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Termine suppletivo impugnazione: no con rito abbreviato

La Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato che chiedeva il termine suppletivo impugnazione di 15 giorni. La Corte ha stabilito che chi sceglie il rito abbreviato è considerato ‘presente’ ai fini processuali, escludendo così l’applicazione del termine aggiuntivo previsto per gli assenti, anche se la richiesta del rito era anteriore alla Riforma Cartabia.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Suppletivo Impugnazione: Escluso per chi Sceglie il Rito Abbreviato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale in materia di procedura penale, chiarendo che il termine suppletivo impugnazione di 15 giorni non si applica all’imputato che ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato. Questa decisione consolida un orientamento interpretativo fondamentale alla luce della Riforma Cartabia, sottolineando che la scelta di un rito premiale implica la considerazione dell’imputato come ‘presente’ al processo, con importanti conseguenze sui termini per appellare.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Nola per un reato ambientale. La sentenza di primo grado, pronunciata a seguito di rito abbreviato, è stata appellata dalla difesa dell’imputato. Tuttavia, la Corte di Appello di Napoli ha dichiarato l’appello inammissibile perché tardivo, ovvero presentato oltre il termine di 15 giorni previsto dalla legge.

La difesa ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che avrebbe dovuto beneficiare di un termine aggiuntivo di 15 giorni (il cosiddetto termine suppletivo) previsto dall’art. 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Questa norma concede più tempo per l’impugnazione al difensore di un imputato giudicato in assenza. L’argomentazione difensiva si basava sul fatto che la richiesta di rito abbreviato era stata avanzata prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, che ha modificato la disciplina del processo in assenza.

La Questione del Termine Suppletivo Impugnazione

Il cuore della controversia legale risiedeva nell’interpretazione coordinata di due norme introdotte o modificate dalla Riforma Cartabia:
1. L’art. 585, comma 1-bis, c.p.p., che introduce un termine suppletivo di 15 giorni per l’impugnazione da parte del difensore dell’imputato assente.
2. L’art. 420, comma 2-ter, c.p.p., che stabilisce che l’imputato che ha richiesto il giudizio abbreviato si considera a tutti gli effetti ‘presente’.

La difesa sosteneva che, avendo richiesto il rito prima della riforma, non dovesse applicarsi la ‘presunzione di presenza’, mantenendo così il diritto al termine aggiuntivo. La Corte di Cassazione è stata chiamata a decidere se fosse possibile un’applicazione ‘frammentata’ della nuova disciplina.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la decisione della Corte d’Appello. La motivazione si basa su due pilastri logico-giuridici.

In primo luogo, la Corte ha affermato che il momento rilevante per determinare la normativa applicabile ai termini di impugnazione non è quello della richiesta del rito, bensì quello della presentazione dell’atto di appello. Poiché l’appello è stato depositato quando la Riforma Cartabia era pienamente in vigore, le sue disposizioni dovevano essere applicate integralmente.

In secondo luogo, e in modo ancora più decisivo, i giudici hanno sottolineato che la disciplina introdotta dal D.Lgs. 150/2022 deve essere applicata in modo unitario e non selettivo. Non è possibile, per la difesa, invocare la norma favorevole sul termine suppletivo impugnazione (prevista per gli assenti) e al contempo ignorare la norma che, proprio in conseguenza della scelta del rito abbreviato, qualifica l’imputato come presente. La scelta del rito abbreviato, essendo una manifestazione di volontà che porta a una piena conoscenza del processo, rende l’imputato ‘presente’ ai fini procedurali, escludendo in radice la possibilità di considerarlo ‘assente’ e, di conseguenza, di applicare le tutele previste per quest’ultima condizione.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la scelta del rito abbreviato è incompatibile con lo status di ‘imputato assente’. Di conseguenza, il difensore non ha diritto al termine suppletivo di 15 giorni per proporre appello. Questa interpretazione garantisce coerenza al sistema processuale post-riforma, evitando applicazioni parziali delle nuove norme che potrebbero creare ingiustificate disparità. Per gli operatori del diritto e per gli imputati, la lezione è chiara: la scelta di un rito processuale comporta un pacchetto di regole che va accettato nella sua interezza, con i relativi benefici e le conseguenti preclusioni.

L’imputato che sceglie il rito abbreviato può beneficiare del termine suppletivo di 15 giorni per impugnare la sentenza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’imputato che richiede il rito abbreviato è considerato ‘presente’ in giudizio ai sensi dell’art. 420, comma 2-ter, del codice di procedura penale. Questa condizione esclude l’applicabilità del termine suppletivo, che è riservato al difensore dell’imputato giudicato in assenza.

Quale momento è decisivo per stabilire le regole applicabili all’impugnazione, la richiesta del rito o la presentazione dell’appello?
È decisivo il momento della proposizione dell’impugnazione. Anche se la richiesta di rito abbreviato è avvenuta prima della Riforma Cartabia, l’appello è stato presentato quando la riforma era già in vigore, pertanto si applicano le nuove norme procedurali.

È possibile applicare la Riforma Cartabia solo nelle parti favorevoli all’imputato?
No. La Corte ha chiarito che la disciplina introdotta dalla Riforma Cartabia deve essere applicata in modo unitario e non frammentato. Non si può invocare la norma sul termine suppletivo per gli assenti e, allo stesso tempo, ignorare quella che considera presente l’imputato che ha scelto il rito abbreviato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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