
I Fatti del Caso
Un imputato, a seguito di una sentenza della Corte d’Appello che aveva parzialmente riformato una precedente decisione di primo grado, decideva di presentare ricorso per Cassazione. La sentenza di secondo grado era stata emessa in data 4 luglio 2023 e la relativa motivazione era stata depositata in cancelleria l’11 luglio 2023, nel rispetto del termine di 15 giorni previsto dalla legge.
Il ricorso per Cassazione veniva, tuttavia, proposto solo in data 6 ottobre 2023. La Corte è stata quindi chiamata a valutare, in via preliminare, se tale data fosse compatibile con le scadenze procedurali.
La Decisione della Corte e il calcolo dei termini impugnazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività. La decisione si fonda su un calcolo preciso e inderogabile dei termini previsti dal Codice di procedura penale.
Il Calcolo dei Termini
Per comprendere la decisione, è essenziale ricostruire il calcolo dei tempi:
1. Termine per la motivazione: La legge (art. 544, comma 2, c.p.p.) concedeva alla Corte d’Appello 15 giorni per depositare la motivazione della sentenza. Questo termine scadeva il 19 luglio 2023.
2. Termine per l’impugnazione: Dal giorno di scadenza del termine per la motivazione (19 luglio), iniziavano a decorrere i 30 giorni per proporre l’impugnazione, come stabilito dall’art. 585, comma 1, lett. b) c.p.p.
3. Sospensione Feriale: Il calcolo deve tenere conto del periodo di sospensione feriale dei termini, che va dall’1 al 31 agosto. Questo periodo ‘congela’ il conteggio, che riprende dal 1° settembre.
Considerando la sospensione, il termine ultimo per presentare il ricorso scadeva ben prima del 6 ottobre 2023. Di conseguenza, il deposito effettuato in quella data è stato ritenuto irrimediabilmente tardivo.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione richiamando la natura perentoria dei termini processuali. L’art. 585 del Codice di procedura penale stabilisce scadenze precise il cui mancato rispetto comporta, come sanzione processuale, l’inammissibilità dell’impugnazione. Queste regole sono poste a garanzia della certezza del diritto e della ragionevole durata del processo. Non sono ammesse deroghe o giustificazioni per il ritardo, salvo casi eccezionali non ravvisati nella fattispecie. La Corte ha semplicemente applicato la legge, constatando che il ricorso era stato presentato ‘oltre il termine’ consentito.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque operi nel settore legale: la massima attenzione ai termini processuali. Le conseguenze della tardività sono gravi: il ricorso non viene esaminato nel merito, la sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) a favore della cassa delle ammende. Per gli avvocati, ciò sottolinea la necessità di un’organizzazione meticolosa e di un monitoraggio costante delle scadenze per tutelare efficacemente i diritti dei propri assistiti.
Qual è il motivo principale per cui il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato proposto oltre il termine di 30 giorni stabilito dall’art. 585 del Codice di procedura penale, risultando quindi tardivo.
Come si calcolano i termini per presentare un ricorso in questo caso specifico?
I 30 giorni per l’impugnazione decorrono dalla scadenza del termine per il deposito della motivazione della sentenza precedente. Nel calcolo si deve tenere conto della sospensione feriale (1-31 agosto), periodo durante il quale il conteggio dei giorni si interrompe per poi riprendere.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso è dichiarato inammissibile per tardività?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 11140 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 2 Num. 11140 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 17/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a TORRE ANNUNZIATA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 04/07/2023 della CORTE APPELLO di SALERNO
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME; lette le conclusioni del PG COGNOME
Ricorso trattato de plano.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza della Corte d’appello di Salerno in data 4/7/2023 che ha parzialmente riformato la sentenza del Tribunale di Salerno del 14/9/2022 rideterminando la pena.
Il ricorso è inammissibile perché proposto il 6/10/2023, oltre il termine di cui all’art. 585 cod. proc. pen.
La sentenza impugnata, infatti, è del 4/7/2023, la motivazione è stata depositata in cancelleria 1’11/7/2023, nel termine di giorni 15 ex art. 544, comma 2, cod. proc. pen.
Dalla scadenza di detto termine decorrono i 30 giorni per proporre impugnazione ( ex art. 585, comma 1, lett. b) cod. proc. pen.) pertanto, anche considerando il periodo di sospensione feriale dall’ 1 al 31 agosto, il ricorso proposto il 6/10/2023 risulta tardivo.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Roma, 17 gennaio 2024
Il Consigliere estensore
NOME COGNOME
Il Presidente
NOME COGNOME