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Termine per impugnare: ricorso tardivo è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento per truffa aggravata. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine per impugnare di quindici giorni. Il ricorso, depositato quasi due mesi dopo la sentenza, è stato respinto per un vizio procedurale insuperabile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine per impugnare: la scadenza è perentoria, ricorso tardivo sempre inammissibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il rispetto del termine per impugnare è un requisito imprescindibile. Presentare un ricorso oltre la scadenza prevista dalla legge ne determina l’inevitabile inammissibilità, vanificando qualsiasi potenziale fondatezza dei motivi di doglianza. Il caso in esame riguarda un ricorso presentato quasi due mesi dopo la pronuncia di una sentenza, un ritardo che si è rivelato fatale.

I fatti del processo

Il procedimento trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di primo grado. L’imputato, accusato di plurime condotte di truffa aggravata, aveva concordato con il Pubblico Ministero una pena di un anno e otto mesi di reclusione e 900 euro di multa. Il giudice, accogliendo la richiesta, aveva sostituito la pena detentiva con 1210 ore di lavori di pubblica utilità da svolgere entro diciotto mesi dal passaggio in giudicato della sentenza. Inoltre, il Tribunale aveva imposto all’imputato alcune prescrizioni specifiche, tra cui il divieto di allontanarsi dal territorio di una specifica regione senza autorizzazione.

Il ricorso per Cassazione e il mancato rispetto del termine per impugnare

Avverso tale sentenza, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge. In particolare, si contestava l’imposizione del divieto di allontanamento dalla regione, sostenendo che tale prescrizione non era stata concordata tra le parti nell’ambito dell’accordo di patteggiamento.

Tuttavia, prima ancora di poter esaminare la fondatezza di tale motivo, la Corte di Cassazione ha rilevato un vizio procedurale insuperabile. La sentenza impugnata era stata pronunciata e contestualmente depositata in data 25 luglio 2024. Secondo il combinato disposto degli artt. 585 e 544 del codice di procedura penale, il termine per impugnare in questo caso era di quindici giorni.

Il ricorso, invece, è stato depositato solo in data 20 settembre 2024, ben oltre la scadenza prevista. Questo ritardo ha reso il ricorso irrimediabilmente tardivo.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione tanto semplice quanto rigorosa. Le norme procedurali che stabiliscono i termini per le impugnazioni sono perentorie e non ammettono deroghe. Il termine di quindici giorni era ampiamente decorso al momento del deposito del ricorso.

La tardività dell’impugnazione costituisce una causa di inammissibilità che impedisce al giudice di entrare nel merito delle questioni sollevate. Anche se i motivi del ricorso fossero stati fondati, il mancato rispetto della tempistica processuale ha precluso ogni possibilità di esame. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, all’inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

Conclusioni

Questa pronuncia serve da monito sull’importanza cruciale della diligenza e del rispetto delle scadenze processuali. Nel diritto, la forma è sostanza e un errore procedurale, come il deposito tardivo di un atto, può avere conseguenze definitive e precludere la tutela di un diritto. La decisione sottolinea che le garanzie difensive devono essere esercitate entro i binari e i tempi stabiliti dal legislatore, la cui violazione comporta la perdita della possibilità di far valere le proprie ragioni davanti al giudice dell’impugnazione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato depositato oltre il termine di quindici giorni previsto per legge, calcolato dalla data di pronuncia e deposito della sentenza impugnata.

Qual era il termine corretto per presentare l’impugnazione in questo caso?
Il termine per impugnare la sentenza era di quindici giorni, poiché la motivazione è stata depositata contestualmente alla pronuncia della sentenza stessa.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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