LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Termini impugnazione assente: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile un ricorso per tardività. Il caso riguarda i corretti termini di impugnazione per l’imputato assente. La Suprema Corte ha chiarito che, a seguito delle modifiche introdotte dal d.lgs. 150/2022, al termine ordinario di 15 giorni va aggiunto un ulteriore periodo di 15 giorni se la sentenza è pronunciata in assenza dell’imputato, rendendo l’appello tempestivo. La questione è stata rinviata alla Corte d’Appello per un nuovo esame nel merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Impugnazione Assente: La Cassazione Sancisce l’Aumento di 15 Giorni

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del sistema giudiziario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 46243/2024) ha offerto un chiarimento cruciale sui termini impugnazione assente, alla luce delle novità introdotte dalla cosiddetta Riforma Cartabia. Questa decisione sottolinea l’importanza per gli operatori del diritto di rimanere costantemente aggiornati sulle modifiche legislative per garantire la piena tutela dei diritti dei loro assistiti. Il caso in esame ha portato all’annullamento di una declaratoria di inammissibilità, riaprendo le porte del processo d’appello a due imputati.

I Fatti di Causa

Due persone venivano condannate in primo grado dal Tribunale di Trapani per reati in materia edilizia ed urbanistica. La sentenza, con motivazione contestuale al dispositivo, veniva pronunciata il 19 gennaio 2023. Gli avvocati degli imputati presentavano appello contro tale decisione. Tuttavia, la Corte di appello di Palermo, con sentenza del 22 ottobre 2023, dichiarava i ricorsi inammissibili. La ragione? Secondo la Corte territoriale, gli appelli erano stati depositati tardivamente, oltre il termine di 15 giorni previsto dalla legge.

L’Errore della Corte d’Appello nel Calcolo dei Termini

La Corte d’appello aveva calcolato il termine per impugnare basandosi esclusivamente sull’art. 585, comma 1, lettera a), del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce un termine di quindici giorni per l’impugnazione delle sentenze la cui motivazione viene letta contestualmente al dispositivo. Di conseguenza, avendo il Tribunale deciso il 19 gennaio 2023, la Corte d’appello aveva ritenuto che il termine ultimo per appellare fosse scaduto il 3 febbraio 2023. Poiché i ricorsi erano stati presentati il 15 febbraio 2023, erano stati giudicati tardivi e, quindi, inammissibili. In questo calcolo, però, la Corte territoriale aveva commesso un errore di diritto, tralasciando una modifica normativa di fondamentale importanza.

La Decisione della Cassazione e i Termini Impugnazione Assente

I difensori degli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, lamentando un error juris. Essi hanno evidenziato che la Corte d’appello non aveva tenuto conto del nuovo comma 1-bis dell’art. 585 cod. proc. pen., introdotto dal D.Lgs. n. 150 del 2022 (Riforma Cartabia), entrato in vigore il 30 dicembre 2022. Questa nuova disposizione prevede espressamente che, quando la sentenza è pronunciata in assenza dell’imputato, i termini per l’impugnazione sono aumentati di quindici giorni.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi. Poiché la sentenza di primo grado era stata emessa il 19 gennaio 2023, ovvero dopo l’entrata in vigore della riforma, e poiché il processo si era celebrato in assenza degli imputati, la nuova norma doveva essere applicata. Pertanto, il termine corretto per l’impugnazione non era di 15 giorni, ma di 30 giorni (15 giorni ordinari + 15 giorni di aumento).

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la Corte d’appello ha errato nel non considerare la nuova disposizione normativa. La sentenza di primo grado, essendo stata pronunciata in un’epoca in cui la Riforma Cartabia era già vigente, doveva soggiacere alle nuove regole procedurali. L’aumento dei termini impugnazione assente è una garanzia introdotta dal legislatore per assicurare all’imputato non presente un lasso di tempo più congruo per venire a conoscenza della decisione e preparare un’adeguata difesa. La Corte di Palermo, ignorando tale disposizione, ha compiuto un palese errore di diritto che ha leso il diritto di difesa degli imputati. Di conseguenza, l’appello presentato il 15 febbraio 2023 era pienamente tempestivo, in quanto depositato ben prima della scadenza del termine di 30 giorni.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di appello di Palermo, rinviando il caso ad un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo giudizio. Questo nuovo giudizio dovrà ovviamente partire dal presupposto che l’appello è stato presentato tempestivamente e dovrà, quindi, esaminare il merito delle questioni sollevate dai ricorrenti contro la condanna di primo grado. La pronuncia rappresenta un importante monito sulla necessità di un’attenta applicazione delle norme procedurali, specialmente quelle di recente introduzione, a salvaguardia del diritto di difesa e del giusto processo.

Qual è stato l’errore commesso dalla Corte d’appello?
La Corte d’appello ha erroneamente calcolato il termine per impugnare la sentenza di primo grado in soli 15 giorni, senza applicare l’aumento di ulteriori 15 giorni previsto dal nuovo art. 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale, applicabile quando la sentenza è pronunciata in assenza dell’imputato.

Perché la nuova norma sui termini di impugnazione era applicabile al caso?
La norma era applicabile perché la sentenza di primo grado è stata emessa il 19 gennaio 2023, successivamente all’entrata in vigore del D.Lgs. n. 150/2022 (30 dicembre 2022) che ha introdotto la modifica, e il processo si era svolto in assenza degli imputati, realizzando così le due condizioni richieste dalla legge per l’aumento dei termini.

Qual è la conseguenza pratica della decisione della Cassazione?
La conseguenza è l’annullamento della sentenza d’appello che dichiarava inammissibile il ricorso. Il processo viene rinviato a un’altra sezione della Corte d’appello, che dovrà celebrare un nuovo giudizio per esaminare nel merito i motivi dell’appello, riconoscendo che è stato presentato tempestivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati