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Termine perentorio riesame: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a causa della tardiva trasmissione degli atti al Tribunale del riesame. La sentenza sottolinea che il mancato rispetto del termine perentorio riesame di cinque giorni, previsto dalla legge, comporta l’automatica perdita di efficacia della misura restrittiva e l’immediata liberazione dell’indagato, ribadendo la natura inderogabile di tale garanzia processuale.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine perentorio riesame: quando un ritardo annulla la custodia cautelare

Nel delicato equilibrio tra esigenze di giustizia e tutela della libertà personale, i termini processuali rappresentano un pilastro fondamentale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza questo principio, chiarendo le conseguenze del mancato rispetto del termine perentorio riesame per la trasmissione degli atti. La decisione sottolinea come un ritardo, anche di pochi giorni, possa determinare la perdita di efficacia della più grave delle misure cautelari: la custodia in carcere. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti del Caso

Un individuo, sottoposto a custodia cautelare in carcere con un’ordinanza del 15 dicembre 2023, presentava tramite il suo difensore una richiesta di riesame. La richiesta veniva inviata a mezzo posta elettronica certificata (PEC) il 22 dicembre 2023. Secondo la procedura, l’autorità giudiziaria procedente avrebbe dovuto trasmettere tutti gli atti pertinenti al Tribunale del riesame entro un termine massimo di cinque giorni.

Tuttavia, la trasmissione degli atti avveniva solamente il 2 gennaio 2024. La difesa, rilevando il ritardo, proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che il termine fosse scaduto il 27 dicembre 2023 e che la tardiva trasmissione comportasse la cessazione dell’efficacia della misura cautelare, come previsto dal Codice di procedura penale.

La Decisione della Corte e il calcolo del termine perentorio riesame

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno verificato, sulla base della documentazione prodotta, che la richiesta di riesame era stata effettivamente presentata il 22 dicembre 2023.

Il punto cruciale della decisione risiede nel corretto calcolo del termine. La Corte ha applicato la regola generale stabilita dall’art. 172, comma 4, c.p.p., secondo cui il giorno iniziale (dies a quo) non si computa nel calcolo del termine. Pertanto, il conteggio dei cinque giorni doveva iniziare dal 23 dicembre 2023, con scadenza fissata al 28 dicembre 2023. Essendo gli atti pervenuti al Tribunale del riesame solo il 2 gennaio 2024, il ritardo era palese e inconfutabile.

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato la perdita di efficacia dell’ordinanza cautelare e ha annullato senza rinvio il provvedimento impugnato, disponendo l’immediata liberazione dell’indagato, se non detenuto per altra causa.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza si fonda sull’interpretazione rigorosa dell’articolo 309 del Codice di procedura penale. Il comma 5 di tale articolo stabilisce che l’autorità giudiziaria procedente deve trasmettere gli atti al Tribunale del riesame ‘entro il giorno successivo, e comunque non oltre il quinto giorno’ dalla richiesta. Il successivo comma 10 prevede una sanzione processuale inequivocabile per l’inosservanza di questo obbligo: la perdita di efficacia dell’ordinanza che ha disposto la misura cautelare.

La Corte ha ribadito che questo termine è ‘perentorio’, ovvero non ammette deroghe o sanatorie. La sua funzione è quella di garantire una rapida revisione della decisione che limita la libertà personale, evitando che l’indagato rimanga in stato di detenzione in attesa di un controllo giurisdizionale che tarda ad arrivare. La violazione di questa tempistica non è una mera irregolarità, ma un vizio procedurale che incide direttamente sulla validità della misura stessa, determinandone la caducazione automatica.

Le Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione riafferma un principio di garanzia di fondamentale importanza nel sistema processuale penale. Il rispetto dei termini, specialmente quando è in gioco la libertà personale, non è un formalismo, ma una componente essenziale del giusto processo. La decisione serve da monito per le autorità giudiziarie, sottolineando la necessità di una gestione diligente e tempestiva degli adempimenti procedurali. Per gli indagati e i loro difensori, essa conferma che la legge prevede rimedi efficaci contro ritardi e inefficienze, a tutela del diritto supremo alla libertà, che può essere limitato solo nel rigoroso rispetto delle regole stabilite.

Da quando decorre il termine di cinque giorni per trasmettere gli atti al Tribunale del riesame?
Il termine decorre dal giorno successivo a quello di presentazione della richiesta di riesame, in applicazione della regola generale secondo cui il giorno iniziale non viene conteggiato nel termine.

Cosa succede se gli atti vengono trasmessi al Tribunale del riesame in ritardo rispetto al termine perentorio di cinque giorni?
Se gli atti vengono trasmessi oltre il termine di cinque giorni, l’ordinanza che ha disposto la misura cautelare (come la custodia in carcere) perde automaticamente la sua efficacia, come espressamente previsto dall’art. 309, comma 10, del codice di procedura penale.

La tardiva trasmissione degli atti è una semplice irregolarità che può essere sanata?
No, la sentenza chiarisce che il mancato rispetto del termine perentorio per la trasmissione degli atti non è una mera irregolarità sanabile. Si tratta di una violazione che comporta la sanzione processuale della perdita di efficacia del provvedimento restrittivo, con conseguente obbligo di liberare l’indagato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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