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Termine sequestro preventivo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale del riesame che aveva dichiarato inefficace un sequestro. Il caso verteva sul termine per la trasmissione degli atti. La Suprema Corte ha ribadito che il termine sequestro preventivo per l’invio della documentazione non è perentorio come per le misure personali. Pertanto, un ritardo nella trasmissione non comporta l’automatica perdita di efficacia della misura cautelare reale, confermando un principio consolidato delle Sezioni Unite.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Sequestro Preventivo: La Cassazione Ribadisce la Differenza tra Misure Reali e Personali

Nel complesso panorama della procedura penale, il rispetto dei termini è un pilastro fondamentale a garanzia dei diritti di tutte le parti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale riguardo il termine sequestro preventivo, chiarendo una volta per tutte la differenza tra le scadenze applicabili alle misure cautelari reali (come il sequestro) e quelle personali (come la custodia in carcere). La pronuncia in esame (sentenza n. 13094/2025) annulla una decisione di un Tribunale del riesame che aveva erroneamente dichiarato inefficace un sequestro per un ritardo nella trasmissione degli atti.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’indagine per reati contro la pubblica amministrazione, falso e accesso abusivo a sistema informatico. L’autorità giudiziaria disponeva un decreto di sequestro preventivo sui beni di un indagato. La difesa proponeva istanza di riesame e, contestualmente, la cancelleria del Tribunale notificava all’autorità procedente la richiesta di trasmettere tutti gli atti del procedimento. Tuttavia, i documenti venivano inviati con alcuni giorni di ritardo rispetto alla scadenza di cinque giorni che la difesa riteneva applicabile.

La Decisione del Tribunale del Riesame: Un Errore sul Termine del Sequestro Preventivo

Il Tribunale del riesame di Potenza, accogliendo la tesi difensiva, dichiarava l’inefficacia del sequestro. Secondo il Tribunale, il richiamo normativo operato dall’articolo che disciplina il riesame dei sequestri (art. 324 c.p.p.) a quello che regola il riesame delle misure personali (art. 309 c.p.p.) doveva essere interpretato in modo estensivo. In pratica, il giudice di merito riteneva che il termine perentorio di cinque giorni per la trasmissione degli atti, previsto a pena di inefficacia per le misure personali, dovesse applicarsi ‘a rimbalzo’ anche al sequestro. Questa interpretazione, come sottolineato dalla stessa Cassazione, si poneva in consapevole contrasto con i principi già affermati dalle Sezioni Unite.

Le motivazioni della Cassazione

La Procura della Repubblica ha impugnato l’ordinanza, e la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la decisione con rinvio. La Suprema Corte ha ribadito con fermezza un principio di diritto consolidato, già sancito dalle Sezioni Unite nelle celebri sentenze ‘Cavalli’ (2013) e ‘Capasso’ (2016). Il termine sequestro preventivo per la trasmissione degli atti non è perentorio.

Il ragionamento della Corte si fonda su un’interpretazione letterale e sistematica delle norme. L’art. 324, comma 7, c.p.p. richiama le disposizioni dell’art. 309, ma solo per quanto compatibili. Le Sezioni Unite hanno chiarito da tempo che questo richiamo non si estende al comma 5 dell’art. 309, ovvero la norma che introduce il termine perentorio di cinque giorni. Tale termine è stato previsto dal legislatore specificamente per tutelare la libertà personale, un bene giuridico primario, e la sua violazione comporta una sanzione gravissima: la perdita di efficacia della misura.

Al contrario, per le misure cautelari reali, che incidono sul patrimonio, il legislatore ha previsto un termine diverso, che ha natura meramente ordinatoria. Ciò significa che il suo scopo è quello di regolare l’attività degli uffici giudiziari, ma un eventuale ritardo non produce l’automatica caducazione del provvedimento di sequestro.

Conclusioni

La sentenza in commento non introduce novità, ma svolge un’importante funzione di ‘nomofilachia’, ovvero di garanzia dell’uniforme interpretazione della legge. Conferma che il termine per la trasmissione degli atti nel riesame dei sequestri è ordinatorio e non perentorio. Un ritardo non invalida la misura cautelare reale. Questa decisione rafforza la certezza del diritto, evitando che interpretazioni isolate e contrarie alla giurisprudenza consolidata possano vanificare l’efficacia di importanti strumenti di indagine e prevenzione dei reati patrimoniali.

Il termine per trasmettere gli atti al Tribunale del riesame in caso di sequestro preventivo è perentorio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, che ribadisce un principio delle Sezioni Unite, il termine per la trasmissione degli atti in un procedimento di riesame avverso un sequestro preventivo (misura cautelare reale) non è perentorio, ma ha natura meramente ordinatoria.

Cosa succede se gli atti relativi a un sequestro preventivo vengono trasmessi in ritardo al Tribunale del riesame?
La trasmissione tardiva degli atti non comporta l’inefficacia automatica del sequestro preventivo. A differenza di quanto accade per le misure cautelari personali, la sanzione della perdita di efficacia non si applica.

Perché esiste questa differenza tra le misure cautelari reali (sequestro) e quelle personali (es. arresti)?
La sentenza si basa su un’interpretazione storica e sistematica delle norme. Il richiamo dell’art. 324 c.p.p. (sequestri) all’art. 309 c.p.p. (misure personali) non include il comma 5, che stabilisce il termine perentorio di cinque giorni. Questo termine è stato introdotto per le misure che incidono sulla libertà della persona, ma non è stato esteso alle misure reali, che riguardano il patrimonio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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