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Termine per impugnare: quando il ricorso è tardivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in appello per il mancato rispetto del termine per impugnare. L’ordinanza è stata notificata il 23.10.2023 e il ricorso depositato il 7.11.2023, oltre il termine di 15 giorni previsto dalla legge. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine per Impugnare: Le Conseguenze di un Ricorso Tardivo secondo la Cassazione

Nel mondo della giustizia, il tempo è un fattore cruciale. Il rispetto del termine per impugnare un provvedimento giudiziario non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per poter far valere le proprie ragioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda quanto possa essere perentorio questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso presentato anche solo un giorno dopo la scadenza. Analizziamo insieme questo caso per capire le dinamiche e le conseguenze della tardività.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Presentato Oltre il Limite

La vicenda ha origine da un ricorso presentato avverso un’ordinanza emessa dalla Corte d’Appello di Roma. Il provvedimento della Corte d’Appello era stato regolarmente notificato alla parte interessata in data 23 ottobre 2023. Da quel momento, secondo la legge, scattava il termine per poter presentare un’eventuale impugnazione.

Il difensore del ricorrente ha depositato il ricorso per Cassazione in data 7 novembre 2023. A prima vista, potrebbe sembrare un dettaglio di poco conto, ma nel calcolo dei termini processuali, ogni giorno conta.

La Decisione della Corte di Cassazione: L’Inammissibilità per Tardività

La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 12512/2024, ha esaminato il caso senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente. L’attenzione dei giudici si è concentrata esclusivamente su un aspetto preliminare: il rispetto del termine per impugnare.

La decisione è stata netta e inequivocabile: il ricorso è stato dichiarato ‘palesemente inammissibile’. La Corte ha qualificato l’impugnazione come ‘straordinaria’, ovvero proposta al di fuori dei casi e dei tempi consentiti dalla legge, specificamente per non aver rispettato il termine stabilito per l’impugnazione.

Le Motivazioni: il Rigoroso Rispetto del Termine per Impugnare

La motivazione della Corte si fonda sull’articolo 585, comma 1, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, per il caso di specie, il termine per presentare ricorso è di quindici giorni. Il calcolo è rigoroso: partendo dalla data di notifica (23 ottobre 2023), il termine di 15 giorni scadeva prima della data di deposito del ricorso (7 novembre 2023).

I giudici hanno sottolineato che la tardività del ricorso costituisce una causa di inammissibilità che può essere rilevata senza particolari formalità, come previsto dall’articolo 625-bis del codice di procedura penale. Questo dimostra come il rispetto dei termini non sia un’opzione, ma un presupposto indispensabile per l’accesso alla giustizia.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Tardività

Le conseguenze per il ricorrente sono state significative. Oltre alla delusione di non vedere esaminate nel merito le proprie doglianze, l’inammissibilità del ricorso ha comportato una condanna economica. La Corte ha infatti condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: la perentorietà dei termini processuali è un pilastro del sistema giudiziario, la cui inosservanza preclude ogni possibilità di riesame della decisione e comporta sanzioni economiche.

Qual è il termine per impugnare l’ordinanza in questo caso specifico?
Secondo quanto stabilito dalla Corte e in base all’art. 585, co. 1, c.p.p., il termine previsto per l’impugnazione era di 15 giorni dalla data di notifica del provvedimento.

Cosa accade se un ricorso viene presentato dopo la scadenza del termine?
Se un ricorso viene presentato oltre il termine stabilito dalla legge, viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che i giudici non esamineranno il merito della questione, ma si limiteranno a respingere l’atto per tardività.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente in caso di inammissibilità?
In questo caso, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 4.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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