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Termine riesame: prevale il termine caducatorio

La Corte di Cassazione ha stabilito che nel procedimento di riesame, il rispetto del termine riesame perentorio di dieci giorni per la decisione prevale sul termine a comparire di tre giorni per il difensore. Questa priorità è necessaria per evitare l’inefficacia della misura cautelare, anche quando si deve rinnovare una notifica nulla all’avvocato.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine riesame: la Celerità Prevale sul Diritto di Difesa?

Nel complesso ambito della procedura penale, il bilanciamento tra il diritto di difesa e la necessità di celerità processuale rappresenta una questione cruciale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico relativo al termine riesame delle misure cautelari, chiarendo quale principio debba prevalere quando i tempi procedurali entrano in conflitto. La decisione sottolinea che la necessità di decidere entro il termine perentorio di dieci giorni per evitare l’inefficacia della misura cautelare ha la precedenza sul termine a comparire concesso al difensore.

I Fatti del Caso

Un indagato, sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per reati legati agli stupefacenti, presentava istanza di riesame tramite il proprio legale. Successivamente, veniva nominato un secondo difensore. Il Tribunale del riesame fissava l’udienza, ma ometteva di notificare il decreto di fissazione al secondo avvocato. All’udienza, rilevata la nullità della notifica, il Tribunale disponeva la rinnovazione della comunicazione al legale pretermesso e rinviava l’udienza a tre giorni dopo. Il secondo avvocato, tuttavia, riceveva l’avviso il giorno stesso della prima udienza, non avendo quindi a disposizione i tre giorni liberi a comparire previsti dalla legge. La difesa eccepiva la violazione del termine, ma il Tribunale rigettava l’eccezione, confermando la misura cautelare.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa, ritenendo corretto l’operato del Tribunale del riesame. I giudici di legittimità hanno affermato che non sussiste alcuna violazione di legge. Il fulcro della decisione risiede nel bilanciamento tra due esigenze procedurali contrapposte: da un lato, il rispetto del termine a comparire di tre giorni liberi per garantire un’adeguata preparazione della difesa (art. 309, comma 8, c.p.p.); dall’altro, la necessità di rispettare il termine perentorio di dieci giorni dalla ricezione degli atti per depositare la decisione sul riesame (art. 309, comma 10, c.p.p.), la cui violazione comporta l’automatica perdita di efficacia della misura cautelare.

Il giusto bilanciamento del termine riesame

La Corte ha ribadito un principio già consolidato in giurisprudenza: la nullità della notifica dell’avviso di udienza impone la sua rinnovazione e la concessione di un nuovo termine difensivo. Tuttavia, questo diritto deve essere contemperato con la celerità richiesta dal procedimento di riesame. L’udienza di rinvio deve essere fissata in una data che, pur cercando di tutelare la difesa, sia compatibile con il ristretto margine temporale a disposizione del giudice per decidere. L’obiettivo primario è evitare la ‘caducazione’ della misura, cioè la sua inefficacia per decorrenza dei termini.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sulla natura stessa del procedimento di riesame, caratterizzato da tempi stringenti volti a fornire una rapida verifica della legittimità di una misura che incide sulla libertà personale. Secondo la Corte, il Tribunale ha fatto un ‘buon governo’ dei principi applicabili, poiché nel fissare la nuova udienza ha correttamente dato priorità alla necessità di non superare il termine perentorio di dieci giorni. Il superamento di tale termine avrebbe comportato l’inefficacia della misura cautelare, vanificando le esigenze di cautela che ne avevano giustificato l’applicazione. Pertanto, la compressione del termine a comparire del difensore è stata ritenuta un ‘male minore’ rispetto alla conseguenza ben più grave della liberazione dell’indagato per una questione meramente procedurale.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione sulle priorità nel processo penale cautelare. Essa conferma che, in caso di conflitto tra termini procedurali, l’esigenza di assicurare l’efficacia delle misure cautelari prevale, entro certi limiti, sul pieno esercizio del diritto di difesa. Per i professionisti del diritto, ciò significa che l’eccezione basata sulla violazione del termine a comparire ha scarse probabilità di successo se il rinvio è stato disposto per rispettare il termine caducatorio della decisione. La decisione del Tribunale di sacrificare il termine a comparire per salvaguardare quello decisionale è stata, quindi, avallata come una scelta processuale corretta e necessaria.

Quando la notifica dell’avviso di udienza per il riesame è nulla, deve essere sempre rispettato il termine a comparire di tre giorni liberi per il difensore?
No. La Corte ha chiarito che, sebbene la notifica debba essere rinnovata, il rispetto del termine a comparire di tre giorni può essere derogato se ciò è necessario per non superare il termine perentorio di dieci giorni per la decisione, che altrimenti comporterebbe l’inefficacia della misura cautelare.

Quale termine prevale nel procedimento di riesame: quello per la difesa o quello per la decisione?
Secondo la sentenza, il termine perentorio (caducatorio) di dieci giorni per la decisione del Tribunale del riesame prevale sul termine a comparire concesso al difensore. La priorità è evitare la perdita di efficacia della misura cautelare.

Cosa succede se il Tribunale del riesame non decide entro dieci giorni dalla ricezione degli atti?
Se il Tribunale non deposita la sua decisione entro il termine perentorio di dieci giorni, la misura cautelare applicata all’indagato perde immediatamente efficacia, come previsto dall’art. 309, comma 10, del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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