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Termini custodia cautelare: quando il rinvio li sospende

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputate che contestavano il mancato decorso dei termini di custodia cautelare. La Corte ha stabilito che la richiesta di rinvio avanzata dal difensore appena nominato, al fine di studiare gli atti, costituisce un legittimo esercizio del diritto di difesa. Tale richiesta, anche in presenza di un codifensore, giustifica la sospensione dei termini di custodia cautelare, equiparando la situazione a un’assenza o rinuncia del difensore.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termini Custodia Cautelare: la Cassazione chiarisce quando il rinvio li sospende

I termini custodia cautelare rappresentano una garanzia fondamentale nel nostro ordinamento, assicurando che nessuno sia privato della libertà personale oltre un limite di tempo predeterminato dalla legge prima di una condanna definitiva. Tuttavia, esistono circostanze che possono sospendere il decorso di tali termini. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 1838/2024) ha affrontato un caso emblematico, chiarendo che la richiesta di rinvio da parte di un nuovo difensore per preparare la difesa rientra tra le cause di sospensione.

I Fatti del Caso Processuale

La vicenda trae origine dalla richiesta di scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare avanzata da due imputate, inizialmente respinta dalla Corte d’Assise d’Appello. A seguito di un primo ricorso, la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio la decisione, incaricando il Tribunale di verificare la natura di un rinvio di udienza concesso tempo prima. Il punto cruciale era stabilire se tale rinvio fosse dovuto a un legittimo impedimento o a una richiesta della difesa, poiché solo in questo secondo caso si sarebbe potuta giustificare la sospensione dei termini.

Il Tribunale, riesaminando il caso, ha concluso che il rinvio era stato effettivamente causato dalla richiesta di uno degli avvocati, nominato da poco, che aveva manifestato l’impossibilità di svolgere efficacemente il proprio mandato difensivo data la complessità del processo. Contro questa nuova ordinanza, le imputate hanno proposto un ulteriore ricorso in Cassazione, sostenendo che la presenza di un altro difensore (codifensore), già a conoscenza degli atti, avrebbe dovuto garantire la continuità della difesa, rendendo il rinvio e la conseguente sospensione dei termini ingiustificati.

La Questione Giuridica e i Termini Custodia Cautelare

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 304 del codice di procedura penale. Questa norma elenca i casi in cui i termini di durata massima della custodia cautelare sono sospesi. Tra questi, vi sono le ipotesi di rinvio del dibattimento dovuto a richiesta dell’imputato o del suo difensore. L’obiettivo della difesa era dimostrare che il rinvio concesso non rientrasse in questa casistica, con la conseguenza che i termini sarebbero decorsi, determinando il loro diritto alla scarcerazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, confermando la decisione del Tribunale. L’analisi della Cassazione si è concentrata sul diritto di ogni singolo difensore di svolgere pienamente il proprio mandato. Gli Ermellini hanno chiarito che, quando un nuovo avvocato entra nel processo, la sua richiesta di tempo per studiare gli atti e preparare un’adeguata difesa è un legittimo esercizio di un diritto fondamentale.

Il fatto che fosse presente un codifensore non è stato ritenuto rilevante. La Corte ha sottolineato che il diritto alla difesa è personale e non può essere ‘compensato’ dalla presenza di un altro legale. Ogni professionista ha il diritto e il dovere di prepararsi adeguatamente. La Corte ha richiamato un precedente orientamento giurisprudenziale secondo cui i casi in cui il rinvio è disposto a seguito dell’esercizio di un diritto difensivo (come la richiesta di termini a difesa) sono equiparabili all’assenza del difensore. Di conseguenza, il periodo di sospensione del processo si aggiunge legittimamente alla durata massima dei termini custodia cautelare.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il diritto a una difesa effettiva prevale sulla rigida scansione temporale della custodia cautelare, quando è proprio la difesa a chiedere il tempo necessario per potersi esplicare. La nomina di un nuovo legale in una fase avanzata del processo e la sua conseguente richiesta di rinvio costituiscono una causa legittima di sospensione dei termini. Questa decisione consolida un equilibrio tra la garanzia della libertà personale dell’imputato e l’inviolabilità del suo diritto a essere assistito da un difensore preparato ed efficace, con importanti implicazioni pratiche sul calcolo dei termini di fase nel processo penale.

Un rinvio chiesto da un nuovo avvocato per studiare il caso sospende i termini della custodia cautelare?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta di rinvio avanzata da un difensore appena nominato per poter preparare efficacemente la difesa è un legittimo esercizio del diritto difensivo che comporta la sospensione dei termini di custodia cautelare.

La presenza di un altro avvocato (codifensore) impedisce la sospensione dei termini se il nuovo legale chiede un rinvio?
No. La Corte ha stabilito che la presenza di un codifensore non elide il diritto di ciascun professionista di svolgere appieno il proprio mandato. Pertanto, la richiesta di rinvio del nuovo legale è sufficiente a sospendere i termini, indipendentemente dalla presenza di altri difensori.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, la parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione priva di fondamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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