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Termine per impugnare: quando il ricorso è tardivo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso perché depositato oltre il termine per impugnare. L’analisi del caso chiarisce il calcolo dei termini, inclusa la sospensione feriale, e le pesanti conseguenze economiche per il ricorrente, condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine per Impugnare: Le Conseguenze di un Ricorso Tardivo

Nel mondo del diritto, le scadenze non sono semplici suggerimenti, ma pilastri fondamentali che garantiscono certezza e ordine. Il termine per impugnare un provvedimento giudiziario è uno di questi pilastri, e la sua violazione, anche per pochi giorni, può avere conseguenze definitive. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione lo dimostra chiaramente, dichiarando inammissibile un ricorso depositato solo tre giorni dopo la scadenza e condannando il ricorrente a severe sanzioni economiche.

Il Caso in Esame: Un Appello Depositato Fuori Tempo Massimo

La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte d’Appello di Roma, emessa il 4 aprile 2023, che confermava una condanna per violazione della normativa sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990). La Corte si era riservata 90 giorni per il deposito delle motivazioni, che sono state effettivamente depositate in cancelleria il 19 giugno 2023, nel pieno rispetto dei tempi.

Da quel momento, per l’imputato scattava il termine per impugnare di 45 giorni per proporre ricorso in Cassazione. Il calcolo di questa scadenza, però, non è sempre lineare. Bisogna infatti considerare la sospensione feriale dei termini, che va dal 1° al 31 agosto di ogni anno. Tenendo conto di questa pausa, la Corte ha stabilito che il termine ultimo per il deposito del ricorso era il 17 settembre 2023. Tuttavia, il ricorso è stato depositato solo il 20 settembre 2023, tre giorni oltre il limite massimo consentito.

La Decisione della Cassazione sul Termine per Impugnare

Di fronte a un ritardo, seppur minimo, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che applicare rigorosamente la legge. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle ragioni dell’imputato, ma si ferma al dato puramente procedurale: il mancato rispetto del termine per impugnare stabilito dalla legge.

La Suprema Corte ha sottolineato che non sussistevano elementi per ritenere che l’imputato avesse proposto il ricorso in ritardo ‘senza versare in colpa’. In assenza di una giustificazione valida e provata che dimostri l’impossibilità di rispettare la scadenza per cause di forza maggiore, la tardività del deposito comporta automaticamente l’inammissibilità dell’atto.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza sono lapidarie e si fondano su un principio cardine della procedura penale: la perentorietà dei termini. La legge stabilisce scadenze precise per garantire la stabilità delle decisioni giudiziarie e la ragionevole durata del processo. Il calcolo effettuato dalla Corte è stato puramente matematico: la data di decorrenza, la durata di 45 giorni e l’interruzione dovuta al periodo feriale hanno portato in modo inequivocabile alla scadenza del 17 settembre 2023. Il deposito successivo è, per legge, un atto tardivo e quindi inefficace. La Corte non ha discrezionalità nel sanare un ritardo di questo tipo, a meno che non ricorrano circostanze eccezionali e non colpevoli, che in questo caso non sono state ravvisate.

Le Conclusioni

Le conseguenze pratiche di questa declaratoria di inammissibilità sono state significative per il ricorrente. In base all’art. 616 del codice di procedura penale, quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il proponente viene condannato non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. In questa specifica ordinanza, la Corte ha quantificato tale somma in tremila euro. Questa sanzione non è una multa legata al reato, ma una penalità per aver attivato inutilmente il sistema giudiziario con un ricorso proceduralmente viziato. La decisione ribadisce quindi un monito fondamentale: nel processo penale, la forma è sostanza e il rispetto dei termini è un dovere non negoziabile.

Cosa succede se si deposita un ricorso per cassazione dopo la scadenza del termine?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione, ma si limita a constatare il vizio procedurale del ritardo, rendendo la sentenza precedente definitiva.

La sospensione feriale dei termini (1-31 agosto) si applica sempre nel calcolo delle scadenze?
Sì, la sospensione feriale è una regola generale che ‘congela’ il decorso dei termini processuali durante il mese di agosto. Come dimostra il caso, essa deve essere sempre considerata nel calcolo preciso della data di scadenza per un’impugnazione.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile per ritardo?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende. In questa specifica vicenda, la somma è stata equitativamente fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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