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Termine per impugnare: l’avviso errato non salva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché presentato tardivamente. La decisione sottolinea che il termine per impugnare decorre dal deposito tempestivo della motivazione della sentenza, e un eventuale avviso di deposito erroneamente inviato dalla cancelleria non ha l’effetto di modificare o prorogare tale scadenza, che è fissata per legge.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine per Impugnare: l’Avviso Errato della Cancelleria Non Salva dal Ritardo

Nel processo penale, il rispetto delle scadenze è un pilastro fondamentale. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: il termine per impugnare una sentenza è perentorio e la sua decorrenza è stabilita dalla legge, non da eventuali comunicazioni, anche se errate, della cancelleria. Questa decisione serve da monito sulla necessità di calcolare con precisione i termini processuali, la cui violazione comporta la drastica sanzione dell’inammissibilità.

Il caso: un ricorso per cassazione depositato fuori tempo massimo

La vicenda processuale riguarda un imputato che ha presentato ricorso per cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello. La sentenza d’appello era stata emessa il 19 giugno 2023, con un termine di novanta giorni per il deposito della motivazione. La Corte territoriale ha rispettato tale termine, depositando la motivazione il 18 settembre 2023 (essendo il giorno precedente, il 17 settembre, una domenica).

Da quel momento, la difesa aveva a disposizione un termine perentorio per presentare il ricorso in Cassazione, che scadeva il 16 novembre 2023. Tuttavia, il ricorso è stato depositato solo il 4 aprile 2024, ben oltre la scadenza prevista. La difesa ha probabilmente fatto affidamento su un avviso di deposito della motivazione notificato dalla cancelleria, ritenendo che tale comunicazione potesse spostare in avanti la decorrenza dei termini. La Cassazione, però, è stata di avviso contrario.

La chiarezza sul termine per impugnare

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per tardività, chiarendo in modo inequivocabile la regola sulla decorrenza del termine per impugnare. Il punto centrale è che se il giudice rispetta il termine per il deposito della motivazione (anche se lo fa l’ultimo giorno utile, o il primo giorno lavorativo successivo se la scadenza cade in un giorno festivo), il termine per l’impugnazione inizia a decorrere da quella data. In questo scenario, la legge non prevede la necessità di alcuna notifica o comunicazione alle parti.

L’eventuale avviso di deposito inviato ‘per errore’ dalla cancelleria è un atto ultroneo, cioè non dovuto, e non ha alcun effetto giuridico sulla decorrenza del termine. Affidarsi a tale comunicazione è un errore che può costare caro, come dimostra questo caso.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La motivazione dell’ordinanza si fonda su un’interpretazione rigorosa delle norme del codice di procedura penale (artt. 544 e 585 c.p.p.). I giudici hanno specificato che la notifica o la comunicazione dell’avviso di deposito sono necessarie solo quando la motivazione viene depositata oltre il termine inizialmente fissato dal giudice. Solo in quella circostanza il termine per impugnare decorre dalla data della notifica.

Nel caso di specie, invece, il deposito era avvenuto tempestivamente. Pertanto, la decorrenza del termine era fissata per legge dalla data del deposito stesso. La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui un atto non dovuto, come un avviso erroneamente spedito, non può modificare i termini processuali la cui decorrenza è stabilita ex lege. Di conseguenza, il ricorso, depositato mesi dopo la scadenza, non poteva che essere dichiarato inammissibile.

Conclusioni: cosa insegna questa ordinanza

Questa pronuncia della Cassazione è un importante promemoria per tutti gli operatori del diritto. La gestione dei termini processuali richiede la massima attenzione e non ammette deroghe basate su prassi o comunicazioni non previste dalla legge. Le conclusioni pratiche sono chiare:

1. La legge prevale sulla prassi: La decorrenza dei termini è stabilita dal codice e non può essere modificata da atti amministrativi della cancelleria, se non nei casi espressamente previsti.
2. Calcolo autonomo: L’avvocato difensore ha l’onere di calcolare autonomamente e con precisione i termini per l’impugnazione, monitorando il deposito della motivazione della sentenza.
3. Irrilevanza dell’errore: Un errore della cancelleria non può essere invocato per ‘rimettere in termini’ la parte che ha lasciato scadere il tempo utile per l’impugnazione.

In sintesi, la certezza del diritto e la perentorietà dei termini processuali sono valori che la Corte di Cassazione intende tutelare con rigore, escludendo ogni possibilità di sanatoria per ritardi non giustificati da specifiche previsioni normative.

Quando inizia a decorrere il termine per impugnare una sentenza penale?
Se la motivazione è depositata entro il termine stabilito dal giudice, il termine per impugnare decorre dalla data di tale deposito (o dalla scadenza del termine legale, a seconda delle circostanze previste dall’art. 585 c.p.p.). Se la motivazione è depositata in ritardo, il termine decorre dalla data della notifica o comunicazione dell’avviso di deposito.

Un errore della cancelleria, come un avviso di deposito non dovuto, può posticipare il termine per impugnare?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un avviso di deposito erroneamente inviato dalla cancelleria, quando non previsto dalla legge, è un atto irrilevante che non può modificare la decorrenza del termine per impugnare, la quale è fissata inderogabilmente dalla legge.

Cosa succede se un ricorso viene presentato dopo la scadenza del termine?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che i giudici non esamineranno il merito delle questioni sollevate e la decisione impugnata diventerà definitiva. Il ricorrente, inoltre, viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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