LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Termine perentorio appello: Cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che aveva richiesto di partecipare all’udienza di appello oltre la scadenza prevista dalla legge. La sentenza sottolinea la natura inderogabile del termine perentorio appello di 15 giorni stabilito dall’art. 598-bis cod. proc. pen., finalizzato a garantire la celerità del processo. La richiesta tardiva, anche se motivata dall’intenzione di presenziare, non può essere accolta e non costituisce una violazione del diritto di difesa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Perentorio Appello: Quando la Scadenza è Fatale

Nel processo penale, il rispetto delle scadenze non è una mera formalità, ma un pilastro che garantisce ordine, certezza e celerità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza questo principio, chiarendo le conseguenze del mancato rispetto del termine perentorio appello per la richiesta di partecipazione all’udienza. Vediamo insieme cosa è successo e quali lezioni possiamo trarre da questa decisione.

I Fatti del Caso: Una Richiesta Tardiva

Un imputato, già condannato in primo grado con rito abbreviato e la cui condanna era stata confermata dalla Corte d’Appello, si è rivolto alla Cassazione. Il motivo del contendere non riguardava il merito della condanna, ma un aspetto puramente procedurale. L’imputato, detenuto agli arresti domiciliari, intendeva presenziare di persona all’udienza d’appello.

Tuttavia, la sua richiesta di partecipazione era stata depositata oltre il termine di quindici giorni previsto dalla legge. Nonostante ciò, la difesa sosteneva che il diritto a partecipare al processo dovesse prevalere sul formalismo della scadenza. La Corte d’Appello non era stata dello stesso avviso e aveva deciso la causa senza la presenza delle parti, ritenendo la richiesta tardiva e quindi irricevibile.

Il Diritto alla Partecipazione e il Termine Perentorio Appello

La difesa ha tentato di sostenere la propria tesi citando una precedente sentenza della Cassazione che, in un caso diverso, aveva valorizzato il diritto dell’imputato a partecipare all’udienza anche a fronte di una richiesta formulata con modalità difformi da quelle legali. La Suprema Corte, però, ha smontato questa argomentazione, evidenziando una differenza cruciale.

L’articolo 598-bis del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia, stabilisce che la regola per il giudizio d’appello è la trattazione scritta. L’imputato può chiedere di partecipare all’udienza, ma deve farlo entro un termine perentorio appello di quindici giorni dalla notifica del decreto di citazione. Superato questo termine, il diritto decade.

La sentenza richiamata dalla difesa si riferiva a un caso del periodo emergenziale Covid-19, in cui l’imputato aveva chiesto di partecipare di persona anziché tramite difensore, ma lo aveva fatto entro i termini. In quel caso, la difformità era solo nella modalità, non nella tempestività. Nel caso attuale, invece, il problema era proprio il superamento della scadenza, un vizio ben più grave.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. I giudici hanno spiegato che il termine perentorio appello previsto dall’art. 598-bis non è un mero adempimento burocratico. Esso risponde a precise esigenze di efficienza e ragionevole durata del processo, come voluto dal legislatore con la D.Lgs. n. 150 del 2022.

L’introduzione della trattazione scritta come modalità ordinaria in appello mira a ridurre i tempi processuali. Il diritto alla partecipazione orale è garantito, ma è subordinato all’onere di una richiesta tempestiva. Questo bilancia il diritto di difesa dell’imputato con l’interesse pubblico a una giustizia celere.

Un termine definito ‘perentorio’ dalla legge è, per sua natura, improrogabile e la sua inosservanza provoca la decadenza dal potere di compiere l’atto. Non è possibile sanare la tardività, ‘salvo che la legge disponga altrimenti’, cosa che in questo caso non avviene. La richiesta tardiva è, dunque, giuridicamente inesistente e non può produrre l’effetto di obbligare il giudice a fissare una nuova udienza.

Conclusioni: L’Importanza del Rispetto dei Termini Processuali

Questa sentenza è un monito fondamentale sull’importanza del rispetto rigoroso dei termini processuali. La Cassazione ha confermato che il diritto di difesa, pur essendo un principio cardine del nostro ordinamento, deve essere esercitato secondo le regole e le scadenze stabilite dal codice. Il mancato rispetto di un termine perentorio appello, come quello per la richiesta di partecipazione all’udienza, non è una semplice irregolarità, ma una violazione che conduce all’inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile chiedere di partecipare all’udienza di appello dopo la scadenza dei 15 giorni previsti dalla legge?
No, la richiesta deve essere presentata entro il termine perentorio di 15 giorni dalla notifica del decreto di citazione a giudizio o dell’avviso della data d’udienza. Il mancato rispetto di questa scadenza comporta la decadenza dal diritto.

Una richiesta di partecipazione all’udienza presentata con modalità diverse da quelle previste è sempre inammissibile?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione chiarisce che una difformità dal modello legale non determina l’inammissibilità se la richiesta è stata presentata tempestivamente, cioè entro il termine di legge. Il vizio insanabile, nel caso esaminato, è la tardività, non la modalità della richiesta.

Perché il termine per la richiesta di partecipazione all’udienza d’appello è così rigido?
Il legislatore ha introdotto questo termine perentorio per bilanciare il diritto dell’imputato a partecipare con le esigenze di celerità e ragionevole durata del processo. La regola generale è la trattazione scritta, proprio per snellire i tempi del secondo grado di giudizio, e la partecipazione orale è un’opzione da esercitare entro una scadenza precisa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati