Il Termine per il Ricorso per Ingiusta Detenzione: Un Caso di Inammissibilità
Nel labirinto delle procedure legali, i termini sono fari che guidano le parti, ma anche scogli contro cui le pretese possono infrangersi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina un aspetto cruciale: il termine ricorso ingiusta detenzione. Questo caso dimostra come il mancato rispetto di una scadenza procedurale possa precludere definitivamente la possibilità di ottenere giustizia, anche in una materia delicata come la riparazione per essere stati ingiustamente privati della libertà.
I Fatti di Causa
La vicenda ha origine dalla richiesta di un cittadino di ottenere una riparazione economica per un periodo di ingiusta detenzione subito. La sua domanda, tuttavia, era stata rigettata dalla Corte d’Appello di Brescia. Non arrendendosi, l’interessato decideva di impugnare tale decisione presentando un ricorso per Cassazione, lamentando vizi di violazione di legge e di motivazione.
L’atto di appello veniva depositato il 25 luglio 2024, a fronte di un’ordinanza della Corte d’Appello che era stata notificata sia a lui che al suo difensore il 25 giugno 2024. Questa differenza di date, apparentemente di un solo mese, si rivelerà fatale per l’esito del giudizio.
La Decisione della Corte di Cassazione e il Termine del Ricorso
La Suprema Corte, senza entrare nel merito della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività. La decisione si fonda su una regola procedurale netta e inderogabile del codice di procedura penale. La Corte ha stabilito che il termine per proporre impugnazione in questo tipo di procedimenti è di quindici giorni. Essendo stato il ricorso depositato ben oltre questa scadenza, non vi era altra scelta che dichiararne l’inammissibilità, con tutte le conseguenze del caso.
Le Motivazioni: Il Rigoroso Rispetto dei Termini Procedurali
La Corte ha basato la sua decisione su una chiara interpretazione delle norme procedurali. Il punto centrale è l’articolo 585 del codice di procedura penale, che fissa in quindici giorni il termine per impugnare i provvedimenti emessi a seguito di un procedimento in camera di consiglio, come quello per la riparazione per ingiusta detenzione.
Il procedimento per l’ingiusta detenzione, sebbene riguardi una controversia su un’obbligazione pecuniaria, è regolato dalle norme del rito penale, in particolare dall’articolo 646 c.p.p. Di conseguenza, si applicano i termini brevi previsti per le impugnazioni penali. Il termine, ha specificato la Corte, inizia a decorrere dal momento della notificazione del provvedimento. Nel caso specifico, la notifica era avvenuta il 25 giugno, mentre il deposito del ricorso il 25 luglio, un mese dopo e quindi ampiamente fuori tempo massimo.
A causa di questa tardività, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. In applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale, e non ravvisando un’assenza di colpa da parte del ricorrente (richiamando una storica sentenza della Corte Costituzionale), la Cassazione ha condannato quest’ultimo non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una sanzione pecuniaria di quattromila euro in favore della cassa delle ammende.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia
L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la perentorietà dei termini. Anche quando si discute di diritti fondamentali come la libertà personale e il suo ristoro, le regole procedurali non ammettono deroghe. La decisione serve da monito per avvocati e cittadini: la massima attenzione deve essere posta alle scadenze processuali. Il mancato rispetto del termine ricorso ingiusta detenzione non solo impedisce l’esame della richiesta nel merito, ma comporta anche significative conseguenze economiche. La giustizia, per essere raggiunta, richiede non solo ragioni valide, ma anche il rigoroso rispetto delle forme e dei tempi che la legge impone.
Qual è il termine per presentare ricorso in Cassazione contro un’ordinanza che nega la riparazione per ingiusta detenzione?
Il termine è di quindici giorni, come stabilito dall’art. 585 del codice di procedura penale, poiché il procedimento è regolato dalle norme del rito penale.
Da quando decorre il termine di quindici giorni per l’impugnazione?
Il termine decorre dalla data di notificazione o comunicazione dell’avviso di deposito del provvedimento alla parte e al suo difensore.
Cosa succede se il ricorso per ingiusta detenzione viene depositato dopo la scadenza del termine?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, a meno che non dimostri un’assenza di colpa nel ritardo.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 5368 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 5368 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 08/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a MANTOVA il 12/11/1971
avverso l’ordinanza del 11/06/2024 della CORTE APPELLO di BRESCIA
– ehat – e- cwviscrattelYarti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Motivi della decisione
NOME COGNOME ha proposto ricorso per la cassazione dell’ordinanza indicata in epigrafe, con la quale la Corte di Appello di Brescia ha rigettato la richiesta di riparazione per la ingiusta detenzione patita dal medesimo, deducendo vizi di violazione di legge e di motivazione.
Il ricorso, in quanto tardivamente proposto, va dichiarato inammissibile senza formalità, ai sensi dell’art. 610, comma 5 bis, cod.poc.pen.
Ai sensi dell’art. 585 cod. proc. pen. il termine per proporre impugnazione avverso i provvedimenti emessi in seguito a procedimento in camera di consiglio (oltre che nel caso previsto dall’articolo 544, comma 1 cod. proc. pen.) è, per ciascuna delle parti, di quindici giorni. Tale termine decorre dalla notificazione o comunicazione dell’avviso di deposito del provvedimento. Nel caso che occupa, l’ordinanza impugnata è stata notificata sia al COGNOME che al difensore il 25 giugno 2024 ed il ricorso è stato depositato il 25 luglio 2024; pertanto oltre il termine di quindici giorni (senza che possa applicarsi nella fattispecie concreta la regola prevista per il caso che il quindicesimo giorno cada in giorno festivo).
Il procedimento per la riparazione dell’ingiusta detenzione, per quanto relativo ad una controversia circa l’esistenza di una obbligazione pecuniaria nei confronti dell’interessato, è infatti regolato dalle norme di rito penale delineate all’art. 646 cod. proc. Ne consegue che il ricorso per cassazione contro l’ordinanza che decide sulla domanda, in applicazione del comma 1 lett. a) e del comma secondo lett. a) dell’art. 585 del codice di rito, deve essere proposto entro il termine di quindici giorni dalla notifica dell’ordinanza stessa.
Essendo il ricorso inammissibile e, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen, non ravvisandosi assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte Cost. sent. n. 186 del 13.6.2000), alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento consegue quella al pagamento della sanzione pecuniaria nella misura indicata in dispositivo.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro quattromila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 08/01/202