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Termine ricorso cassazione: le regole della sorveglianza

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza perché depositato un giorno dopo la scadenza. La decisione ribadisce che il termine ricorso cassazione in questa materia è di 15 giorni e decorre dalla notifica del provvedimento, sottolineando le gravi conseguenze del mancato rispetto dei termini procedurali.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Ricorso Cassazione: Quando un Giorno di Ritardo Costa Caro

Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. Il rispetto delle scadenze procedurali non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti processuali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda in modo inequivocabile quanto sia perentorio il termine ricorso cassazione, specialmente quando si tratta di provvedimenti emessi dalla magistratura di sorveglianza. La vicenda analizzata dimostra come un solo giorno di ritardo possa determinare l’inammissibilità dell’impugnazione, con conseguenze significative per il ricorrente.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un soggetto avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Sassari, datata 31 maggio 2024. Il provvedimento impugnato era stato notificato al condannato in data 7 giugno 2024. Avvalendosi del proprio diritto, il soggetto decideva di impugnare tale decisione dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione. Tuttavia, il deposito del ricorso, effettuato tramite posta elettronica certificata (p.e.c.), avveniva solamente il 23 giugno 2024.

Questo dettaglio temporale, apparentemente di poco conto, si è rivelato decisivo per l’esito del procedimento.

La Decisione della Corte sul Termine Ricorso Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha proceduto con una trattazione semplificata (de plano), ritenendo palese la causa di inammissibilità. Con l’ordinanza in esame, i giudici di legittimità hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è lineare e si fonda su un’applicazione rigorosa delle norme del codice di procedura penale. I giudici hanno chiarito i seguenti punti cardine:

1. La Durata del Termine: Il termine per proporre ricorso per cassazione avverso i provvedimenti della magistratura di sorveglianza, emessi con la procedura in camera di consiglio (come previsto dall’art. 666 c.p.p.), è di quindici giorni. Questo principio, richiamato dagli artt. 678 e 591 c.p.p., è stato confermato da una consolidata giurisprudenza.

2. La Decorrenza del Termine: Ai sensi dell’art. 585, comma 2, lett. a) del codice di procedura penale, il termine per l’impugnazione decorre “dalla notificazione o comunicazione dell’avviso di deposito del provvedimento”. Nel caso specifico, essendo stata la notifica effettuata il 7 giugno 2024, il conteggio dei 15 giorni è iniziato da quella data.

3. Il Calcolo Fatale: Sulla base di questi presupposti, il termine ultimo per il deposito del ricorso scadeva improrogabilmente il 22 giugno 2024. Il deposito, avvenuto il 23 giugno 2024, risultava quindi tardivo, anche se per un solo giorno.

L’inosservanza del termine perentorio ha comportato l’inevitabile declaratoria di inammissibilità del ricorso, ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque operi nel settore legale: i termini processuali sono invalicabili. La decisione della Cassazione non lascia spazio a interpretazioni: la tardività, anche minima, nel deposito di un atto di impugnazione ne causa l’inammissibilità, precludendo al giudice l’esame del merito della questione. Per i cittadini, ciò si traduce nella necessità di affidarsi a professionisti diligenti e attenti, in grado di gestire con la massima precisione le scadenze imposte dalla legge. Un errore di calcolo o una semplice disattenzione possono vanificare le possibilità di far valere le proprie ragioni in giudizio, con conseguenze economiche e giuridiche non trascurabili.

Qual è il termine per presentare ricorso per cassazione contro un’ordinanza della magistratura di sorveglianza?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine per proporre ricorso avverso i provvedimenti emessi dalla magistratura di sorveglianza con la procedura in camera di consiglio è di quindici giorni.

Da quando inizia a decorrere il termine per l’impugnazione?
Il termine di 15 giorni inizia a decorrere dalla data di notificazione o comunicazione dell’avviso di deposito del provvedimento impugnato, come stabilito dall’art. 585, comma 2, lett. a) del codice di procedura penale.

Cosa succede se il ricorso viene depositato anche solo un giorno dopo la scadenza del termine?
Se il ricorso viene depositato oltre il termine perentorio di 15 giorni, anche per un solo giorno, viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta l’impossibilità per la Corte di esaminare il merito della questione e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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