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Termine ricusazione giudice: decorrenza e conoscenza

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sul termine ricusazione giudice. Con la sentenza n. 47007/2024, ha chiarito che il termine di tre giorni per presentare l’istanza decorre dal momento della conoscenza effettiva e completa della causa di ricusazione, e non dalla sua mera conoscibilità. Questo è particolarmente vero quando il provvedimento che origina il dubbio di imparzialità proviene da un processo diverso. La Corte ha annullato l’ordinanza che dichiarava inammissibile per tardività l’istanza, basandosi sul fatto che la semplice autorizzazione a estrarre copia di una sentenza non equivale a conoscenza effettiva del suo contenuto.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Ricusazione Giudice: Conoscenza Effettiva vs. Conoscibilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47007 del 2024, affronta una questione cruciale nella procedura penale: da quale momento esatto inizia a decorrere il termine ricusazione giudice? La pronuncia stabilisce che, specialmente quando la causa di ricusazione emerge da un provvedimento emesso in un altro processo, il termine di tre giorni decorre non dalla mera “conoscibilità” dell’atto, ma dal momento in cui la parte ne ha acquisito una conoscenza effettiva e completa. Questa decisione rafforza le garanzie di imparzialità del giudice e il diritto di difesa dell’imputato.

I fatti del caso

Un imputato, sotto processo davanti alla Corte d’Assise di Napoli per reati di omicidio e porto d’armi, presentava un’istanza di ricusazione nei confronti di una giudice del collegio. La ragione era che la stessa giudice, in un altro procedimento a carico di un collaboratore di giustizia, aveva già espresso un giudizio di colpevolezza sui medesimi fatti, valutando le dichiarazioni del collaboratore che indicavano il coinvolgimento dell’attuale imputato.

La Corte d’appello di Napoli dichiarava l’istanza inammissibile per tardività. Secondo i giudici di merito, il termine di tre giorni previsto dall’art. 38 del codice di procedura penale era scaduto, poiché doveva decorrere dalla data in cui il difensore era stato autorizzato a estrarre copia della sentenza pregiudicante. A loro avviso, da quel momento l’atto era conoscibile con l’ordinaria diligenza, indipendentemente da quando la copia fosse stata materialmente ritirata.

La decisione della Corte di Cassazione e il termine ricusazione giudice

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’imputato, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando la questione alla Corte d’appello per un nuovo esame. Il ragionamento dei giudici di legittimità si fonda sulla distinzione tra due orientamenti giurisprudenziali e sulla specificità del caso in esame.

Il dibattito giurisprudenziale sulla decorrenza del termine

La Cassazione evidenzia l’esistenza di due principali interpretazioni sull’inizio della decorrenza del termine per la ricusazione:
1. Orientamento della “conoscibilità”: Sostiene che il termine decorre da una situazione oggettiva di pubblicità, ovvero da quando la causa di ricusazione è conoscibile usando l’ordinaria diligenza, non essendo necessaria la conoscenza reale del fatto.
2. Orientamento della “conoscenza effettiva”: Ritiene che il termine debba decorrere da una conoscenza effettiva e completa della causa, nei suoi aspetti fattuali e giuridici.

La distinzione cruciale: provvedimento interno vs. esterno al processo

La Corte chiarisce che il primo orientamento è applicabile quando il provvedimento “pregiudicante” viene emesso o depositato all’interno dello stesso processo in cui si chiede la ricusazione. In tale contesto, le parti sono considerate presenti e hanno il dovere di seguire gli sviluppi procedurali.

Tuttavia, la situazione è radicalmente diversa, come nel caso di specie, quando la causa di ricusazione deriva da un atto (una sentenza) emesso in un altro procedimento, a cui le parti del processo attuale sono estranee. In questa ipotesi, non esiste una “situazione obiettiva di pubblicità”. La conoscenza può essere acquisita solo tramite un’iniziativa personale della parte interessata.

Le motivazioni

La Cassazione, seguendo il percorso logico della sentenza “Tibia”, afferma che quando il provvedimento pregiudicante non è né emesso né versato nel processo in corso, la causa di ricusazione può dirsi “nota” solo quando è “effettivamente conosciuta” dalla parte. La semplice pubblicazione di una sentenza in un altro giudizio o, come nel caso specifico, il mero deposito dell’autorizzazione a estrarne copia, non sono sufficienti a far decorrere il termine. La conoscenza effettiva della causa di incompatibilità si realizza solo con la materiale acquisizione del provvedimento. Pertanto, far decorrere il termine da un momento anteriore, basato su una presunta conoscibilità, sarebbe una violazione del diritto di difesa.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di garanzia fondamentale: il termine ricusazione giudice non può essere ancorato a presunzioni di conoscibilità quando la fonte del pregiudizio è esterna al processo. La decorrenza del termine è legata al momento in cui la parte acquisisce materialmente il documento e, quindi, ha una conoscenza piena e concreta delle ragioni che mettono in dubbio l’imparzialità del giudice. L’onere di provare la conoscenza effettiva spetta a chi contesta la tempestività dell’istanza. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza, riconoscendo la fondatezza del ricorso e la necessità di un nuovo giudizio sul merito dell’istanza di ricusazione.

Da quale momento decorre il termine di tre giorni per presentare l’istanza di ricusazione di un giudice?
Secondo la sentenza, il termine decorre dal momento in cui la parte ha una conoscenza effettiva e completa della causa di ricusazione, non dalla sua mera conoscibilità con l’ordinaria diligenza.

C’è differenza se la causa di ricusazione deriva da un atto emesso nello stesso processo o in un processo diverso?
Sì, la differenza è fondamentale. Se l’atto è interno al processo, si può parlare di conoscibilità oggettiva. Se invece, come nel caso analizzato, l’atto proviene da un processo diverso, il termine decorre solo dalla conoscenza effettiva, che si realizza con la materiale acquisizione del documento.

L’autorizzazione a estrarre copia di una sentenza fa iniziare il termine per la ricusazione?
No. La Corte ha chiarito che il semplice deposito dell’autorizzazione a ottenere una copia non è sufficiente a far decorrere il termine, poiché non garantisce la conoscenza effettiva del contenuto del provvedimento che motiva la ricusazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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