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Termini custodia cautelare: rinvio e calcolo tempi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45005/2024, ha rigettato il ricorso di alcuni imputati che chiedevano la scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Il caso verteva sul calcolo di tali termini a seguito dell’astensione di un giudice e la riassegnazione del fascicolo a un altro magistrato dello stesso ufficio. La Suprema Corte ha chiarito che tale situazione non costituisce un ‘rinvio ad altro giudice’ né una ‘regressione del procedimento’ ai sensi dell’art. 303 cod. proc. pen., pertanto non giustifica un nuovo inizio dei termini di fase. Inoltre, ha ribadito che il giudice d’appello può confermare una decisione sulla base di motivazioni diverse da quelle del primo giudice, senza violare il principio devolutivo.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Custodia Cautelare: la Cassazione fa chiarezza sul calcolo in caso di astensione del giudice

La corretta interpretazione delle norme sui termini di custodia cautelare rappresenta un baluardo fondamentale a tutela della libertà personale dell’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 45005/2024) offre spunti cruciali su come calcolare questi termini quando il procedimento subisce un cambio di giudice a causa di un’astensione, senza che vi sia una vera e propria regressione processuale.

I Fatti del Caso

Quattro imputati, sottoposti a misura cautelare in carcere per gravi reati tra cui l’associazione di tipo mafioso, presentavano un’istanza di scarcerazione. La loro tesi si basava sulla presunta scadenza dei termini massimi di custodia per la fase del giudizio abbreviato. Il procedimento, infatti, aveva visto l’astensione del primo Giudice dell’udienza preliminare (G.u.p.) designato, con conseguente assegnazione del fascicolo a un nuovo G.u.p. dello stesso Tribunale. La difesa sosteneva che tale passaggio configurasse un’ipotesi di ‘rinvio ad altro giudice’, con la conseguenza che i periodi di detenzione sofferti davanti a entrambi i magistrati avrebbero dovuto essere sommati, portando così al superamento del limite massimo di fase.

L’istanza veniva rigettata sia dal G.u.p. che, in sede di appello, dal Tribunale del riesame. Contro questa decisione, gli imputati proponevano ricorso per Cassazione.

La Questione Giuridica: Calcolo dei Termini di Custodia Cautelare

Il cuore della controversia ruotava attorno a due questioni principali:

1. L’effetto devolutivo dell’appello: La difesa lamentava che il Tribunale del riesame avesse rigettato l’appello con una motivazione diversa da quella del primo giudice, violando così i limiti del proprio potere decisionale.
2. La nozione di ‘rinvio ad altro giudice’: Il punto cruciale era stabilire se la semplice sostituzione del giudice a seguito di astensione potesse essere equiparata a un ‘rinvio’ che, secondo la tesi difensiva, avrebbe imposto il cumulo dei periodi di detenzione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi infondati, rigettandoli e confermando la legittimità della detenzione degli imputati. La decisione si fonda su un’attenta analisi dei principi che governano sia il giudizio d’appello cautelare sia la disciplina dei termini di durata delle misure.

Le Motivazioni della Suprema Corte

In primo luogo, la Corte ha respinto la censura relativa alla violazione dell’effetto devolutivo. Citando un consolidato orientamento giurisprudenziale, ha ribadito che il giudice d’appello, pur essendo vincolato ai punti della decisione impugnati, non è affatto legato alle argomentazioni giuridiche del primo giudice. Può, quindi, pervenire alla stessa conclusione (in questo caso, il rigetto dell’istanza) attraverso un percorso motivazionale differente e autonomo, senza esorbitare dai propri poteri.

Nel merito, la Cassazione ha smontato la tesi difensiva sul calcolo dei termini di custodia cautelare. Ha chiarito che l’astensione di un giudice e la conseguente riassegnazione del fascicolo a un altro magistrato dello stesso ufficio non integrano né una ‘regressione’ del procedimento né un ‘rinvio ad altro giudice’ ai sensi dell’art. 303, comma 2, c.p.p. Si tratta, più semplicemente, della prosecuzione della medesima fase processuale davanti a un diverso organo giudicante. Non vi è, pertanto, alcuna duplicazione di fasi da cumulare.

La Corte ha inoltre evidenziato un aspetto assorbente: anche accogliendo per assurdo la tesi difensiva del cumulo, al momento della presentazione dell’istanza, il termine massimo di fase (nel caso di specie, un anno, essendo stato raddoppiato per la complessità del procedimento) non era comunque scaduto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida due principi di notevole importanza pratica:

1. Autonomia del giudice d’appello: Viene confermata l’ampia libertà del giudice del gravame nel motivare la propria decisione, purché rimanga all’interno del perimetro dei punti contestati dalla parte.
2. Tassatività delle ipotesi di regressione: La sostituzione di un giudice per astensione o ricusazione non causa una regressione del processo né giustifica un ricalcolo dei termini di custodia. Questi ultimi continuano a decorrere senza interruzioni, poiché la fase processuale rimane la stessa.

Questa pronuncia rafforza la certezza del diritto in una materia delicata come quella della libertà personale, impedendo interpretazioni estensive delle norme che possano portare a scarcerazioni non giustificate dalla legge.

Cosa succede ai termini di custodia cautelare se il giudice si astiene e il caso viene assegnato a un collega dello stesso ufficio?
Secondo la Corte di Cassazione, i termini di custodia cautelare non si interrompono né ricominciano a decorrere. La sostituzione del magistrato per astensione non costituisce una regressione del procedimento né un ‘rinvio ad altro giudice’ che modifichi il calcolo dei tempi; la fase processuale prosegue senza soluzione di continuità.

Un giudice d’appello può confermare una decisione usando motivazioni diverse da quelle del primo giudice?
Sì. Il principio dell’effetto devolutivo vincola il giudice d’appello ai punti della decisione che sono stati impugnati, ma non alle argomentazioni giuridiche del primo giudice. Pertanto, può legittimamente confermare la decisione sulla base di un percorso motivazionale autonomo e differente.

La trasmissione degli atti da una cancelleria all’altra all’interno dello stesso tribunale è considerata ‘rinvio ad altro giudice’?
No. La Corte ha stabilito che il ‘rinvio ad altro giudice’ rilevante ai fini del calcolo dei termini di custodia cautelare non si verifica con il semplice passaggio fisico del fascicolo tra magistrati dello stesso ufficio. L’astensione determina una mera assegnazione a un’altra persona fisica nell’ambito del medesimo ufficio giudiziario, non un rinvio a un giudice diverso in senso processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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